Pantelleria, affascinante isola nel cuore del Mediterraneo, è una terra di straordinaria bellezza e di ricche tradizioni enogastronomiche, ancora in gran parte inesplorate dai turisti. Famosa per i suoi paesaggi vulcanici e le acque cristalline, questo gioiello del Canale di Sicilia offre un viaggio culinario unico che affonda le radici in una storia millenaria. Del resto c’è solo l’imbarazzo della scelta nel rispondere alla domanda cosa mangiare a Pantelleria! Tra le sue eccellenze, spicca la viticoltura del vitigno Zibibbo, che da secoli contribuisce a modellare il paesaggio e la cultura dell’isola e alla base del celebre passito di Pantelleria. Dieci anni fa, la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello, fondamentale per la viticoltura locale, è stata riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, un onore che sottolinea l’importanza di questa tecnica agricola unica e il suo ruolo cruciale nella conservazione del patrimonio enogastronomico di Pantelleria.
[elementor-template id='142071']Pantelleria, un’isola “di terra”, ecco perché la viticoltura è importante
La viticoltura è una parte fondamentale della storia e della cultura di Pantelleria. La coltivazione della vite, in particolare del vitigno Zibibbo, è vitale per l’economia e la gastronomia dell’isola. Originariamente utilizzata come uva passa e uva da tavola per l’alta borghesia mediterranea, la sua fragilità e gli alti costi di produzione e trasporto rischiavano di far sparire questa antica eccellenza. Questo almeno finché l’uva Zibibbo ha trovato una nuova vita nei vini passiti e bianchi, grazie all’ingegno e alla dedizione dei viticoltori panteschi. “Il vitigno e lo Zibibbo sono importanti per Pantelleria, fanno parte della storia gastronomica del territorio come avviene, per esempio, per il cappero di Pantelleria, ed è grazie alla caparbietà dei produttori panteschi che questa tradizione si è mantenuta e consolidata” – racconta Sonia Anelli, direttrice del Parco Nazionale di Pantelleria.
Il vitigno Zibibbo a Pantelleria e il riconoscimento UNESCO
Lo Zibibbo ha origini antichissime e una storia affascinante. Questo vitigno, portato sull’isola dai Fenici, si distingue per i suoi acini grandi e dolci, con un aroma caratteristico che richiama note di agrumi, fiori bianchi e spezie. Il terroir vulcanico di Pantelleria conferisce al vino caratteristiche uniche, tra cui una mineralità pronunciata e una complessità aromatica che non ha eguali. “Ogni zona dell’isola contribuisce in modo diverso al profilo aromatico del vino, rendendolo unico e inimitabile” – sottolinea Anelli. Fabrizio Basile, viticoltore, imprenditore agricolo e consigliere del Consorzio Volontario di Tutela e Valorizzazione dei vini a DOC dell’Isola di Pantelleria, conferma: “Ciò che fa la differenza è proprio il terroir della nostra isola. Lo Zibibbo si coltiva un po’ in tutto il mondo, ma le sue peculiarità organolettiche e gustative del vino prodotto qui sono legate profondamente alla terra”.
I vigneti di Zibibbo sono sparsi su tutta l’isola, una scelta strategica che permette di raccogliere l’uva in momenti diversi della stagione, riducendo il rischio di perdite dovute a condizioni climatiche avverse. Questa dispersione geografica contribuisce anche alla diversità e alla complessità del vino prodotto. “A Pantelleria, le cantine hanno vigneti sparsi per l’isola. Questo non solo aiuta a salvare il raccolto maturando in periodi diversi, ma contribuisce anche al gusto unico del vino” – afferma Anelli.
La tecnica di coltivazione ad alberello
La tecnica della coltivazione ad alberello, che è uno dei pochi riconoscimenti UNESCO italiani legati al cibo nonché il primo riconoscimento immateriale legato ad una pratica agricola, è un metodo tradizionale che risale a secoli fa. Questa pratica prevede la coltivazione della vite in conche scavate nel terreno, una strategia che protegge le piante dai venti forti e conserva l’umidità del suolo. Inoltre, questo approccio crea un microclima ideale per la vite, riducendo la necessità di irrigazione e migliorando la qualità dell’uva. “La pratica della coltivazione in conca ha delle ragioni specifiche: protegge dalla siccità creando un microclima intorno alla vite e ripara i grappoli dal vento” – spiega la Direttrice del Parco Nazionale.
