Gennaio è il mese dei buoni propositi, il momento ideale per cominciare qualcosa di nuovo e introdurre qualche cambiamento nello stile di vita. Da qui nasce l’idea, in Gran Bretagna, del “Veganuary” – neologismo frutto della crasi tra vegan, vegano, e January, gennaio – un’iniziativa che permette di avvicinarsi al mondo della cucina vegetale e di sperimentare insieme a migliaia di altre persone.
Inaugurato nel 2014, il Veganuary si è diffuso in altri Paesi europei e coinvolge oggi sempre più persone. A portare in Italia la challenge è stata l’associazione Essere Animali che, dal 2017, cura la versione italiana. Per farci raccontare com’è andata quest’anno e quali sono le caratteristiche di questo percorso abbiamo intervistato Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali.
Veganuary: in migliaia alla scoperta della cucina vegetale
Nel 2021, secondo una ricerca Eurispes, in Italia una persona su dieci sceglie l’alimentazione vegetariana, mentre il 2,4% della popolazione è vegana. Numeri in crescita costante rispetto agli anni precedenti che segnano un progressivo, cauto, ampliamento del numero di uomini e donne (soprattutto queste ultime) che eliminano carne, pesce e in parte anche tutti i derivati.
Le ragioni che portano gli italiani a scegliere l’alimentazione vegetale sono diverse: la tutela degli animali, la ricerca di un’alimentazione più sostenibile – che porta alla crescita anche di altre scelte come quella della dieta flexitariana o climatariana – e la salute. A fronte di una maggiore sensibilità e curiosità al tema, il Veganuary rappresenta un primo step di avvicinamento di sempre maggior successo.
Nel 2022, hanno partecipato quasi 630.000 persone da tutto il mondo, ma significativi sono i dati che riguardano l’Italia che si piazza al quinto posto tra i Paesi con più iscritti. Milano, in particolare, è addirittura la terza città per adesioni dopo Santiago del Cile e Londra. Ogni giorno, i partecipanti hanno ricevuto un’email o dei contenuti con consigli, spunti, ricette e altri strumenti che permettono non soltanto di evitare gli alimenti di origine animale per un mese intero, ma anche di approfondire le alternative e bilanciare i piatti e – perché no – proseguire con questo stile alimentare anche oltre lo scadere di gennaio.
Oggi, dunque, anche nel nostro Paese – che ha una tradizione gastronomica legata ai prodotti derivati dagli animali molto forte e radicata – si parla sempre più di cucina vegetale e di inclusività della scelta vegana. Sebbene a definirsi tali sia ancora una nicchia, il riscontro del Veganuary ci racconta un’altra storia. Quella di un progressivo venir meno delle barriere e di un avvicinamento a un approccio alla cucina che rispecchi valori sempre più importanti per il consumatore e cittadino.
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Voi avete mai partecipato? Sareste curiosi di partecipare alla challenge?