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In viaggio tra i vini più bevuti degli Stati Uniti: California, Oregon e Finger Lakes

Gustavo Frazao/shutterstock.com

 

Gli Stati Uniti sono ormai da anni al primo posto per consumo di vino nella classifica mondiale dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino: ma forse non tutti sanno che sono ormai uno dei principali paesi produttori di questa bevanda, collocandosi al quarto posto a livello globale.

Ma quali sono i vini più bevuti negli USA? Qualità e stili sono moltissimi: la maggiore libertà, nella coltivazione di vitigni internazionali a livello di regolamentazioni,  la grande disponibilità di terreni, la presenza di climi variegati e un senso dell’imprenditoria che ha esportato il “sogno americano”, danno vita a prodotti diversissimi tra loro – bottiglie da tavola prodotte a milioni all’anno e vendute a prezzi competitivi, e rarissime etichette da collezione battute a migliaia di euro nelle aste internazionali.

Andiamo dunque a scoprire le regioni vinicole più importanti degli Stati Uniti, e i vini che si stanno facendo notare nel panorama vitivinicolo mondiale.

Ozgur Coskun/shutterstock.com

La viticoltura negli USA e le AVA

Se in Europa la tradizione della viticoltura è attestata fin da tempi remoti (il primo sito di produzione del vino rinvenuto ad oggi, in Georgia, è databile a più di 9000 anni fa), negli USA la storia è molto più recente.

È vero che esistono viti autoctone antichissime, come le specie Vitis labrusca e Vitis riparia, che crescevano spontaneamente sulla costa est degli Stati Uniti. Già i Vichinghi, primo popolo ad approdare sul continente americano, lo avevano notato, tanto da chiamare questa terra Vinland, “terra della vite”. Le popolazioni indigene però, per quanto ne sappiamo, non acquisirono mai le tecniche di fermentazione dell’uva: la produzione di vino infatti cominciò solo  dopo l’arrivo dei coloni europei che, a partire dal 16esimo secolo, introdussero le pratiche vitivinicole. Dopo alcune sperimentazioni insoddisfacenti, venne importata dall’Europa la Vitis vinifera, la specie che racchiude tutte le varietà coltivate nel nostro continente adatte a produrre vino, e che ben presto cominciò a essere coltivata con successo nelle zone degli odierni New Mexico, Texas e California

Inizialmente furono i missionari spagnoli a interessarsi al vino, con lo scopo di produrne per celebrare la messa, ma ben presto se ne intuì il valore commerciale, e nel 1894 nacque la California Wine Association, che regolamentò il commercio del vino e l’esportazione verso gli Stati vicini. Si affermarono così le principali varietà francesi, come Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Pinot Nero e Sauvignon Blanc, che ancora oggi risultano le più coltivate e apprezzate.

Andriy Blokhin/shutterstock.com

Con il Proibizionismo, ovvero il divieto di produrre, vendere e trasportare alcool introdotto nel 1920, il vino conobbe un periodo di forte crisi. Le vigne vennero espiantate e le cantine costrette a chiudere: delle 800 aziende vitivinicole presenti in California nel 1933, ne rimasero solo 140. La ripresa delle attività produttive fu lenta e faticosa, e i pochi vini prodotti furono perlopiù dolci, leggeri, e di bassa qualità.

Durante tutto il ventesimo secolo sono state poi le università, in particolare la University of California, con le sue ricerche sui vitigni, sulle tecniche di viticoltura e sui climi, ad apportare contributi fondamentali, che influiscono notevolmente sul successo dei vini californiani a partire dagli anni ‘70, rendendoli popolari tra i consumatori, e sempre più apprezzati anche dalla critica internazionale.

È solo negli ultimi 20-30 anni, però, che sono nate le AVA (American Viticultural Area), sigla che identifica i vini di un determinato territorio che presenta caratteristiche morfologiche e climatiche ben precise. A differenza di quanto accade con le nostre DOC, però, le AVA non pongono limiti né sui vitigni ammessi, né sulle tecniche di vinificazione, ma lasciano ai singoli produttori ampia libertà su qualità e stili di vini prodotti.

Il consumo di vino continua ad aumentare di anno in anno, tanto che si è passati da un consumo di circa 125 milioni di litri al termine del proibizionismo, nel ‘34, a oltre 4 miliardi nel 2021, con un trend positivo che vede aumentare soprattutto il consumo di bottiglie di fascia alta (sopra i 50$).

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Le regioni più importanti

Come abbiamo già accennato, la varietà di climi e terreni degli Stati Uniti è impressionante. Non tutte le zone sono adatte a produrre vino, e in effetti la viticoltura si è specializzata solo in alcuni stati, in particolare California, Oregon, e New York.

Scopriamo dunque quali sono i vini più rappresentativi di ognuno di questi Stati e le caratteristiche legate ai territori.

California

È senza dubbio la California lo Stato simbolo della viticoltura americana, con le sue valli dalle immense distese vitate, immortalate anche in celebri film come Sideways – In viaggio con Jack.

I vini californiani, sia bianchi che rossi, hanno fatto scuola nel mondo, definendo uno stile ben preciso: corpo pieno, colore intenso, marcati sentori di legno, grande concentrazione di profumi e aromi, residuo zuccherino da leggero a importante. Questi vini hanno dato origine ad un “gusto americano”, a cui negli anni ‘90 e primi anni ‘2000 si sono adattati anche molti produttori italiani, vista la primaria importanza del mercato americano per l’export. Oggi il gusto sta cambiando anche in USA: nei vini di più alta qualità assistiamo gradualmente a una riduzione di intensità e concentrazione a favore di eleganza e riconoscibilità del vitigno e del territorio, secondo un concetto di “terroir” più tipicamente europeo.

