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Nuovi trend salutistici: come cambia il mercato e perché i superfruit sono sempre più richiesti?

Tatiana Bralnina/shutterstock.com

 

La tendenza alimentare attualmente più in voga è quella dei superfood, cibi ai quali sono attribuite proprietà benefiche, nella maggior parte dei casi di origine vegetale e provenienza esotica. In termini di vendite, come vedremo, questi prodotti rappresentano uno spazio sempre più rilevante, del quale i cosiddetti superfruit costituiscono una branca preminente e in costante sviluppo, nel quadro di un filone commerciale in rapida evoluzione. Ma perché questi frutti sono diventati trendy? Quanto pesa il marketing in questo fenomeno? Considerando i dati resi pubblici dall’Osservatorio Immagino Nielsen (progetto per la misurazione e l’analisi dei dati sui consumi), con questo approfondimento sui nuovi trend dei cibi salutistici cercheremo di saperne di più.

Trend dei cibi salutistici: superfruit in ascesa

Tra le preferenze degli italiani – e non solo – continuano a conquistare attenzione cibi e ingredienti conosciuti per le loro proprietà nutraceutiche, consolidando uno dei fenomeni più importanti nel mercato alimentare degli ultimi anni. Come evidenziano i dati dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 relativi al 2019, nel complesso si tratta di un insieme assai variegato, che nella rilevazione ha considerato 5.877 prodotti (pari all’8,2% dell’intero paniere preso in esame), per un valore che l’anno scorso ha superato 1,4 miliardi di euro, ovvero il 5,5% del totale food. Nel confronto con l’anno 2018, l’espansione di questo mercato, pari al 2%, è stata sostenuta da un ampliamento dell’offerta.

Cibi salutistici
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Quando si parla di materie prime salutistiche presenti all’interno di preparazioni, le etichette permettono di identificare queste merci individuando almeno uno dei 26 ingredienti considerati indicatori di tale classificazione, e distinti in sei gruppi:

  1. superfruit: mandorla, mirtillo, cocco, acqua di cocco e avocado;
  2. supercereali e materie prime da essi derivate: avena, farro, quinoa, kamut, farina di riso, olio di riso, farina di mais e germe di grano;
  3. dolcificanti: zucchero di canna e stevia;
  4. semi: lino, zucca, chia, canapa e sesamo;
  5. spezie: cannella, curcuma e zenzero;
  6. superfood: bacche di goji, spirulina e tè matcha.

Comprensibilmente, si tratta di una distinzione sommaria a beneficio delle rilevazioni statistiche, implementabile con altri cibi ma comunque indicativa delle tendenze di acquisto. Quelli appena citati sono prodotti alimentari che possono appunto essere usati come ingredienti o venduti in quanto tali.

I cibi salutistici più richiesti

In base alle rilevazioni del rapporto Immagino, alcuni prodotti spiccano particolarmente nel quadro delle vendite, con una crescita notevole per l’avocado e altri superfruit come le mandorle, i mirtilli e il cocco, ma anche di spezie come la curcuma e lo zenzero, e di un superfood come il tè matcha. Quest’ultimo, ad esempio, fa registrare la crescita più netta, con un +99,8% in un anno, mentre l’avocado continua a fare breccia sulle tavole degli italiani, con un +92,9% rispetto al 2018. In un nostro articolo, però, abbiamo visto come la grande espansione di mercato di questo frutto abbia dei lati oscuri da non sottovalutare, in termini di danni ambientali, agromafie e sfruttamento del lavoro.

Krasula/shutterstock.com

Anche i semi menzionati precedentemente aumentano il loro bacino di mercato, con un complessivo +28,5%, sostenuto da una crescita del +17,7% dell’offerta e da una componente di domanda altrettanto positiva. Su un giro d’affari superiore a 82,1 milioni di euro, i semi come prodotti valgono 15,2 milioni e sono cresciuti del +2,2% rispetto al 2018. In questo specifico segmento, a farla da padrone sono soprattutto i cibi che annoverano i semi tra i loro ingredienti, ovvero prodotti da forno di vario tipo, quali cracker, pane a lunga conservazione e fette biscottate. I cracker, in particolare, aumentano le ven­dite addirittura del +160% rispetto all’anno precedente, pari a 4,9 milioni di euro in più, ma anche le fette biscottate migliorano decisamente.

Per le spezie prosegue il trend positivo, raggiungendo un valore di vendita di oltre 95,4 milioni di euro, grazie alla grande diffusione della curcuma e dello zenzero in forma di ingredienti in molti prodotti, tra i quali yogurt funzionali (+59,5% rispetto al 2018), infusi (+11,6%), latte fermentato/kefir (+604%), tavolette di cioccolato (+23,1%) e caramelle (+32,9%).

