Turismo caseario: la nuova frontiera del viaggio enogastronomico

Tagliere di formaggi
Il turismo caseario cresce: visite ai caseifici, degustazioni e festival valorizzano le eccellenze locali, offrendo esperienze uniche tra gusto e tradizione.

Il turismo enogastronomico è un fenomeno in costante crescita, e tra le sue molteplici sfaccettature sta emergendo con forza la capacità attrattiva del settore caseario. Secondo il primo “Rapporto sul turismo ed il mondo caseario”, presentato da Roberta Garibaldi e realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, più di un turista italiano su tre ha voluto sperimentare, negli ultimi anni, con esperienze legate al formaggio. Visite ai caseifici, degustazioni guidate, eventi tematici e itinerari dedicati stanno diventando parte integrante dell’offerta turistica di molte regioni italiane, contribuendo a valorizzare le eccellenze locali e a generare nuove opportunità economiche per i territori produttori.

Dai cheese bar alle spa a base di latte, dalle storiche malghe alpine ai festival dedicati, il turismo caseario si sta affermando come una forma di viaggio esperienziale che unisce cultura, tradizione e scoperta del gusto. Quali sono le mete più interessanti e le esperienze da provare? E in che modo questo settore può crescere ulteriormente?

Il turismo caseario: una nicchia in crescita

Degustazione di formaggi
Marc Moline BCN/shutterstock

Negli ultimi anni, il turismo caseario si è ritagliato uno spazio sempre più rilevante all’interno del settore enogastronomico, attirando appassionati e curiosi desiderosi di scoprire i segreti della produzione dei formaggi. Secondo il “Rapporto sul turismo ed il mondo caseario” curato da Roberta Garibaldi, il 32,7% dei viaggiatori italiani ha partecipato ad almeno un’experience di turismo enogastronomico con il formaggio protagonista negli ultimi tre anni, con un incremento del 7,3% rispetto al 2021. Questo interesse crescente si inserisce in un panorama più ampio in cui il turismo del cibo non è più solo una tappa del viaggio, ma spesso il suo motore principale. 

Le esperienze legate al turismo caseario sono molte e diverse tra loro, così come sono molte le eccellenze del formaggio presenti nella Penisola da Nord a Sud. Il turista può scegliere tra le visite ai caseifici artigianali, dove i turisti possono osservare da vicino le tecniche di lavorazione, alle degustazioni guidate con abbinamenti studiati, fino a veri e propri itinerari tematici che attraversano territori storicamente vocati alla produzione casearia. Un esempio è quello di Bergamo e delle sue Cheese Valleys, riconosciute dall’UNESCO per il valore della loro tradizione casearia, che con i loro 9 formaggi DOP su 53 nazionali rappresentano un modello virtuoso di valorizzazione del territorio attraverso il formaggio. 

Le esperienze più amate dai cheese lovers

Tagliere di formaggi, accompagnato da birre artigianali
barmalini/shutterstock

Se un tempo il turismo caseario si limitava alle visite nei caseifici, oggi l’offerta si è ampliata e diversificata per rispondere a un pubblico sempre più curioso ed esigente. Tra le esperienze più apprezzate ci sono i laboratori interattivi, dove i visitatori possono imparare a lavorare la cagliata e creare il proprio formaggio, e i corsi di cheese pairing, che insegnano come abbinare i diversi formaggi a vini, birre o distillati. Secondo il “Rapporto sul turismo ed il mondo caseario”, il 55% dei turisti intervistati si dice interessato a queste esperienze, segno di un desiderio crescente di approfondire la conoscenza del prodotto in modo pratico e coinvolgente.

Un altro trend in crescita è quello dei cheese bar, locali specializzati che propongono selezioni di formaggi di alta qualità accompagnati da confetture, miele e calici di vino. Alcuni esempi di successo sono la Formaggioteca Terroir a Firenze e la Latteria Perenzin a San Pietro di Feletto in provincia di Treviso, che hanno trasformato la degustazione in un’esperienza gourmet. Anche la ristorazione si sta adattando a questa tendenza: oggi quasi sei italiani su dieci dichiarano di voler trovare una carta dei formaggi nei ristoranti, segno che l’attenzione per questi prodotti sta crescendo anche fuori dalle aree tradizionalmente vocate. 

Il turismo caseario non si ferma alla tavola, ma si espande anche al benessere approfittando del successo dei trattamenti con il cibo nelle spa: un esempio curioso è quella a tema formaggio realizzata da La Fiorida in Valtellina, che propone trattamenti a base di latte crudo e fieno.

Turismo e filiera: il ruolo strategico delle reti locali

Formaggi vari su tagliere per degustazione
New Africa/shutterstock

Oltre all’interesse crescente da parte dei viaggiatori, il turismo caseario sta emergendo anche come un’opportunità strategica per i territori produttori. La valorizzazione dei formaggi locali non riguarda solo l’aspetto gastronomico, ma si intreccia con la tutela del paesaggio, la salvaguardia delle tradizioni artigianali e lo sviluppo economico delle comunità rurali. Secondo Roberta Garibaldi, una delle chiavi per il successo di questo settore è la capacità di fare rete, mettendo in connessione produttori, ristoratori, istituzioni e operatori turistici per creare esperienze integrate e attrattive. Un esempio virtuoso di questo approccio è The Cheese Valleys, il progetto nato a Bergamo che promuove un turismo esperienziale legato ai 9 formaggi DOP della provincia. Grazie a un sistema integrato di itinerari, eventi e attività didattiche, il territorio orobico si sta affermando come una delle capitali italiane del formaggio, attirando visitatori da tutto il mondo. Un altro caso di successo è quello del Consorzio del Parmigiano Reggiano, che nel 2023 ha registrato oltre 180.000 visitatori nei caseifici aderenti, dimostrando come il legame tra tradizione e turismo possa trasformarsi in un volano economico per le aziende e il territorio.

Modelli come questi mostrano come il turismo caseario possa andare oltre la semplice degustazione, diventando un’esperienza culturale capace di raccontare il territorio e di favorire uno sviluppo sostenibile. Dalle Alpi alla Sicilia, il turismo caseario sta trasformando la passione per il formaggio in un’esperienza di viaggio autentica e coinvolgente. Che si tratti di assaggiare un Bitto stagionato tra le valli lombarde, di scoprire i segreti del Parmigiano Reggiano o di lasciarsi sorprendere da un cheese bar innovativo, le possibilità sono tante e in continua evoluzione.

Ti attrae questo nuovo mondo in espansione? 

 

Immagine in evidenza di: New Africa/shutterstock

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