Uno dei temi a me più cari e senza dubbio uno di quelli ad oggi più dibattuti, soprattutto a livello di politiche europee, è quello dello Sviluppo Sostenibile. Alla base di questa nozione c’è un concetto molto preciso: quello di crescita economica compatibile con la salvaguardia dell’ambiente, che migliora la qualità della vita di ognuno di noi in modo duraturo e quindi anche alle generazioni future.
Le origini del problema
A partire dagli anni ’70, l’umanità acquistò consapevolezza del fatto che la generosità di Madre Natura non era infinita. Alcuni studiosi cominciarono a evidenziare la necessità di conciliare crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo che fosse in grado di sostenere nel corso del tempo la riproduzione del capitale mondiale. Che non è composto solo dal capitale economico, ma anche dal capitale umano/sociale e dal capitale naturale.
Nel 1987 la Commissione Indipendente sull’Ambiente e lo Sviluppo ha fornito la seguente definizione di sviluppo sostenibile: L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”.
Come dire, appunto, che le generazioni future hanno gli stessi diritti di quelle attuali.
Le tre dimensioni fondamentali dello sviluppo
Il capitale economico è rappresentato da tutte le cose create dagli individui; per capitale umano/sociale si intendono invece tutti gli individui che formano una società; mentre il capitale naturale è costituito dall’ambiente naturale e dalle risorse naturali del pianeta.
In tale ottica, la sostenibilità è da intendersi non come uno stato o una visione immutabile, ma piuttosto come un processo continuo, che richiama la necessità di coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo: economica, sociale e ambientale.
In sintesi, l’azione umana:
- Dovrebbe garantire una crescita duratura degli indicatori economici, e quindi generare reddito e lavoro.
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Dovrebbe garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e per genere.
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Non dovrebbe danneggiare l’ecosistema e la sua biodiversità ma, al contrario, deve sincronizzarsi con le necessità ambientali.
E’ evidente che alla nozione classica di sviluppo economico, secondo la quale la crescita è valutata principalmente in termini monetari – di PIL, per intenderci – bisogna introdurre anche parametri sociali/umani e naturali.
Gli economisti classici considerano solo il capitale economico e trascurano il capitale umano e il capitale naturale: questo probabilmente perché fino agli ultimi decenni il capitale umano non godeva ancora del benessere di cui gli individui godono oggigiorno e il capitale naturale (foreste, suolo fertile, mari, aria pulita) non era scarso.
Mi chiedo: saprà l’attuale generazione garantire la crescita senza mettere in pericolo la possibilità di crescita delle generazioni future? E quindi: lo sviluppo sostenibile è un concetto utopico o è realmente attuabile?