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Dieta per fegato grasso: i consigli della nutrizionista

Il fegato grasso o steatosi epatica è una condizione caratterizzata, come suggerisce il nome, dalla presenza di grasso all’interno del fegato. Le cause di ciò possono essere diverse, come per esempio alcune patologie quali diabete, sindrome metabolica, anemia, ma anche un’alimentazione scorretta che, con il tempo, può determinare l’insorgenza di questa condizione. Ma vediamo meglio cosa c’è da sapere e qual è la dieta indicata per steatosi epatica, con i consigli della dott.ssa Francesca Evangelisti – biologa nutrizionista.

Grasso addominale: sottocutaneo o viscerale?

grasso addominale

Le persone più a rischio sono certamente coloro che presentano un eccesso di grasso addominale di tipo viscerale. L’intervistata chiarisce subito questo aspetto, spiegandoci che “il grasso addominale può essere di due tipi, sottocutaneo o viscerale. Il primo, forse antiestetico, ma non pericoloso per la salute, è grasso che si è andato a localizzare a livello periferico, nello strato che si trova direttamente al di sotto della pelle e che, visivamente, crea i tipici “rotolini” che si riescono a prendere con le mani. Nel secondo caso, invece, si tratta di grasso che occupa una posizione interna e profonda nella cavità addominale, andandosi a localizzare attorno a pancreas e fegato”.

Questo tipo di grasso è riconoscibile poiché determina la presenza di una pancia gonfia e molto dura, che non si riesce a prendere con le mani. Il grasso viscerale, col tempo, raggiunge l’interno degli organi, in particolare il fegato, determinando la steatosi epatica. La nutrizionista spiega che “una certa concentrazione di grasso all’interno del fegato è fisiologica, ma quando questa supera il 10-15% allora diventa patologica e si parla pertanto di fegato grasso”, condizione che aumenta significativamente il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Fegato grasso: quando possiamo considerarla una condizione grave?

Esistono diversi stadi di steatosi. La fase iniziale, assolutamente asintomatica, non comporta particolari rischi per la salute, ma, se trascurata, può evolvere in stadi avanzati che sono quelli legati ai rischi cardiovascolare e metabolico. “La fase successiva alla steatosi – specifica la dottoressa – è la steatoepatite non alcolica, caratterizzata, oltre all’accumulo di grasso, da processi infiammatori che possono portare a cicatrizzazione e necrosi dei tessuti e, nei casi più gravi, ad un danno permanente con insufficienza epatica (cirrosi) e, quindi, compromissione in parte o del tutto della funzionalità dell’organo”. In questo stadio si possono manifestare sintomi ben evidenti, quali fastidio e/o dolore nella parte destra dell’addome, stanchezza, debolezza, dimagrimento, ma anche ittero, prurito e gonfiore di gambe e caviglie in caso di cirrosi epatica.

L’importanza della diagnosi precoce

La diagnosi precoce è dunque di fondamentale importanza, in modo tale da evitare la progressione della malattia e da prevenire complicanze temibili. “Dato che inizialmente non si manifestano sintomi, può essere molto utile fare una ecografia addominale di controllo, soprattutto nei casi in cui non si segua un’alimentazione sana o comunque in caso di presenza di malattie metaboliche, come il diabete”. Anche le analisi del sangue possono essere d’aiuto nel capire se si sta instaurando una condizione di fegato grasso, con incrementi, anche lievi, delle transaminasi, associati o meno ad elevati valori di trigliceridi, tutti importanti segnali da tenere in considerazione, soprattutto se sono presenti in contemporanea ad affaticamento, debolezza e dimagrimento.

Steatosi epatica: dieta e consigli utili

La nutrizionista ci spiega che non esiste una vera e propria terapia: “attualmente esistono alcuni approcci, basati sull’utilizzo di antiossidanti (per lo più vitamina E), ma sono del tutto sperimentali, per cui la cosa più importante è migliorare il proprio stile di vita, dimagrendo assolutamente se si è obesi o in sovrappeso, praticando attività fisica e seguendo un’alimentazione sana e bilanciata”. L’insieme di questi fattori può arrestare la progressione della malattia e migliorare lo stato di salute del paziente. La dietoterapia acquisisce in tal senso una importanza elevata.

“Il primo consiglio alimentare nella dieta per fegato grasso è quello di consumare pasti leggeri, più volte al giorno, contenenti tutti i nutrienti nelle giuste quantità e proporzioni”. Queste regole che valgono per tutte le persone, sono fondamentali nel  paziente con steatosi epatica, al fine di sostenere l’intero processo digestivo ed evitare di sovraccaricare il fegato. Ecco quindi che “ai tre pasti principali, quindi colazione, pranzo e cena, che devono essere leggeri e bilanciati, vanno sempre affiancati uno spuntino a metà mattina e due merende il pomeriggio”.

