Non so se la ricetta dei rognoni amati da Leopold Bloom, il protagonista dell’Ulisse di Joyce, sia la stessa che ho letto su Il Giornale del Cibo. Bloom era irlandese, la ricetta del GdC è francese: acciughe, burro, una spennellata di brandy. Ma penso che ugualmente aiuti a immaginare la mattinata in cui Leopold Bloom si alza, consuma in cucina la sua colazione, pensa se preparare qualcosa per la moglie e inizia la giornata più famosa della storia della letteratura.
L’Ulisse di Joyce: l’Odissea moderna ventiquattro ore a Dublino
Ecco l’incipit di questo capitolo: “Mr Leopold Bloom mangiava con soddisfazione gli organi interni di bestie e volatili da cortile. Amava la densa zuppa di frattaglie, ventrigli speziati, un cuore arrosto ripieno, fegato a fette impanato e fritto, uova di merluzzo fritte. Più di tutto amava i rognoni di montone ai ferri, che regalavano al suo palato un fine sentore di urina lievemente odorosa. I rognoni gli occupavano la mente mentre si muoveva per la cucina senza far rumore, sistemando sul vassoio ammaccato le cose per la colazione di lei. C’erano luce e aria gelida in cucina invece fuori dalla porta invadeva il tutto un mite mattino estivo. Gli procurava una certa acquolina in bocca.”
Da qui parte il viaggio dell’Ulisse moderno, ventiquattro ore a Dublino e molte eternità dentro lo spazio interiore dei personaggi: Ulisse-Bloom, Telemaco-Dedalus, Penelope-Molly. Protagonisti sono, al pari dei personaggi, le strade della città e i suoi luoghi – la biblioteca nazionale, la spiaggia di Sandymount, la redazione di un quotidiano, l’Ormond Bar, il northside di Dublino, un bordello, il ritrovo del vetturino – dove vengono raccontati un funerale, un dibattito colto, una colazione, una delusione a pranzo, una polemica politica, una rissa, una sbornia, un lungo ricordare…
[elementor-template id='142071']L’Ulisse di Joyce è un libro molto citato ma poco letto. Ha delle parti francamente illeggibili, e capisco come il lettore arretri di fronte a questo impegnativo volume. Per capirci qualcosa bisogna ricorrere continuamente agli apparati critici. Ma è un romanzo meraviglioso, in alcuni capitoli persino “scorrevole” come si dice oggi per invogliare un lettore a comprare un libro – pare che se una lettura non è semplice, se pretende un minimo di impegno, lo spirito dei nostri tempi tenda a scartarla.
A chi può interessare allora un libro come l’Ulisse di Joyce? A chi abbia voglia di una esperienza completa – letteraria, storica, saggistica – che comprenda anche una rilettura dell’Odissea. E per chi un po’ crede, come si legge nell’Ulisse, che “Dio fece il cibo, il diavolo i cuochi.” Consiglio di comprarsi una edizione con un apparato critico importante e qualificato, e di avviarsi con l’aiuto di quello nei mondi di Joyce e Omero. Non ne sarete delusi.