La sensibilità della Commissione Europea sul tema dell’impatto ambientale del consumo di plastica, anche in ambito alimentare, non è una novità: l’obiettivo che si è fissato l’organo esecutivo dell’UE è, infatti, quello di far sì che entro il 2030 tutti gli imballaggi plastici impiegati nei paesi membri siano progettati per essere riciclabili e riutilizzabili.
Le prime conseguenze concrete di questa strategia globale sono già arrivate nei supermercati con l’applicazione della direttiva 720 del 2015, quella che ha reso i sacchetti biodegradabili a pagamento. Ora, invece, l’attenzione dell’Unione Europea sulla plastica passa alle bottiglie che non sono (ancora) oggetto di una revisione della normativa, ma che, secondo la Commissione, dovrebbero essere progressivamente sostituite e abbandonate.
Unione Europea: plastica, stop alle bottiglie
Durante una conferenza stampa, il presidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha, infatti, annunciato che presto verrà rivista la direttiva europea che regola il consumo di acqua potabile. L’intenzione è quella di fissare nuovi standard qualitativi elevati, assicurare maggiore trasparenza a proposito delle informazioni fornite ai cittadini, armonizzare i metodi di valutazione, potenziare le infrastrutture affinché un numero sempre più ampio di cittadini possa avere accesso all’acqua.
Il fine ultimo è quello di ridurre drasticamente il consumo di acqua in bottiglie di plastica, che contribuiscono in maniera significativa alla quota di 25 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotti ogni anno in Europa e che hanno conseguenze drammatiche per l’ambiente, come abbiamo visto analizzando gli ultimi dati a proposito della presenza di rifiuti in mare.
Consumo acqua in bottiglia, le stime dell’UE
Dal momento che ancora non è stata approvata una norma che traduca lo stop alle bottiglie di plastica per l’acqua in un obbligo, la Commissione Europea ha analizzato alcuni dati con l’obiettivo di fornire ai consumatori informazioni sufficienti a fare delle scelte più consapevoli e, contemporaneamente, individuare quali sono le criticità che talvolta frenano il consumo di acqua di rubinetto.
In primo luogo, infatti, i tecnici della Commissione stimano che una possibile riduzione del 17% del consumo globale di acqua in bottiglia, determinato dalle norme che l’UE auspica di promulgare, porterebbe a un risparmio di 600 milioni di euro all’anno per le famiglie europee e a una riduzione consistente dell’inquinamento da plastica. Ciò avrebbe un potenziale impatto, sebbene difficile da quantificare, anche sulla salute degli europei: infatti, secondo una recente ricerca dell’Università di Edimburgo, mangiamo più di 100 microparticelle di plastica a ogni pasto, con conseguenze sull’organismo ancora non completamente indagate .
Consapevole di questi rischi, la Commissione Europea punta ad integrare e rivedere 18 parametri per migliorare gli standard qualitativi dell’acqua in accordo con quanto prevedono le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, disponibili in italiano sul sito del Ministero della Salute. A tal proposito, spiegano da Bruxelles, l’obiettivo è ridurre batteri e virus patogeni, sostanze nocive naturalmente presenti come l’uranio, ma anche quelle che si trovano nell’acqua a causa della contaminazione da parte delle attività industriali o da attività di disinfestazione. La stima della Commissione in tale senso ipotizza una riduzione dei rischi connessi al consumo di acqua potabile compresa tra l’1 e il 4%.
Infine, la proposta di direttiva punta l’attenzione sull’accessibilità dell’acqua: sebbene in Italia ciò non rappresenti un problema, l’11% dei cittadini europei si trova tutt’oggi in condizione di difficoltà di accesso all’acqua potabile, un problema particolarmente sentito, per esempio, in Romania dove, secondo i dati UE, solo il 57% della popolazione vede effettivamente tutelato questo diritto.
L’Italia è leader nel consumo di acqua in bottiglia
Se è vero che in Italia il 99% del territorio è coperto dalla fornitura della rete idrica pubblica, i dati della Commissione Europea evidenziano come gli italiani preferiscano l’acqua in bottiglia che, spesso, è proprio di plastica. Ogni anno, infatti, ognuno di noi beve circa 208 litri di acqua imbottigliata: fanno peggio solamente i messicani che sfiorano i 245 litri annui. Deteniamo anche il record europeo di consumo pro capite d’acqua (incluso l’uso non alimentare): 243 litri al giorno, a fronte di una media europea di 120 litri.
Secondo un’indagine Censis, che ha coinvolto più di 2.000 italiani, sono 49 milioni le persone che bevono acqua in bottiglia: un numero che è cresciuto di ben 8 milioni negli ultimi 20 anni. Inoltre, ben il 79,7% di essi consumano almeno mezzo litro al giorno.
Le ragioni di questa scelta sono varie, ma per il 44,6% degli intervistati l’acqua minerale è preferita a quella di rubinetto perché “è buona e mi piace”. Viene preferita, inoltre, perché fa bene alla salute (30,1%), perché è sicura (27,9%), perché è comoda (25,3%) e per via dei prezzi convenienti (9,8%).
Questa abitudine diffusa, radicata sia tra i giovani che tra gli anziani, potrebbero però costare caro al pianeta. Secondo Timmermans, è fondamentale che il cambiamento sia di tipo culturale: se è vero che fino ad alcuni decenni fa esistevano dei rischi nel consumare l’acqua di rubinetto, questi oggi sono drasticamente ridotti e, anzi, grazie alla promozione di standard qualitativi ancora più rigidi, la Commissione Europea immagina che in futuro sarà ancor più controllata e sicura.
Imballaggi plastici: quali le alternative bio?
Nel frattempo c’è già chi immagina un’alternativa. Se, infatti, l’idea delle posate commestibili è indiana, un gruppo designer londinesi ha lanciato una campagna di crowdfunding che ha raccolto ben 848.850 sterline ha progettato “Ooho!”, una monoporzione di acqua potabile contenuta in una sfera con 1,5 cm di diametro, ricoperta da una pellicola trasparente realizzata con delle alghe. Questo involucro sarebbe completamente commestibile e riciclabile, caratteristiche che fanno sì che questa sfera, prodotta dalla start up Skipping Rocks Lab, sia stata accolta come un’innovazione decisamente all’avanguardia. Al momento viene venduta solo agli eventi organizzati dai promotori, ma chissà che in futuro non sia distribuita anche in Italia e che sia capace di scalzare le bottiglie di plastica dal cuore dei consumatori?