Negli ultimi anni è cresciuto notevolmente l’interesse per i cosiddetti supercibi, che si distinguono per le loro proprietà salutistiche, delle quali ci siamo occupati in molti nostri articoli, come quello sulla spirulina. Oltre a questi aspetti, la provenienza esotica e l’estraneità rispetto alle consuetudini alimentari nazionali hanno contribuito a sviluppare la curiosità e il favore verso questi cibi, che quasi sempre si caratterizzano anche per il prezzo elevato. Esistono, però, dei superfood italiani, magari più facilmente reperibili e alla portata delle tasche di tutti? Ecco quali sono le alternative valide offerte dalla biodiversità agricola italiana e mediterranea, che ancora una volta potrà stupirci.
Le virtù dei supercibi, fra mito e realtà
L’apprezzamento per i cosiddetti superfood si fonda su particolari profili nutrizionali, che tuttavia il marketing è spesso riuscito a enfatizzare oltremisura, creando un’immagine da elisir di lunga vita, a tutto vantaggio di chi quei prodotti deve venderli. In realtà, nessun alimento ha proprietà miracolose, e solo una dieta sana ed equilibrata può contrastare il rischio di sviluppare determinate patologie. Per di più, il consumo eccessivo di alcuni di questi cibi può essere controproducente per la salute.
Come abbiamo visto in un nostro approfondimento, ad esempio, il cioccolato fa bene nel contrasto alle malattie cardiovascolari se mangiato in dosi ridotte, perché a quantità elevate corrisponde anche un’aumentata ingestione di grassi e zucchero, che favorisce un effetto contrario a quello desiderato.
Il potere di molti supercibi, pertanto, è stato mitizzato ben oltre la realtà e sull’onda delle mode, come ha motivato un articolo su The Guardian, considerando le peculiarità nutritive di alcuni dei cibi più in voga negli anni recenti. Ora prenderemo in esame i superfood più conosciuti, valutando le loro proprietà rispetto ad altri cibi ben più popolari.
[elementor-template id='142071']Quinoa, chia, bacche di goji e di açai
Da tempo la quinoa è un alimento gradito dai consumatori italiani, presente in molte ricette sia calde che fredde. Il vantaggio principale, soprattutto per i celiaci, è l’assenza di glutine, mentre spicca il valore proteico ed è discreto il contenuto di acidi grassi insaturi. Al di là di questo, tuttavia, il profilo nutrizionale complessivo non è particolarmente preferibile rispetto a quello del riso integrale, che contiene quantitativi simili di fibre, antiossidanti e minerali, con un apporto calorico inferiore.
Anche i semi di chia, una pianta originaria dell’America centrale, godono di un’ottima fama, motivata dall’apporto di vitamina A e B6, e soprattutto dall’elevato contenuto di omega 3, acidi grassi utili per la salute del cuore. Non bisogna dimenticare, però, che anche le noci e le mandorle forniscono buone quantità di questi nutrienti, che ad ogni modo non sono ugualmente digeribili rispetto a quelli contenuti nel pesce azzurro. Come tutti i semi, anche quelli di chia sono molto calorici, e pur essendo salutari andrebbero consumati con moderazione.
Le bacche di goji, come altri vegetali, contengono vitamine, minerali e flavonoidi. La diffusione e il lancio commerciale degli ultimi anni, comunque, risulta molto sovradimensionato se confrontato con l’effettivo potere benefico di questi frutti, peraltro scarsamente comprovato a livello scientifico. Lo stesso discorso vale per le bacche di açai, originarie dell’Amazzonia, i cui nutrienti nobili – vitamine A, B, C, E, minerali, fibre, grassi monoinsaturi e antiossidanti – sono facilmente reperibili in molti altri cibi assai meno rari e costosi.
Avocado, cavolo riccio, melagrana e mirtilli
Nella lista dei cosiddetti superfood, l’avocado è certamente tra i più popolari, apprezzato anche in chiave gastronomica, e non solo salutistica. Questo frutto è ricco di vitamina A e di acidi grassi monoinsaturi, utili per proteggere il sistema cardiovascolare ma presenti anche in moltissimo alimenti mediterranei, come la frutta secca e l’olio di oliva. L’avocado, peraltro, è piuttosto calorico – circa 250 kcal per ogni frutto – spesso più di alcune delle sue alternative più a buon mercato. Questa coltivazione, praticata nell’America centro-meridionale, è inoltre molto impattante dal punto di vista ambientale ed energetico.
