In Italia più di 6 milioni di persone hanno problemi alla tiroide e tra questi più del 15% sono anziani. Il corretto funzionamento di questa ghiandola è fondamentale per regolare lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico, per la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, lipidico, glucidico e osseo. Conclusa la settimana della tiroide 2016 per sensibilizzare giovani e adulti alla prevenzione di patologie tiroidee, abbiamo chiesto al dott. Tommaso Sacco, endocrinologo e responsabile scientifico della Fondazione Cesare Serono di Roma, di chiarire che rapporto c’è tra problemi alla tiroide e alimentazione, se possiamo curarci e prevenire a tavola.
Tiroide e Alimentazione: esiste una dieta ideale?
Per poter indagare se esiste una dieta da seguire per chi ha problemi alla tiroide, è necessario riconoscere la tipicità della disfunzione. “Ci possono essere alterazioni della struttura dell’organo -precisa il dott. Sacco- o infiammazioni che lo coinvolgono alle quali non corrisponde necessariamente una modificazione della sua funzione, vale a dire della secrezione di tiroxina e triiodiotironina.
Ci sono alterazioni alle quali corrispondono danni minimi o non rilevabili con gli strumenti di indagine più impiegati. Può succedere inoltre che un aumento o una diminuzione della funzione dell’organo, cioè un ipertiroidismo o un ipotiroidismo, pur non associandosi a una patologia importante a carico della ghiandola, si manifestino in maniera più evidente di una malattia grave che non ne modifica l’attività”.
Che si tratti di una disfunzione tiroidea in eccesso o in difetto, fondamentale è capirne le cause per trovare delle possibili soluzioni. E qui entra in gioco l’argomento alimentazione. Chi scopre di avere problemi alla tiroide si chiede lecitamente se esistono cibi sì e cibi no per contenere la disfunzione. Ma il cibo può davvero essere una forma di prevenzione?
Carenza di iodio alla radice delle patologie tiroidee
Per il 29% delle persone affette da gozzo nel mondo e il 12% di quelle che ne sono affette in Italia (Rapporto ISTISAN 14/6) la causa della disfunzione è la carenza di iodio. Lo iodio ha una funzione essenziale nell’attività della tiroide, in quanto entra nella composizione degli ormoni che essa produce. “Per questo nel 2005 in Italia è stata approvata una legge che si proponeva di promuovere l’uso del sale arricchito di iodio. Purtroppo, dopo 11 anni, e, nonostante l’impegno dello stesso Istituto Superiore di Sanità, ci sono ancora Regioni nelle quali il problema non è stato correttamente affrontato”. Alla base di una buona prevenzione a tavola, c’è quindi una sana integrazione di iodio.
Ipertiroidismo, diete, vegani e celiaci
In un’ottica di prevenzione, il rapporto tra tiroide e alimentazione non si esaurisce qui, perché nell’era delle diete di ogni tipo e regimi alimentari nascenti, il terrore che il cibo determini disfunzioni e malattie è dietro l‘angolo. Il dott. Sacco chiarisce che “oltre alla carenza di iodio altre relazioni certe tra alimentazione e tiroide ancora non sono state individuate”.
Tuttavia, ci sono evidenze interessanti a proposito dell’ipertiroidismo. “Sono stati segnalati casi di questa disfunzione in persone che seguivano diete che prevedevano anche l’assunzione di prodotti a base di alghe, prescritte per ottenere un calo di peso. Sempre a proposito di ipertiroidismo, uno studio eseguito negli Stati Uniti ha rilevato che vegani, latto-ovo-vegetariani, pesco-vegetariani e semivegetariani avevano un rischio di presentare questa disfunzione più basso delle persone che mangiavano di tutto.
Gli stessi autori, però segnalano una serie di limiti della ricerca. Passando ad altre patologie che interessano la ghiandola, si è osservato che le tiroiditi autoimmuni, come quella di Hashimoto, hanno, nelle persone affette da malattia celiaca, una frequenza superiore a quella osservata nella popolazione generale. Se da una parte si ipotizza che a legare le due patologie possa esserci la tendenza di alcuni soggetti a sviluppare reazioni anomale del sistema immunitario, dall’altra non c’è alcuna evidenza che nello sviluppo delle tiroiditi abbia un ruolo il glutine”.
Dunque, una verità assoluta al momento non c’è, se non che diete drastiche e la carenza di iodio possono influire negativamente. “Consideriamo che il fabbisogno giornaliero di un soggetto adulto è di 150 microgrammi di iodio (superiore per le donne in gravidanza e inferiore per i bambini). Un grammo di sale iodato ne fornisce 30 microgrammi, che si vanno eventualmente ad aggiungere allo iodio che arriva con gli alimenti. Se un adulto assumesse cinque grammi di sale iodato al giorno, soddisferebbe il fabbisogno giornaliero di iodio e ridurrebbe il consumo medio giornaliero di sale, che oggi si stima sia di 10 grammi al giorno”.
Cibi per combattere la carenza di iodio
Oltre al sale iodato, ci sono degli alimenti che possono aumentare l’introito di iodio come il pesce di mare e crostacei, uova, latte e carne in quantità variabili a seconda da come sono stati alimentati gli animali; meno frutta e verdura.
Quando è troppo tardi per prevenire, non ci resta che curare, e per le persone già affette da patologie tiroidee è importante assumere farmaci specificati dall’endocrinologo curante prima di sedersi a tavola, piuttosto che seguire una dieta ideale. Questo vale soprattutto per persone con ipotiroidismo. “Infatti, anche le più recenti Linee Guide per la gestione di questa patologia raccomandano di assumere la levotiroxina, il farmaco più usato in questa indicazione, almeno 1 ora prima della prima colazione: assumendola insieme o a breve distanza di tempo dal pasto si riduce sensibilmente la percentuale di principio attivo che viene assorbito dall’intestino”.
Conoscevate queste Linee Guida per prevenire le patologie della tiroide? Come curate la vostra alimentazione?