di Giuditta Lagonigro.
La nostra Giuditta, Accademica del Maccherone d’Oro, questa settimana ha intervistato per noi Giampiero Rorato giornalista, scrittore, direttore e collaboratore di svariate riviste di enogastronomia.
Apriremo con lui una finestra sulla storia e sulle tradizioni enogastronomiche italiane, a partire da uno dei dolci più famosi al mondo: il Tiramisù.
Giuditta: Sig. Rorato, è stata appurata l’origine del tiramisù?
G.Rorato: Non è possibile individuare una data certa, molte sono le leggende che aleggiano intorno a questo delizioso dolce. Sicuramente lo troviamo a Treviso dopo l’ultima guerra; da quel momento iniziò il successo, fino ai giorni nostri.
G.: Si conosce anche il luogo in cui è stato presentato e, soprattutto, l’autore che lo ha ideato e confezionato?
G.R. : L’autore pare sia un cuoco che lavorava nello storico ristorante “Alle beccherie”, della famiglia Campeol, a Treviso. Il nostro cuoco pasticciere, durante la sua permanenza in Germania, aveva visto un dolce che poi tentò di ricostruire con gli ingredienti in quel momento a sua disposizione.
Il dolce che preparò, pur essendo molto diverso dall’originale, fu molto apprezzato dai clienti e, per la sua alta carica energetica, fu chiamato Tiramisù. Negli anni ’70, il gastronomo veneto Giuseppe Maffioli, acuto conoscitore della cucina regionale, presentando una serie di altre ricette, scrisse un articolo sul Tiramisù, del quale riporto uno stralcio:
“Tutte le ricette su esposte appartengono ad un repertorio più frequente nella cucina mitteleuropea di Trieste e tuttavia con stretta parentela con quella veneziana che, per lungo tempo, è stata influenzata dagli immigrati asburgici. E’ nato recentemente, poco più di due lustri orsono, un dessert, nella città di Treviso, che fu proposto, per la prima volta, da un certo cuoco pasticciere di nome Loly Linguanotto, che giungeva da recenti esperienze di lavoro in Germania.
Il dolce ed il suo nome Tiramisù, come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà e qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso e provincia, ma anche in tutto il grande Veneto ed oltre, in tutta Italia”.
G: Sig. Rorato, questa però non è l’unica versione!
G.R: Vero. Alcuni sostengono che il Tiramisù sia nato dalle mani di una bravissima cuoca del ristorante “Al Foghèr”, sempre di Treviso, la signora Speranza Bon Garatti che utilizzò gli stessi ingredienti (mascarpone, zucchero, tuorli d’uovo, caffè amaro), sostituendo i savoiardi con il pan di Spagna ed il cioccolato grattugiato al posto del cacao amaro. Il dolce fu chiamato Coppa Imperiale al Foghèr ed ancora oggi si trova in molti grandi ristoranti, anche con qualche variante, pur nel rispetto della ricetta originale.
G.: Ci racconti qualcosa di più romantico, sulle origini del Tiramisù.
G.R.: Le numerose leggende che sono state tramandate sul dolce, sono il segno della sua grande fortuna. Ve ne racconto una, abbastanza interessante, ambientata alla fine dell’800.
Un oste, proprietario di una locanda fuori le mura della città di Treviso, aveva una bella scorta di panettoni, portati da Milano ma poco graditi ai suoi abituali clienti, persino alle signore che si fermavano nel locale per una dolce pausa. Un giorno l’oste decise di tagliare a fette il panettone, intingerlo nel caffè, farcirlo con una sorta di crema fatta con zabaglione e mascarpone e ricoprirlo con cacao amaro. Una notte, tornando da uno spettacolo teatrale, passò di lì un signorotto di Castelfranco Veneto. Persona assai stravagante (tempo prima, si era presentato alla scala di Milano con un cuore di radicchio all’occhiello, al posto di un garofano), amava trascorrere molto tempo in compagnia delle signore che si fermavano nell’osteria. Quando assaggiò il “nuovo dolce” si sentì talmente rinvigorito da trascorrere l’intera notte in osteria! Il benestare del signorotto al “dolce che tirava su” decretò il successo della ricetta!