Il cavolo riccio, diffuso e celebrato soprattutto nel mondo anglosassone per il suo contenuto di ferro, vitamine, fibre e antiossidanti, in realtà non vanta particolari pregi rispetto a molte altre verdure. Ad esempio, le carote contengono più vitamina A, gli spinaci più ferro, potassio e magnesio, e i cavolini di Bruxelles hanno più fibre.
Tra i supercibi più decantati rientrano anche alcuni prodotti che conosciamo benissimo, come la melagrana e i mirtilli, ricchi di antiossidanti e vitamine. In generale, comunque, tutti i vegetali molto colorati, come le carote, i pomodori, l’uva e le clementine, contengono questi nutrienti.
Alghe, barbabietole, curcuma e daikon
Le alghe commestibili, tra le quali la già citata spirulina, campeggiano in svariate ricette asiatiche e sono ricche di vitamina B12 – tipica dei prodotti di origine animale – ma anche di fibre e minerali. Quindi, risultano utili soprattutto nella dieta dei vegetariani e dei vegani, ma per chi invece non rinuncia alla carne, almeno sul piano nutrizionale, non c’è una particolare necessità di inserire questi alimenti nella dieta. Anche gli spinaci, ad ogni modo, presentano un profilo nutrizionale non dissimile dalle alghe, seppur confrontando porzioni diverse.
A elevare le barbabietole al rango di superfood è stato soprattutto il notevole contenuto di nitrati, utili per ridurre la pressione sanguigna, anche se per contrastare questo problema non basterà certo l’assunzione di questo vegetale. In tal senso, la riduzione del peso, una dieta equilibrata e l’attività fisica regolare sono ben più efficaci. I nitrati, peraltro, possono anche avere effetti collaterali negativi sullo stomaco e sull’esofago, per questo in genere è sconsigliato mangiare più di due barbabietole al giorno. Per preservare il contenuto di vitamine, inoltre, è meglio cuocerle al vapore o al microonde.
Recentemente la curcuma, spezia di origine indiana ricca di antiossidanti, ha trovato grande spazio nelle cucine occidentali, nonché negli integratori alimentari. Senza togliere nulla al suo gusto e alla sua versatilità, va detto che il peperoncino ha proprietà simili ed esercita un’azione regolatoria sulla pressione.
Il daikon, radice tipica della cucina giapponese, apporta vitamina C, è poco calorico e ha proprietà digestive, grazie al contenuto di enzimi. Anche i ravanelli, comunque, hanno ottime proprietà nutrizionali e sono molto più facili da trovare in vendita.
I superfood italiani secondo Coldiretti
I cibi che si distinguono per le loro proprietà nutrizionali salutistiche non sono un gruppo così ristretto e formato solo da prodotti esotici e costosi, come in genere si è portati a pensare. Alcuni degli alimenti più blasonati, inoltre, provengono dall’India e dalla Cina, dove il rischio di contaminazione e l’uso di pesticidi è superiore e molto meno controllato rispetto all’Italia.
Durante l’anno passato un italiano su quattro ha acquistato almeno una volta uno di questi alimenti, secondo la Coldiretti, che in occasione dell’incontro Le vacanze tra cibo e cultura con i superfood della nonna ha censito quelli che potrebbero essere i superfood italiani, con una varietà davvero notevole. Sul territorio nazionale operano circa 40.000 aziende agricole, che preservano la biodiversità agricola italiana, con coltivazioni e produzioni talvolta poco conosciute, ma eccellenti sul piano della qualità e del benessere.
Va detto che i supercibi di casa nostra si qualificano anche per il gusto e per il valore gastronomico, come stiamo per vedere nel dettaglio. Ecco allora quali sono, in base alle indicazioni di Coldiretti, questi alimenti d’eccellenza che, senza nulla da invidiare ai trend alimentari internazionali, possono arricchire la dieta con ottime peculiarità nutrizionali.
Cosa troviamo nel Nord Italia?
Il mais corvino della Lombardia, dal colore nero-violaceo e privo di glutine, è ideale per i celiaci, oltre a essere ricco di antiossidanti. La farina, molto versatile, si può usare per fare la polenta, il pane, la pizza e altri prodotti da forno. In Friuli, invece, troviamo la cipolla rossa di Cavasso Nuovo, dal gusto dolce e indicata contro l’ipertensione, e la rosa di Gorizia, una varietà di radicchio rosso dal sapore amarognolo, che contiene ferro, calcio, antiossidanti, acido folico e vitamine.
Originario del Trentino, in particolare della Val di Fassa e della Val di Fiemme, è invece il puzzone di Moena, un formaggio dall’odore penetrante e dal gusto inconfondibile, probabilmente il più saporito fra questi superfood italiani. Ricco di calcio, ha una pasta morbida e una crosta untuosa. La carota bianca piemontese, invece, può esercitare un’azione depurante e protettiva per il fegato, regolando la produzione di bile, mentre la motzetta della Val d’Aosta – una carne essiccata in strisce, che può essere di bovino, camoscio, cervo o cinghiale – è ricca di proteine nobili e al palato risulta tenera e gustosa, perfetta come antipasto se accompagnata al pane di segale tipico della regione.
