Giornale del cibo

I vini che raccontano il Veneto: intervista a Marco Visentin

Paesaggi incantevoli, vigneti sterminati, dimore d’altri tempi e, soprattutto, degustazioni di pregiati vini veneti. Nel nostro tour per le Ville Venete in occasione di “Sorsi d’Autore” abbiamo assaporato questi e altri privilegi, come quello di conoscere Marco Visentin, coordinatore didattico AIS Veneto che, nel corso di una delle serate volute dall’associazione AIDA, ha guidato una coinvolgente degustazione di vini del territorio.

Il “racconto” di Visentin, affascinante come solo quello di un sommelier può essere, ci ha convinti di una cosa: conoscere la storia di un vino equivale a degustarlo due volte. Ed è per questo che abbiamo deciso di ‘braccarlo’ e di farci dire tutto quello che poteva dire in un’intervista, sui vini veneti e sul rapporto che hanno con la loro splendida regione.

 

Marco Visentin

 

A chi che no ghe piase el vin, che Dio ghe toga anca l’aqua’, recita un proverbio veneto. Il legame tra vino e cultura veneta è fortissimo e i veneti, si sa, sono dei formidabili bevitori.  Cos’è che tiene questo territorio così legato al vino? Cos’ha di particolare?

Marco Visentin: “È vero: il proverbio recita proprio così! ma è solo una filastrocca popolare legata alla grande capacità produttiva di questo territorio che da sempre ci regala l’eccellenza del vino in Italia e nel mondo.

Il Veneto ha una conformazione geologica particolarissima unica nel suo genere ed è predisposto naturalmente alla vite. Una fascia collinare, pianure con micro climi, un mix di argilla, sabbia, calcare e ciottoli creano l’habitat ottimale per l’uva. Nel museo di Bolca (VR) c’è un’impronta fossile di una foglia di vite che risale a 50 milioni di anni fa; a dimostrazione del fatto che la storia della vite in Veneto è antichissima.

In questi anni, peraltro, l’interesse per il vino è in continuo aumento e con la richiesta del vino di qualità, è cresciuta anche la ‘sete’ di notizie sul vino.

È per questo che dal 1965 L’AIS Associazione Italia Sommelier, attiva in tutta Italia e in tutte province del veneto i corsi di formazione al vino con migliaia di corsisti.

Nella tappa vicentina di “Sorsi D’autore” a villa Giusti con Carlo Petrini fondatore di Slow Food, emergeva che la popolazione veneta era costituita da grandi lavoratori che, seppur incalliti, avevano la capacità di andare all’essenziale della propria fatica ricercando un senso più profondo al lavoro ed al sudore nei campi. Questa originalità va oggi recuperata”.

 

I vini prodotti in questa regione sono tanti. Può farci una “mappatura” dei vini più importanti e a collegarli ad una zona di produzione?

M.V.: “Sì, il Veneto in effetti è un arcobaleno di sapori, ma sono numeri che ricordo bene: 14 i vini di eccellenza DOCG, 27 le zone DOC, 350 tipologie di vino. Abbiamo 5 macro zone: Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Treviso.
Partendo dalla Vallagarina che scende dal Trentino incontriamo il lago di Garda dal clima mediterraneo. La zona si chiamano Valpolicella, che anche il nome del suo vino più importante, assieme al Bardolino ed al potentissimo Amarone.

Ci tuffiamo nel lago e scendiamo a Peschiera: qui il Lugana ed il bianco di Custoza accompagnano i cibi del Garda.

 

Dall’autostrada usciamo a Soave e ci perdiamo nelle viuzze romantiche del borgo antico, dove la città dona il nome al vino dei papi.

Mi fermo a Vicenza. Due vini di nicchia: le bollicine del Durello Lessini ed un vino conosciuto in tutto il mondo, il torcolato di Breganze con i suoi grappoli che rimangono ‘intorcolati’ su dei fili per appassire lentamente e sprigionare un vino dal dolce sapore di rosolio.

I colli euganei di Padova sono vulcani spenti: qui i vini sorgono su terreni scuri come la lava ed i vini profumano di minerali e pietra focaia. Ma in questa zona, il giovanissimo moscato fiori di arancio, oggi DOCG, si impone e ci propone profumi deliziosi, dal sapore dolce ed inebriante.

Scendiamo poi a Venezia lungo il litorale la forza della la zona Piave si fa sentire con il bianco di Lison ed entrando nella provincia di Treviso troviamo una nicchia: il Raboso Piave che trova l’eccellenza a Tezze nel borgo Malanotte oggi vino DOCG.

 

Finiamo il percorso nelle colline tra Conegliano e Valdobbiadene laddove il prosecco si fa superiore.

