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Proprietà del tamarindo: quali sono e come consumarlo?

 

Il tamarindo è un albero da frutto di origine tropicale che appartiene alla famiglia delle Leguminose: i suoi frutti sono utili sia in ambito alimentare che medico, ed è per questo che abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Evangelisti, biologa nutrizionista, di farci conoscere il tamarindo, le proprietà e come beneficiarne

Anche se è stato inserito tra i Food Trend più interessanti per il 2020, non si tratta certo di una novità, infatti gli Arabi lo conoscono da secoli. La parola stessa deriva dall’arabo Tamata hindi, che significa “dattero”. La pianta è originaria dell’Africa Orientale (principalmente Madagascar), da dove si è diffusa in aree tropicali dell’Asia come India, Thailandia e Indonesia. Oggi ci sono piantagioni in Messico, Belize e altri paesi centroamericani e anche nel Brasile del nord.

Che cos’è il tamarindo?

Kleber Cordeiro/shutterstock.com

Il tamarindo (Tamarindus indica) è una pianta che può raggiungere i 30 metri di altezza e i 7 metri di circonferenza. Le foglie ed i fiori sono simili a quelli dell’acacia e di altre leguminose, ovvero le prime risultano lunghe fino a 15 cm e costituite da numerose foglioline ovali di colore verde chiaro, i secondi si presentano di colore giallo con striature rosse o arancioni, riuniti a grappolo. I frutti, invece, sono baccelli penduli dalla forma leggermente incurvata, di colore marrone e lunghi dai 10 ai 15 centimetri. I semi, da 4 a 12 per ogni baccello, sono trattenuti da piccole radichette inserite in una polpa cremosa color cioccolato, dal sapore leggermente aspro, ma assai gradevole. 

Coltivato primariamente in Africa e America Latina per via delle sue esigenze riguardo alla temperatura e all’acqua, difficilmente il tamarindo riesce a sopportare la coltivazione alle nostre latitudini e arriva, invece, come frutto. Ne esistono diverse tipologie: le più diffuse sono quello dolce, quello australiano, di Manila e quello africano. 

Tamarindo: proprietà e composizione nutrizionale

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Guardando, dunque, a 100 grammi di frutto edibile troviamo:

La dottoressa spiega che la presenza di una notevole quantità di acidi organici (citrico, tartarico e malico), lo rendono un alimento indicato per chi soffre di problemi gastrici e digestivi: “è un ottimo regolatore intestinale, poiché detiene anche proprietà lassative, utili in caso di stitichezza e costipazione. Possiede inoltre proprietà antibatteriche, antifungine e antivirali, grazie alla presenza di sostanze quali lupeolo e tamarindina.” Nelle Filippine, infatti, questo frutto è tradizionalmente usato per contrastare le febbri reumatiche, la malaria e la dissenteria. 

L’ottimo contenuto di vitamine e minerali rende il tamarindo un importante alimento rimineralizzante, tonificante ed energizzante, molto utile quindi in caso di stanchezza, spossatezza o carenza di minerali. “Diversi studi” aggiunge la dottoressa, “hanno poi dimostrato un funzione epatoprotettrice; è di sostegno per lo svuotamento della cistifellea e previene i disturbi biliari.” 

Ipocolesterolemizzante e antidiabetico il tamarindo, che contribuisce a abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, è anche un ottimo antiossidante, in grado quindi di combattere l’azione dei radicali liberi e contrastare l’invecchiamento. L’intervistata ricorda, infine, “la proprietà depurativa, svolta grazie alla presenza di polifenoli e di regolazione della pressione sanguigna – in quest’ultimo caso grazie all’alto contenuto di potassio.” Il fosforo ed il calcio presenti sono di sostengo per la salute di ossa e denti, mentre il ferro è essenziale per una corretta respirazione cellulare e nel metabolismo degli acidi nucleici, oltre che fondamentale per la produzione di emoglobina e, quindi, per il trasporto di ossigeno ai tessuti.

Come utilizzare e preparare il tamarindo

CK Bangkok Photography/shutterstock.com

Di questo frutto viene impiegata la polpa, privata dei semi e delle radichette. Solitamente  si usa per la preparazione di una speciale pasta, confezionata in vasetti, oppure di sciroppi e bevande, ma anche come frutta essiccata. Il tamarindo in pasta e gli sciroppi si conservano a lungo in dispensa e, una volta aperti, anche per 4 o 5 mesi in frigorifero. I baccelli invece possono essere tenuti in frigorifero per 20 giorni circa: la dottoressa specifica che “prima del consumo bisogna assicurarsi che siano integri, pesanti e pieni.” Vanno evitati baccelli leggeri, vuoti o rotti, con la polpa che fuoriesce. La polpa deve essere zuccherina e leggermente aspra; non deve avere odore acre o sapore acido. 

Nella cucina asiatica si fa largo uso del tamarindo anche come spezia, nella preparazione del riso o in piatti come il samba, una zuppa di lenticchie rosse ricca di spezie. Non tutti sanno che è anche uno degli ingredienti principali della salsa worchester e può inoltre essere impiegato per preparare sorbetti e marmellate.

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Quando evitare il consumo del tamarindo

“Data l’importante azione lassativa” sottolinea la nutrizionista “è bene non eccedere con il consumo di tamarindo, naturalmente controindicato in caso di diarrea o feci molli.” L’azione a livello intestinale può anche compromettere l’assorbimento di alcuni farmaci per cui prima di utilizzarlo come lassativo (per lo più sotto forma di sciroppo o marmellata) è sempre opportuno consultare il medico.

Conoscevate il tamarindo?

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