In Liguria possiamo trovare il chinotto, un altro dei superfood italiani. Con questo agrume, ricco di vitamina C e dal potere digestivo, si possono realizzare anche marmellate, elisir, liquori e canditi. Simile a una piccola arancia, si distingue per il suo profumo e per l’aroma particolare. Dalla Romagna arriva invece il carciofo moretto di Brisighella, al quale annualmente viene dedicata una sagra nella cittadina in provincia di Ravenna. Questo vegetale contiene ferro, ha proprietà lassative e può essere mangiato crudo o leggermente lessato, ma è adatto anche per preparare amari e decotti.
Nell’Italia centrale, invece…
Il Centro Italia ospita altre eccellenze, come le visciole delle Marche, una varietà selvatiche di ciliegia che può essere seccata e con la quale si produce un particolare vino. La roveja di Civita di Cascia, invece, è un antico legume simile al pisello, coltivato in Umbria sui Monti Sibillini, ricco di carboidrati, proteine, fosforo e potassio, e povero di grassi.
Nel Lazio si producono i fagioli del Purgatorio, piccoli, bianchi e dalla buccia sottile, con un gusto delicato, ideali per le zuppe e le preparazioni in umido, caratterizzati da un ottimo profilo nutrizionale. La patata turchesa dell’Abruzzo è ricca di antiossidanti, presenti soprattutto nella buccia di colore viola, mentre la polpa bianca risulta idonea a diversi tipi di cottura.
I superfood italiani del Sud e delle isole
Da alcuni anni in Molise è stata riscoperta la tintilia, un vitigno autoctono a bacca rossa, dal quale si ricavano vini rossi e rosati di buona struttura e trama aromatica. La Puglia si fa notare per le carote di Polignano, un altro dei superfood italiani secondo Coldiretti, che possono essere gialle, arancioni o viola, e contengono buone dosi di preziosi antiossidanti. Il barattiere pugliese, invece, è un vegetale a metà tra un melone e un cetriolo, ricco di potassio e povero di zuccheri e sodio, che si consuma in insalata quando la maturazione non è completa.
Dalla Campania proviene il pomodoro del piennolo, una varietà antica dalla forma ovale, che se accuratamente intrecciato e lasciato all’aria aperta può resistere per un anno mantenendo le sue caratteristiche organolettiche. La melanzana rossa della Basilicata, esteticamente simile a un pomodoro, con un profumo fruttato e un gusto piccante leggermente amarognolo, fornisce antiossidanti ed è utile nel contrasto delle patologie cardiovascolari. Al peperoncino di Diamante, in Calabria, vengono attribuite proprietà afrodisiache, celebrate annualmente in un festival locale.
La pompia sarda, che abbiamo citato anche nel nostro approfondimento sugli agrumi dimenticati, è simile al cedro e si riconosce per la scorza ruvida e spessa. Questo frutto, tipico soprattutto nei dintorni di Siniscola, è molto acidulo e viene impiegato per produrre liquori e dolci, ma anche per realizzare oli essenziali per il benessere dell’intestino e contro i sintomi da raffreddamento. In Sicilia, infine, possiamo trovare la fava di Leonforte, ricca di proteine e minerali, un legume che cuoce facilmente, senza necessità di ammollo.
Meglio la “superdieta”
Dopo aver presentato e confrontato una vasta gamma di superfood, italiani e non, possiamo concludere con alcune semplici considerazioni. In linea di massima, è sbagliato pensare che il consumo determinati cibi, ai quali si attribuiscono particolari proprietà, sia sufficiente per ottimizzare la propria alimentazione e il benessere fisico. È vero che alcuni alimenti si distinguono per particolari profili nutrizionali, ma è il loro consumo nell’ambito di una dieta equilibrata, varia e sana che li rende utili ai fini della salute. Più che di supercibo, pertanto, sarebbe corretto parlare di “superdieta”, mediterranea, ricca di vegetali e accompagnata da attività fisica.
La proposta dei superfood italiani, quindi, va letta anche nell’ottica di una riscoperta della biodiversità e di una spesa consapevole, utile sia alla salute sia alla salvaguardia delle piccole produzioni locali di qualità.
Avete mai provato alcuni di questi supercibi italiani?
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Fonti:
Coldiretti
Compare The Market
The Guardian
USDA – Food Composition Database