Vigiliamo sul benessere del pollo!

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locandina del film galline in fuga

Per la UE i vecchi impianti a batteria per le galline ovaiole sono ormai fuori norma!  Chi riesce, vigili!

di Andrea Lupo

Anche se per la canzone la gallina non è un animale intelligente, è vietato farla soffrire. Questo finalmente nelle intenzioni dell’Unione Europea che, con la direttiva n. 74/1999, in linea con l’impegno per un miglioramento del benessere animale, decreta  il progressivo adeguamento degli impianti in batteria per l’allevamento delle galline ovaiole.
L’adeguamento consiste, in particolare, in un aumento dello spazio disponibile per ciascun animale (almeno 750 cm2) con la presenza di un nido, di una lettiera, di un posatoio e un gratta unghie. Certo la gabbia rimane, ma almeno dotata di maggiori comfort.

pulcini in allevamentoIn Europa oltre il 90% delle uova prodotte (circa 7 milioni di tonnellate) proviene da allevamenti di tipo industriale intensivo. Le ragioni sono economiche: rendere disponibile a tutti il bene uovo a prezzi contenuti (solo in Italia si consumano più di 12,5 miliardi di uova all’anno) e ciò significa aumentare la produttività; ma, forse meno scontato parlando di gabbie, anche igieniche, per assicurare la vendita di prodotti sani, controllati e sicuri.
Per questo la Direttiva Europea aveva l’obiettivo di conciliare le necessità industriali con un trattamento più “umano” degli animali. Ma l’adeguamento alla Direttiva procede a rilento: proprio recentemente l’allarme è stato lanciato a Bruxelles, durante una riunione dei Ministri dell’Agricoltura, dal Commissario Europeo per la Salute, John Dalli, secondo il quale, dal primo gennaio prossimo, oltre 51 milioni di galline in almeno 11 Stati, tra cui anche l’Italia, saranno allevate in gabbie non adatte.

gallina con i pulciniIl problema è serio, come sottolineato dalle Associazioni di categoria degli allevatori, ed è stato affrontato con il decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 3 agosto 2011 “Disposizioni per la presentazione delle istanze di adesione volontaria al programma di adeguamento degli impianti di allevamento delle galline ovaiole alle norme per il benessere animale”, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 25 ottobre 2012. In pratica il decreto prevede un percorso di 36 mesi per la messa in regola delle imprese che vogliono continuare a produrre adeguando le strutture.

“Gli allevatori italiani sono i primi a riconoscere che il benessere degli animali va rispettato e la buona volontà certo non manca – spiega Guido Sassi, presidente di Avitalia (Unione Nazionale Produttori Avi-cunicoli) – Ma l’attuazione della Direttiva comporta un sensibile aggravio dei costi di produzione (circa 20-30 Euro a gallina), specie in un periodo come quello vissuto negli ultimi anni, contraddistinto da margini non esaltanti, e anche per questo una parte degli allevatori oggi è in ritardo sui tempi di adeguamento”.
uova nel cartonePer quanto riguarda la sicurezza dei consumatori, “Le uova prodotte nelle vecchie gabbie – sottolinea Sassi – rispettano i requisiti di qualità e sicurezza alimentare previsti dalla normativa, e sono del tutto equivalenti a quelle prodotte nelle gabbie arricchite”. E in effetti il codice europeo di etichettatura delle uova, contraddistinto dal numero 3, non prevede differenze tra le uova prodotte in gabbie vecchie o in gabbie arricchite. “Ma per una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori – aggiunge ancora Sassi – le associazioni dei produttori sono disponibili a contraddistinguere con un bollino rosso il codice 3 delle uova prodotte nelle vecchie batterie nel periodo di adeguamento”.

gallina nel pollaioTuttavia, insistono alcuni Stati Membri, buona parte dei produttori UE si sono impegnati da subito per migliorare il benessere delle galline negli allevamenti, perciò non avrebbe senso ritardare ulteriormente l’attuazione della direttiva. E la UE ha già annunciato che gli esperti del servizio ispettivo della Commissione, l’Ufficio alimentare e veterinario (Uav), inizieranno a visitare gli Stati membri a decorrere dal gennaio 2012.
Cosa succederà ora, difficile dirlo. Nei prossimi mesi, secondo Sassi, la situazione dovrebbe chiarirsi. Ma nel frattempo, non si può escludere il rischio di maggiori importazioni di uova a basso costo (anche di batteria) dai Paesi extra UE. La partita è ancora aperta.

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