I pendii sono scoscesi: estati calde ma non afose, inverni freddi ma non ghiacciati; un micro clima d’eccellenza per un vino di fama mondiale”.

 

Quali sono le principali caratteristiche di questi vini? E perché le loro uve si esprimono così bene proprio in questi territori?

M.V.: “Le caratteristiche sono molte e legate al terreno con un mix di argilla, sabbia, calcare, ciottoli, arenarie e piccoli vulcani. Si passa dalla potenza veronese alla dolcezza vicentina; si arriva poi alla mineralità padovana con il fruttato di Venezia chiudendo poi con la floreale bollicina trevigiana.

 

 

 

Pochi però sanno che il Veneto ha moltissimi vini dolci di eccellenza: a Verona il Recioto di Valpolicella e di Soave, a Vicenza il Torcolato di Breganze col Vin Santo di Gambellara, il Fiori d’Arancio Padovano ed il Friularo Passito di Bagnoli, Refrontolo Passito Trevigiano con il Torchiato di Fregona di Vittorio Veneto (prosecco passito). Sono tutti da provare!

 

Se dovesse mettere sul podio i vini veneti, a quale tipologia assegnerebbe l’oro, a quale l’argento e a quale il bronzo?

M.V.: “In una regione di vini di eccellenza è difficile assegnare un podio. I premi però ci sono! Ogni anno selezioniamo i migliori vini della produzione veneta. Abbiamo 320 degustatori ufficiali al lavoro, assaggiamo in forma anonima più di 3000 vini veneti, compiliamo 10.000 recensioni e punteggi. Tutto questo lavoro si completa con una manifestazione regionale.

Io giudico il vino anche ai fini dell’abbinamento con il cibo per cui: apro un pranzo con delle fini bollicine trevigiane; con piatti di pesce mi oriento su Garda e Venezia; per piatti di carne complessi scelgo tra Verona e il Piave; con i dolci ho l’imbarazzo della scelta con Vicenza, Padova e le altre province”.

 

Qual è invece il “podio” dei vini più apprezzati ed esportati all’estero?

M.V.: “L’esportazione del Conegliano Valdobbiadene sta raggiungendo numeri incredibili. La regione Veneto ha stimato per il 2015 una produzione di 400 milioni di bottiglie di prosecco (DOC e DOCG) per il 2015.

Americani e Australiani amano Verona con Amarone e Soave. I tedeschi invece preferiscono i vini del lago con il Lugana e Custoza. La zona Piave ed il Prosecco si esportata in tutto il mondo. Il Veneto diventa la prima regione per produzione ed esportazione di vini”.

 


 

Quali di questi prodotti abbiamo degustato a “Sorsi d’autore”?

M.V.: “A Sorsi d’autore abbiamo assaggiato un’interessante selezione: siamo andati alla scoperta dei profumi trevigiani e veronesi con Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, il Valpolicella DOC. Interessanti nel pomeriggio le degustazione dei formaggi del Consorzio Asiago DOP.

La cosa più bella è che tutto il pubblico ha potuto assaggiare i vini con una degustazione guidata e ogni vino era realmente espressione del territorio. Al termine abbiamo anche provato ad assaggiare l’ultimo vino in silenzio, senza commenti, senza descrizioni, lasciando sprigionare semplicemente l’emozione del gusto e dei profumi. Abbiamo concluso assieme dicendo: è buono!

 

Parliamo di promozione: quanto sono importanti per il vostro territorio iniziative come “Sorsi d’Autore”?

M.V.: “Tutte le iniziative che creano cultura del bere bene e valorizzano le persone ed il territorio sono una risorsa importante per tutti noi da non perdere. Sorsi d’autore è una di queste opportunità. Il mio pensiero tuttavia va ai ragazzi che escono dalla scuola e non hanno fatto ‘esperienza del gusto’ né ricevono un’educazione all’alimentazione. C’è l’esigenza di trasmettere l’approccio corretto al mondo del vino: l’alcol ed il vino non possono essere ‘usati’, ma possono essere gustati.

A tutti i nostri relatori dico che abbiamo una grande responsabilità: comunicare con passione ciò che amiamo insegnando a tutti che c’è un modo nuovo e corretto di approccio al vino.

Insegnare il rispetto del cibo, il rispetto del vino perché è qualcosa che nel mondo non tutti hanno. E’ necessario recuperare la consapevolezza del cibo e del vino come una cosa preziosa, un regalo, un dono; questa consapevolezza rende tutto più piacevole e gustoso”.

 

L’appassionato racconto di Marco Visentin sui vini veneti rende superfluo qualsiasi commento o conclusione. Ma lascia, come sempre, spazio alla nostra curiosità: quali di questi vini avreste voglia di degustare in questo momento?

 

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