Grassi

Per quanto riguarda l’alimentazione, la steatosi epatica prevede una dieta con un basso introito di grassi, specialmente quelli saturi e idrogenati: “è assolutamente necessario evitare cibi grassi, soprattutto quelli di origine animale, non solo carni grassi, insaccati e salumi, ma andrebbero utilizzati con moderazione anche burro e latticini”. Occorre, quindi, preferire i grassi vegetali, da utilizzare comunque con prudenza (magri e non più di due volte alla settimana). “Dato che il fegato è la principale sede di sintesi endogena di colesterolo è importante anche prestare attenzione a tutti quegli alimenti che lo contengono, al fine di non assumerne troppo con l’alimentazione”.

Carne, pesce e legumi

Per quanto riguarda la carne, la nutrizionista consiglia di scegliere quella più magra, quindi carne bianca, mentre tra il pesce meglio optare per quello azzurro e per il salmone per il contenuto di omega 3. “Per quanto riguarda le proteine vegetali, in caso di steatosi epatica vanno bene i legumi, sia freschi che secchi.

Zuccheri

“Oltre ai grassi vanno limitati anche gli zuccheri semplici in quanto un eccessivo apporto zuccherino determina uno squilibrio pancreatico che si ripercuote poi anche sul fegato”, spiega l’intervistata. Per cui, nella dieta per fegato grasso meglio limitare al massimo dolci, marmellata, miele, frutta sciroppata, zucchero bianco e bibite zuccherine, quali tè freddo, succhi di frutta, cola e acqua tonica.

Alcool

L’alcool non è la causa della malattia, ma certamente ne peggiora lo stato e la sintomatologia, nel caso questa sia già evidente (stadi più avanzati), per cui va evitato”. In caso di fegato grasso è anche buona norma limitare l’utilizzo del sale, prestando attenzione anche a quello che viene aggiunto in abbondanza, come negli alimenti in scatola, imparando a leggere le etichette dei prodotti alimentari”.

Frutta e verdura

Nella dieta per fegato grasso non devono mai mancare i vegetali. “La verdura è un alimento che può e deve essere consumato in quantità, sia cruda che cotta, in quanto in grado di fornire il giusto apporto di proteine, sali minerali ed antiossidanti, di sostegno alla funzionalità epatica”. Alcuni ortaggi hanno una vera e propria azione tonica e detossicante sul fegato, per cui è bene mangiarne in quantità:

Altri alimenti ad effetti epatoprotettivi sono i piselli ed il tè verde, contenenti sostanze quali zeaxantina e luteina ad azione protettiva delle cellule, in particolare degli epatociti.

Via libera anche alla frutta, senza però esagerare, in quanto apporta sempre e comunque zuccheri. Può essere utilizzata tranquillamente due volte al giorno, quindi ideale come spuntino di metà mattina o merenda del pomeriggio. Per l’apporto di zuccheri, comunque, “è buona norma limitare il consumo dei frutti più zuccherini, quali fichi, cachi, uva, banane. Per lo stesso motivo è bene non eccedere con la frutta secca ed essiccata”.

Cereali e caffè

la dietoterapia prevede i carboidrati complessi, a basso indice glicemico, quali pasta, pane e riso, da preferire nelle versioni integrali, ma anche avena, orzo e farro. Per quanto riguarda il caffè, alcuni studi hanno messo in evidenza, non solo gli effetti positivi della caffeina sul cervello, ma anche come esso svolga un’azione protettiva sul fegato, limitando i danni della steatosi epatica: “è comunque bene non esagerare con il consumo di questa bevanda limitandosi a due, massimo tre, tazzine al giorno”, consiglia la nutrizionista.

Funghi e molluschi

Particolare attenzione in caso di fegato grasso va prestata ai funghi, di cui sarebbe meglio non fare uso. Infatti, come ci spiega l’intervistata: “il fungo, anche quello commestibile, contiene sempre delle sostanze tossiche che affaticano la digestione ed il fegato, anche dopo la cottura”. Per gli stessi motivi, in caso di steatosi epatica la dieta dovrebbe escludere anche i molluschi, soprattutto i mitili, dato che possono filtrare acqua inquinata ed accumulare, quindi, un certo quantitativo di tossine. “Ovviamente – specifica la nutrizionista – se il prodotto è trattato in maniera corretta dopo la pesca, non esistono problemi, ma dato che a monte non possiamo essere certi di questo, è meglio evitare”.

In conclusione, la dott.ssa Evangelisti, ricordando di seguire un’alimentazione sana e bilanciata, specifica che “è sempre bene rivolgersi ad un professionista, in grado di elaborare un piano nutrizionale personalizzato e specifico che tenga conto del grado di steatosi epatica e dello stato di salute generale del paziente”.

Se soffrite di steatosi epatica e volete evitare i grassi, potreste leggere anche i consigli sulla miglior frutta e verdura per abbassare il colesterolo.

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