di Giuditta Lagonigro.
La nostra Giuditta, Accademica del Maccherone d’Oro, questa settimana ha intervistato per noi Giampiero Rorato giornalista, scrittore, direttore e collaboratore di svariate riviste di enogastronomia.
Giuditta: Sig. Rorato, è stata appurata l’origine del tiramisù?
G.Rorato: Non è possibile individuare una data certa, molte sono le leggende che aleggiano intorno a questo delizioso dolce. Sicuramente lo troviamo a Treviso dopo l’ultima guerra; da quel momento iniziò il successo, fino ai giorni nostri.
G.R. : L’autore pare sia un cuoco che lavorava nello storico ristorante “Alle beccherie”, della famiglia Campeol, a Treviso. Il nostro cuoco pasticciere, durante la sua permanenza in Germania, aveva visto un dolce che poi tentò di ricostruire con gli ingredienti in quel momento a sua disposizione.
Il dolce che preparò, pur essendo molto div
“Tutte le ricette su esposte appartengono ad un repertorio più frequente nella cucina mitteleuropea di Trieste e tuttavia con stretta parentela con quella veneziana che, per lungo tempo, è stata influenzata dagli immigrati asburgici. E’ nato recentemente, poco più di due lustri orsono, un dessert, nella città di Treviso, che fu proposto, per la prima volta, da un certo cuoco pasticciere di nome Loly Linguanotto, che giungeva da recenti esperienze di lavoro in Germania.
Il dolce ed il suo nome Tiramisù, come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà e qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso e provincia, ma anche in tutto il grande Veneto ed oltre, in tutta Italia”.
G.R: Vero. Alcuni sostengono che il Tiramisù sia nato dalle mani di una bravissima cuoca del ristorante “Al Foghèr”, sempre di Treviso, la signora Speranza Bon Garatti che utilizzò gli stessi ingredienti (mascarpone, zucchero, tuorli d’uovo,
G.: Ci racconti qualcosa di più romantico, sulle origini del Tiramisù.
Un oste, proprietario di una locanda fuori le mura della città di Treviso, aveva una bella scorta di panettoni, portati da Milano ma poco graditi ai suoi abituali clienti, persino alle signore che si fermavano nel locale per una dolce pausa. Un giorno l’oste decise di tagliare a fette il panettone, intingerlo nel caffè, farcirlo con una sorta di crema fatta con zabaglione e mascarpone e ricoprirlo con cacao amaro. Una notte, tornando da uno spettacolo tea