In California sono numerose le AVA, le varietà coltivate e gli stili di vino, grazie a due fattori morfologici e climatici di grande rilevanza: l’Oceano Pacifico, che genera correnti di aria fredda, che vanno ad abbassare la temperatura nelle vallate più esposte, e le catene montuose, che vicino alla costa proteggono i terreni dall’influsso della nebbia, creando così zone molto più calde e soleggiate, e consentendo di coltivare anche ad altitudini più elevate.

Vitigni Sonoma Valley | Rolf_52/shutterstock.com

Nel nord della California si trovano le due valli più famose: Napa e Sonoma. Quest’ultima ha un clima più fresco, tanto che vi si produce anche Pinot Nero, vitigno che notoriamente non ama le alte temperature, per ottenere sia rosso fermo, che spumante Metodo Classico. 

Napa è invece la terra del Cabernet Sauvignon, che viene spesso tagliato con piccole quantità di Merlot, ispirandosi ai vini di Bordeaux: è proprio qui che si producono alcune delle etichette più prestigiose al mondo, come Screaming Eagle Cabernet Sauvignon e Opus One, che raggiungono prezzi rispettivamente di qualche migliaio e qualche centinaio di dollari non appena immesse in commercio.

Questi vini sono corposi e strutturati, di grande intensità aromatica, tannino morbido e avvolgente, e capaci di lunghi invecchiamenti in bottiglia.

Nelle zone più calde dell’interno, come la Central Valley, troviamo una produzione più orientata alla quantità che alla qualità: i vini che ne risultano sono piuttosto semplici, spesso abboccati, dagli aromi di frutta cotta e confettura di amarene. Uno dei vitigni più coltivati qui è lo Zinfandel, che in italia conosciamo meglio come Primitivo, vitigno autoctono pugliese. 

Oltre ad essere vinificato in rosso, è usato anche per la produzione del “White Zinfandel”, che è in realtà un vino rosato molto pallido, dolce, nato da un errore della famosissima cantina Sutter Home e diventato un grande successo commerciale. Si narra infatti che nel 1972 Bob Trinchero, proprietario della cantina, stesse sperimentando la tecnica del salasso, utilizzata comunemente per ottenere vini rosati, quando versò per sbaglio del mosto in una vasca di vino già salassato. Per via degli zuccheri del mosto, la fermentazione si interruppe, dando origine ad un vino molto dolce e poco alcolico. Fu un amico di Trinchero a convincerlo ad imbottigliarlo, intuendone il potenziale commerciale, e a ragione: le vendite aumentano fino al 1987, quando il White Zinfandel di Sutter Home è il vino più venduto degli Stati Uniti!

Oregon

La produzione di vino di qualità in Oregon è piuttosto recente: è infatti solo a partire dagli anni ‘60 che vengono piantati i primi vigneti di Pinot Nero. Nel giro di pochi anni la critica si accorse del potenziale di questa regione, in particolare quando nel ‘79 un’etichetta assaggiata alla cieca in un concorso internazionale arrivò seconda, dopo una delle più prestigiose bottiglie di Borgogna. Da allora, il Pinot Nero è diventato il vitigno principe di questo territorio, e tanti produttori borgognoni hanno acquistato terreni e stabilito cantine nelle zone più vocate, come la Willamette Valley AVA. Il clima freddo grazie all’influsso dell’Oceano Pacifico, parzialmente mitigato dalla protezione delle montagne sulla costa, e le estati secche e con lunghe ore di luce sono i fattori di successo della coltivazione in questa regione.

David Benedict/shutterstock.com

La maggior parte delle cantine, spesso medio-piccole e a conduzione familiare, lavora in regime biologico o biodinamico: basti pensare che più della metà di tutte le aziende biodinamiche statunitensi si trovano in questo stato. Alcune delle cantine più famose oggi sono The Eyrie Vineyards, Erath Vineyards e Domaine Drouhin Oregon.

New York e i Finger Lakes

Difficile associare lo stato di New York alla produzione di vino – tutti abbiamo in mente gli inverni rigidissimi di questa regione! Eppure, proprio al confine con il Canada, un gruppo di laghi stretti e lunghi, chiamati Finger Lakes per via della loro forma, dà vita a un particolarissimo microclima che rende possibile la coltivazione della vite, tanto che oggi questo Stato si colloca al terzo posto negli USA per produzione di vino.

Le varietà più piantate sono il Riesling, che ama il freddo e ben sopporta anche gli inverni più rigidi, e il Cabernet Franc, simile al Cabernet Sauvignon ma più resistente al freddo e capace di maturare in modo ottimale anche a temperature più basse.

Interessante poi è la produzione di Ice Wines, una categoria di vini dolci, a base di Vidal, un ibrido ottenuto dall’incrocio tra Trebbiano e una varietà americana. L’uva viene lasciata sulla pianta fino a inverno inoltrato, e viene raccolta solo quando gli acini sono ghiacciati, in modo da eliminare facilmente l’acqua congelata e concentrare il mosto per esaltare dolcezza e aromi.

 

Abbiamo cercato di dare risalto alle aree più rappresentative della grande diversità di vitigni, stili e tipologie di vino che potete incontrare attraversando gli States. Tuttavia, la tradizione vitivinicola made in USA si arricchisce ogni anno di nuove varietà e nuove zone che si affacciano sul mercato vinicolo globale, conquistando il favore di critica e pubblico.
Speriamo di avervi incuriositi a sperimentare qualcosa di così lontano e diverso: vi aspettiamo nei commenti per raccontarci quale di questi vini vi intriga maggiormente o, se li avete già provati, qual è il vostro preferito!


Immagine in evidenza di: Gustavo Frazao/shutterstock.com

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