La potatura è un altro aspetto cruciale della coltivazione ad alberello. Questa tecnica, tramandata di generazione in generazione, è fondamentale per mantenere la salute delle viti e garantire una produzione di alta qualità. I viticoltori panteschi dedicano molta attenzione a questa fase: la potatura viene effettuata a mano per ogni pianta, seguendo tecniche precise che assicurano la crescita ottimale delle viti. “La potatura è essenziale per la qualità dell’uva e del vino. Ogni viticoltore conosce intimamente le sue piante e sa come trattarle per ottenere il meglio” – aggiunge Anelli. Fabrizio Basile descrive più nel dettaglio come funziona questa tecnica: “È una potatura corta ad alberello orizzontale: questo permette che i grappoli si adagino all’interno di un sistema di apparato fogliare, così non soffrono tanto i colpi di sole quanto gli altri agenti atmosferici avversi. Questo apparato fogliare funziona come se fosse un ombrello e fa la differenza”.
Lo Zibibbo e le altre eccellenze di Pantelleria, insieme per scoprire l’isola in maniera sostenibile
Pantelleria è un’isola che offre una ricca tradizione enogastronomica, frutto della combinazione tra le influenze delle diverse culture che l’hanno abitata e le risorse naturali del territorio. Tra i prodotti tipici spicca il cappero, coltivato sui terrazzamenti insieme alla vite, con il suo sapore intenso e aromatico. Altri prodotti locali includono l’origano selvatico e il miele di fichi d’India, ingredienti fondamentali della cucina pantesca. Piatti come il cous cous di pesce e verdure, le insalate di capperi e pomodori secchi e i dolci a base di ricotta e miele sono esempi di una tradizione culinaria che valorizza la qualità delle materie prime. “La nostra cucina riflette la ricchezza della nostra terra. I ristoranti locali stanno riscoprendo le ricette tradizionali e utilizzano sempre più prodotti a km 0, come i capperi e il vino locale” – racconta Anelli.
Il riconoscimento UNESCO ha portato una maggiore visibilità alla viticoltura pantesca, anche se il pieno potenziale di questa visibilità non è stato ancora completamente sfruttato. Negli ultimi anni, l’interesse turistico ha portato a un’attenzione crescente per i prodotti locali, e il Parco Nazionale di Pantelleria sta lavorando per valorizzare ulteriormente questo riconoscimento.
Tra tradizione, turismo e sostenibilità
La relazione tra comunità pantesca, viticoltura e sostenibilità passa attraverso il ruolo chiave del Parco che, come ci spiega la Direttrice, ha tra i suoi obiettivi quello di favorire la creazione di reti tra realtà differenti. Il Parco Nazionale non si occupa solo di tutela del paesaggio in senso stretto, ma promuove pratiche agricole sostenibili e supporta una rete di agricoltori e ristoratori locali, favorendo un’economia circolare che valorizza le tradizioni culinarie dell’isola. “L’isola è molto antropizzata, con paesaggi modellati dai terrazzamenti per la vite, il cappero e l’origano, prendersi cura del paesaggio significa che conoscere e riconoscere come l’uomo è intervenuto” – aggiunge ancora Anelli.
Il percorso di valorizzazione della tradizione enogastronomica pantesca, anche con un occhio al turismo del vino e non soltanto, è avviato in realtà da pochi anni e il decennale del riconoscimento UNESCO, che cade proprio quest’anno, è un’opportunità da cogliere in tal senso. Anelli ci racconta che, per celebrare l’anniversario, è stato organizzato un evento a Parigi, occasione per presentare Pantelleria anche alle altre delegazioni, mentre a settembre ci sarà una settimana di celebrazioni a Pantelleria, con cantine aperte e attività legate alla vendemmia. Questi eventi mirano a promuovere ulteriormente la viticoltura dell’isola e a coinvolgere turisti e operatori del settore, raccontando le storie di chi custodisce questa tradizione di vitigni storici ed eroici.
Guardando al futuro, la speranza è che la viticoltura di Pantelleria continui a crescere e a integrarsi con nuove tecnologie e tendenze del mercato enogastronomico. Il Parco Nazionale e la comunità locale lavorano insieme per garantire la sostenibilità e la valorizzazione di questa preziosa pratica agricola, preservando la ricca tradizione enogastronomica dell’isola per le generazioni future.
Immagine in evidenza di: Nicola Ferrari