I superfruit nella dieta degli italiani

Come si accennava, sono i superfruit in primis a dare volume al mercato dei prodotti salutistici. Secondo Immagino, sommando le merci che in etichetta presentano avocado, mirtillo, cocco o acqua di cocco, si raggiungono quasi 762 milioni di euro di vendite, con una crescita del +5,3% rispetto al 2018, anche in questo caso grazie a un’offerta in espansione. Tra le merci che li contengono, a crescere sono in particolare i gelati (+23,3%), gli yogurt (+22,1%), gli snack dolci (+18,5%) e la frutta secca sgusciata (+9,7%).

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Alcuni prodotti rallentano la loro corsa

In seguito a un periodo di notevole crescita, i cosiddetti supercereali – con le farine e le materie prime da essi derivati – pur sfiorando i 306 milioni di euro di vendite farebbero registrare una frenata, pari al -4,5% rispetto al 2018, spiegabile con un calo dell’offerta. A calare sarebbero soprattutto le vendite di merendine (-21,8%), panetti croccanti (-12,7%), biscotti tradizionali (-10,7%) e cereali (-6,3%). Mais e avena resistono, mentre rallentano kamut, germe di grano, farro e farina di riso.

Il quadro del 2019 non è positivo anche per i dolcificanti, con la stevia (-8,8%) e lo zucchero di canna (-3,4%) che riducono le loro vendite rispetto al 2018.

A contrarsi è anche il mercato di alcuni superfood: due di questi, nello specifico, sembrano al tramonto rispetto a pochi anni or sono. Le vendite delle bacche di goji, infatti, scendono del 18,6%, e quelle della spirulina del 17%.

Superfruit: come si distinguono e in che modo si evolve il mercato?

Richard M Lee/shutterstock.com

I dati appena presentati sottolineano uno scenario in continua evoluzione, con situazioni commerciali in grado di esplodere o appannarsi sensibilmente nell’arco di poco tempo. Al di là delle rilevazioni statistiche sui consumi e delle loro classificazioni parziali, l’insieme dei superfuit, considerato un sottoinsieme dei superfood, è piuttosto vasto, nonché soggetto a interpretazioni e all’introduzione di nuovi prodotti in grado di cambiare rapidamente il mercato.

Va detto, infatti, che il termine “superfruit” – come già “superfood” – di per sé è privo di basi scientifiche e non ha un riconoscimento ufficiale, pertanto dev’essere inteso per quel che è, ovvero uno strumento di marketing rivelatosi efficace, in quanto facilmente comprensibile e in grado di suscitare interesse. Questa espressione, ormai diffusa anche se potenzialmente fuorviante, qualifica in generale alimenti naturalmente ricchi di particolari nutrienti e ai quali si attribuiscono benefici sulla salute e sul benessere. Al netto di queste considerazioni, ad ogni modo, determinati effetti possono essere reali e misurabili, come abbiamo visto nel nostro approfondimento dedicato alla nutraceutica e agli alimenti funzionali.

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I superfruit non sono farmaci o integratori e non sostituiscono una dieta equilibrata

Essendo il gruppo di prodotti più numeroso ed eterogeneo nell’ambito dei cosiddetti superfood, i superfruit costituiscono l’asse portante di un filone commerciale di grande portata e successo, che continua ad attirare i consumatori inclini a un’alimentazione salutistica. Questo passaggio, però, non deve trarre in errore, perché l’eccessiva propensione verso i cibi ricchi di vitamine, minerali e altri micronutrienti potrebbe indurre ad affidarsi troppo alle loro proprietà, anche sopravvalutandole, a scapito di un’alimentazione completa e varia. I superfruit, quindi, possono essere inseriti nei pasti con equilibrio, ricordandosi sempre che non si tratta di integratori e tantomeno di farmaci. In questo senso, si differenziano anche dagli alimenti arricchiti, nei quali specifici nutrienti vengono aggiunti in modo misurato e prestabilito.

Sul piano più strettamente economico e monetario, infine, bisogna considerare quanto il marketing abbia inciso sull’immagine di questi cibi, facendone lievitare il prezzo. Nel nostro articolo sui flavonoidi, ad esempio, abbiamo constatato che questi preziosi antiossidanti non sono un’esclusiva di quelli che in genere vengono titolati come superfruit, ma possono essere apportati da un’ampia gamma di vegetali. In generale, quindi, al di là della fama dei singoli prodotti e delle loro concentrazioni di sostanze benefiche, è bene valutare i quantitativi complessivi dei nutrienti che si assumono, magari privilegiando le fonti più economiche e sostenibili in grado di fornirli. Per pianificare una dieta sana e bilanciata, come sempre, consigliamo di consultare un nutrizionista, che potrà offrire tutti i consigli del caso.

 

Cosa ne pensate della moda dei superfruit e dei cambiamenti del mercato dei cibi salutistici?

 

Fonti:

Osservatorio Immagino, osservatorioimmagino.it

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