Lo spreco alimentare in Italia continua a essere un’emergenza di cui, però, i cittadini sono sempre più consapevoli, seppur poco consci delle buone pratiche da seguire. Questo è il quadro che emerge dalle indagini più recenti sull’argomento, condotte nella prima metà del 2019 e rese pubbliche dall’Osservatorio waste watcher di Last Minute/SWG.
Proprio nell’anno in cui la consapevolezza della fragilità del pianeta è diventata un fenomeno globale – anche grazie al movimento Fridays For Future e alla giovane leader svedese Greta Thunberg – gli italiani stanno iniziando a prendere coscienza di quanto cibo viene gettato nella spazzatura ogni settimana. Si tratta, infatti, di un’abitudine diffusa che coinvolge ben sette italiani su dieci e le stime valutano che lo spreco alimentare, nel nostro Paese, valga ben 15 miliardi di euro, pari all’1% del PIL.
Spreco alimentare in Italia: i numeri del fenomeno
Ogni settimana, in Italia ciascun cittadino spreca ben 700 grammi di cibo. Una quota molto elevata, se moltiplicata per l’intera popolazione. La tendenza a sprecare gli alimenti, infatti, non appartiene a una minoranza: ben sette italiani su dieci, secondo quanto emerge dai dati SWG, ammettono di buttare via alcuni cibi. Il danno non è soltanto di tipo ambientale e sociale, ma anche economico.
È l’Università di Bologna in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, grazie al progetto Reduce, a calcolare l’impatto economico di quanto viene sprecato. Complessivamente il valore è di circa 15 miliardi di euro, di cui 12 legati allo spreco domestico e 3 a quello che avviene nelle varie fasi della filiera di produzione, distribuzione inclusa. I ricercatori hanno fatto anche i conti in tasca ai cittadini, arrivando a stimare come uno spreco alimentare pro capite di 700 grammi alla settimana corrisponde ad un valore di 3,76 euro ogni sette giorni che, annualmente, raggiungono la cifra di 196 euro.
Perché gli italiani sprecano il cibo?
Secondo i dati dell’Osservatorio waste watcher, ci sono diverse ragioni che portano gli italiani a buttare parte di quanto acquistato al supermercato. In più della metà dei casi (63%) ciò accade perché l’alimento è scaduto oppure ammuffito (51%). Altre ragioni per cui viene sprecato il cibo sono legate, invece, alla tendenza a esagerare e calcolare male le porzioni: nel 58% dei casi è stato acquistato troppo cibo, mentre nel 43% è stato cucinato in eccesso.
Gli italiani, dunque, buttano con frequenza anche piccole quantità di alimenti, ma solo con ritardo sta crescendo la consapevolezza dell’effettivo impatto di queste abitudini nel complesso. Un intervistato su tre ha infatti dichiarato di non avere le idee chiare su come prevenire gli sprechi; inoltre, iniziative virtuose come la Disco Soupe fiorentina, di cui abbiamo parlato qualche mese, fa rimangono ancora poco note.
Lo spreco alimentare è percepito come un problema, dunque, ma prevale l’idea che siano gli altri a doversene occupare, a partire dalle scuole che, secondo sei italiani su dieci, hanno il compito di educare e sensibilizzare a una cultura più sostenibile anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale dell’alimentazione. Viene apprezzato quanto programmi televisivi o famosi chef si impegnano in questo senso, ma quando si entra in casa prevalgono dubbi o ancora cattive abitudini.
Organizzazione e tecnologia per ridurre gli sprechi
L’Osservatorio waste watcher stesso ha chiesto agli intervistati quali potrebbero essere, a loro avviso, delle strategie da mettere in pratica per ridurre questa quantità di spreco alimentare e le risposte sono state le seguenti:
- preparare una lista della spesa prima di andare al supermercato;
- congelare i cibi che non si mangeranno a breve;
- prestare più attenzione a non cucinare più del necessario;
- riutilizzare avanzi e scarti dei pasti;
- tenere sotto controllo le scadenze, sistemando in maniera più efficace gli alimenti in frigo e nella dispensa.
Una maggiore organizzazione, dunque, può fare la differenza, ma anche la tecnologia viene in soccorso di chi desidera ridurre gli sprechi. Esistono infatti diverse app per smartphone che si pongono proprio questo obiettivo, alcune di queste attive anche in Italia. Una delle più note è Too Good To Go: lanciata a Milano nella primavera del 2019, è oggi disponibile anche a Torino, Genova, Bologna, Verona, Roma e si sta espandendo in maniera capillare in tutta la penisola. Il meccanismo è semplice: l’utente che si registra sull’app, seleziona il ristorante o l’esercizio commerciale e acquista la “Magic Box”. Al suo interno, troverà l’invenduto del giorno a sorpresa, proposto ad un prezzo circa tre volte inferiore a quello proposto originariamente. Secondo i promotori, le Magic Box acquistate fino ad ora sono quasi 23 milioni e hanno permesso un risparmio di 56.789 tonnellate di anidride carbonica. Ciò accade perché, secondo i calcoli di Too Good To Go sulla base dei dati EPA United States Environmental Protection Agency, ogni Magix Box acquistata risparmia il pianeta dall’emissione di 2,5 kg di CO2.
Una risposta al problema degli errori di calcolo sia durante la spesa che al momento di mettersi ai fornelli è fornita, invece, da Quomi, giovane start up fondata da una coppia di trentenni milanesi Daniele Bruttini e Andrea Bruno. Anche in questo caso il meccanismo è semplice: l’utente che si registra sulla piattaforma, può scegliere una o più ricette che desidera preparare, seleziona per quante persone e riceve direttamente a domicilio il kit per preparare il piatto con le dosi corrette. Il successo di Quomi è determinato proprio dalla praticità di utilizzo, perfetta contro gli sprechi, ma anche dalla selezione di materie prime di ottime qualità che assicurano una buona riuscita delle ricette proposte.
Quali sono le vostre strategie contro gli sprechi alimentari? Raccontatecele nei commenti!