248 pagine, 13 capitoli, tre anni di trattative: una parte significativa delle discussioni sul futuro del libero scambio commerciale fra Stati Uniti e Unione Europea è ora accessibile a tutti sul sito di Greenpeace Olanda. L’azione shock, preannunciata qualche giorno prima da alcune autorevoli testate (fra cui Süddeutsche Zeitung e Le Monde) e messa in atto da Greenpeace il 2 maggio scorso, ha lo scopo di bloccare le trattative del Ttip, il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti in corso ormai da tre anni fra le due potenze economiche, divise da un oceano di normative e approcci spesso inconciliabili. Con i Ttip leaks, Greenpeace si rivolge alla società civile affinché legga a fondo i documenti pubblicati e partecipi ad un dibattito pubblico informato.
Ttip leaks: le rivelazioni di Greenpeace Olanda
Tre anni di Trattative segrete
Il silenzio attorno ai negoziati aveva da tempo messo in allarme i movimenti ambientalisti: tanta segretezza non può che significare un tentativo in mala fede di tener a bada l’interferenza della società civile fino a cose fatte. Questo il postulato sul quale Greenpeace ha consolidato la campagna Stop Ttip, formulando accuse contro le pressioni che gli USA starebbero esercitando per abbattere i molti ostacoli alla libera circolazione delle merci, ostacoli che su questa sponda dell’Atlantico la Commissione Europea preferisce chiamare tutela dei consumatori, della salute e della sicurezza alimentare.
Stiamo parlando di OGM, di carne proveniente da bestiame trattato con ormoni, di politiche che tendono a limitare lo strapotere delle multinazionali, tutte questioni sulle quali l’Europa ha costruito nel tempo un consolidato impianto normativo che rischia ora di essere cancellato con un colpo di spugna.
“Avevamo ragione noi! – tuona quindi Greenpeace dalla sua homepage – Chi ha cura delle questioni ambientali, del benessere degli animali, dei diritti dei lavoratori o della privacy su internet dovrebbe essere preoccupato per quel che c’è in questi documenti”.
Il Principio di Precauzione: le posizioni inconciliabili di UE e USA
Prima norma a rischio fra tutte è il principio di precauzione, secondo cui un prodotto può essere consentito in Europa solo quando ne sia stata certificata la sicurezza. Negli USA vige invece un sistema più orientato verso la libera iniziativa imprenditoriale, che facilita l’immissione sul mercato di prodotti autorizzandoli fino a che non ci sia prova della loro pericolosità. Due approcci diametralmente opposti e apparentemente inconciliabili di cui ci eravamo già interessati sul Giornale del Cibo.
Omessi i temi relativi a Salute, Risorse Rinnovabili e Clima
Sembra inoltre sia stata omessa dai testi contrattuali qualsiasi indicazione sulle Eccezioni Generali (General Exceptions), una regola stabilita quasi 70 anni fa e compresa negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della WTO (l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, OMC) che impone agli stati di amministrare il commercio seguendo regole di salvaguardia della vita e della salute umana, animale e vegetale, e di conservazione delle risorse naturali esauribili. Né vi è infine alcun riferimento al clima, nonostante gli allarmi lanciati l’anno scorso al summit sul clima di Parigi.
L’Economia UE e USA in mano ad un organismo tecnico sovranazionale?
Un’altra preoccupazione riguarda il rischio che il trattato possa di fatto creare un blocco geopolitico offensivo nei confronti di economie emergenti come Cina, India e Brasile, e che le regole e le priorità del nuovo mercato interno vengano determinate da un organismo tecnico sovranazionale, togliendo di fatto potere in fatto di decisione economica ai singoli governi e, di conseguenza, ai cittadini.
TTIP leaks: la fine del Trattato o solo una tempesta in un bicchier d’acqua?
Secondo i molti movimenti contrari, il Ttip leaks potrebbe aver segnato l’inizio della fine del Trattato. La Commissaria al Commercio Cecilia Malmström, titolare del dossier e uno dei responsabili del negoziato, smorza invece i toni definendo l’invettiva di Greenpeace una «tempesta in un bicchiere d’acqua». I documenti resi noti dall’associazione ecologista rivelerebbero solo le richieste degli Stati Uniti e non il risultato finale dell’accordo. Mancherebbe, in altre parole, in quelle oltre 200 pagine la risposta dell’UE alle istanze americane. Che gli USA stessero cercando di allentare i freni sulle tutele al libero commercio con la UE non sorprende, ciò che conta veramente, dice in sostanza Malmström, saranno le concessioni che la UE vorrà o non vorrà fare all’America.
Un Trattato che interessa quasi un miliardo di persone
Se andrà in porto, il Ttip creerà la più grande area commerciale del pianeta, unendo due economie che insieme rappresentano oltre 800 milioni di persone. Due economie molto diverse fra loro che dovranno in qualche modo trovare un terreno d’intesa comune. Rimane da capire quanti e quali compromessi dovranno o vorranno sostenere entrambe le parti per raggiungere l’accordo.