Spesa alimentare in quarantena: la rivincita dei negozi di quartiere e dei prodotti locali

spesa quarantena

 

L’emergenza ha modificato le attività quotidiane, il lavoro, gli affetti. Sono cambiati gli aperitivi e il modo di vivere la socialità, ma anche quello di fare la spesa. Ci siamo abituati, o quasi, a fare la fila distanziati, a utilizzare i guanti e le mascherine e, nel frattempo, abbiamo iniziato anche a modificare quello che mettiamo nel carrello

In maniera molto più veloce delle previsioni, gli italiani hanno optato per la consegna della spesa a domicilio, scegliendo sia i servizi della GDO sia quelli dei piccoli produttori locali che si sono attrezzati per l’occasione. Al calo, poi, dei pranzi e delle cene fuori casa, si ha risposto con una corsa in cucina e, in particolare, alla preparazione di pane, pizza e pasta. Ma, anche in casa, gli italiani non rinunciano alla salute e ad ingredienti genuini. Scopriamo, quindi, come il Coronavirus ha modificato anche la nostra spesa.

La spesa al tempo del Covid-19

spesa coronavirus
eldar nurkovic/shutterstock.com

Per il secondo mese dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, è l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare a tenere traccia dei cambiamenti nel settore agroalimentare, dai produttori fino ai consumatori. Già nel primo periodo analizzato, era emerso un complessivo aumento degli acquisti concentrato nella Grande Distribuzione Organizzata. Secondo Ismea, infatti, sono stati spesi 750 milioni di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2019, con una crescita concentrata in supermercati (+23%) e discount (+20%). Si tratta di un boom che supera le cifre medie della settimana di Natale.

Il trend è confermato anche nel mese di aprile. Si legge nel secondo rapporto Ismea che “le vendite al dettaglio di prodotti alimentari confezionati hanno, infatti, avuto un incremento ancora a doppia cifra rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+18%) e, nel complesso, sono cresciute anche rispetto al primo mese di emergenza di un ulteriore 3%.” È passata, dunque, quella prima ondata di panico e fobia di esaurimento delle scorte che ha portato, all’inizio dell’emergenza, a un vero e proprio assalto ai supermercati.

Colpisce come, nel mese di aprile, siamo aumentati del 40% su base annua e del 23% rispetto a marzo gli acquisti fatti nei piccoli punti vendita. I negozi al dettaglio di alimentari, ma anche le piccole aziende sui territori hanno reagito all’emergenza stimolando i consumatori a scegliere produttori locali e, in questo modo, a sostenerne l’attività. 

Ismea sottolinea, infine, come sia cambiato anche quello che posizioniamo nei carrelli. Se le previsioni sui trend per la spesa nel 2020 parlavano primariamente di scelte green e alimenti “nuovi”, l’emergenza ha riportato in primo piano tutti gli ingredienti necessari per le preparazioni “base” in casa. Nel mese di aprile, infatti, gli italiani hanno comprato soprattutto ingredienti per ricette come uova, farina, olio, mozzarella, burro, zucchero. Al contrario, cala l’interesse per surgelati, scatolame, latte UHT, pasta e passate di pomodoro, che avevano invece dominato il carrello nella prima fase della quarantena. 

La “scoperta” della spesa a domicilio

Un discorso a sé è quello del delivery. La spesa a domicilio, prima dell’emergenza, incuriosiva molto gli italiani, soprattutto i più giovani che secondo le rilevazioni Coop/Nomisma avevano in programma di sperimentare questa opzione nel 2020. Il Coronavirus ha, di fatto, accelerato questo trend che era già in atto.

Ismea sottolinea, nel mese di aprile, “il notevole incremento delle consegne a domicilio (+160%) con un limite di crescita che è stato imposto non dalla effettiva domanda, ben più alta, ma dalla capacità di soddisfarla.” Alcune catene distributive hanno spostato online fino al 20% del fatturato settimanale e, contemporaneamente, molti piccoli esercizi commerciali di prossimità si sono organizzati per rispondere a una domanda sempre crescente.

Ciò ha portato, come sottolinea ancora Ismea, a un duplice beneficio: le realtà più piccole così hanno potuto, da un lato, continuare a lavorare e, dall’altro, incrementare il giro d’affari. Non è detto, inoltre, che questi esperimenti del periodo della quarantena vengano completamente abbandonati quando sarà possibile muoversi, innovando il panorama e le opzioni di spesa che gli italiani hanno a disposizione.

Nuove abitudini casalinghe: cucinare cibi salutari

insalata fagioli neri mais
Nataliya Arzamasova/shutterstock.com

Un trend che, invece, è stato totalmente ribaltato dall’emergenza è quello dell’abitudine degli italiani a pranzare o cenare fuori. Come sottolineava il rapporto della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) del 2018, quasi la metà degli italiani era abituato a passare la pausa pranzo fuori casa. In questa fase in cui, naturalmente, non si può uscire per questa ragione, pranzi e cene non si consumano semplicemente in cucina o sala da pranzo, ma si cucinano proprio, meglio se piatti salutari.

L’Osservatorio Lockdown di Nomisma evidenzia che, quando si tratta di scegliere alimenti non “base”, ben il 49% degli italiani ha dedicato attenzione alla scelta di cibi che garantiscono il benessere e conformi a uno stile di vita salutare. Coerentemente con una tendenza già presente in Italia, una persona su cinque sceglie cibi sostenibili e uno su dieci opta addirittura per l’alimento con un packaging ecologico. Cresce anche il biologico, sempre secondo Nomisma: ben il 30% della clientela che non aveva optato per il bio l’ha provato durante la quarantena. Il 22% degli intervistati ha preferito alimenti di origine italiana e gli acquisti a km 0, mentre complessivamente il 28% ha iniziato ad acquistare cibo a filiera corta.

Sono cambiate anche le abitudini: se prima le persone coinvolte nell’indagine dedicavano più tempo allo sport e all’allenamento, oggi pulizie e cucina dominano il tempo libero. Il sogno? Riabbracciare i propri cari, ma anche una bella cena fuori, magari nel proprio ristorante preferito.

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