La spesa degli italiani sta diventando sempre più ottimista, parola di Coop. Questo il risultato più importante della ricerca dal titolo “Timore Addio!” sviluppata dal marchio della grande distribuzione delle cooperative italiane insieme a Nomisma, società indipendente che realizza attività di ricerca e consulenza economica.
La conferma di questa inversione di tendenza ha molteplici ragioni e ancora più numerose conseguenze nei carrelli degli italiani. Archiviate le paure della recessione economica, il 2018 si sta dimostrando un anno ottimista per il Bel Paese che si mostra sempre più propenso ad aprire il portafogli soprattutto quando si parla di cibo.
L’elemento che meglio descrive questo cambiamento è l’interruzione del fenomeno del “downgranding” della spesa, cioè tutte quelle pratiche adottate dai consumatori quando diminuisce il loro potere di acquisto. Infatti il vero segnale di inversione di tendenza dall’inizio della crisi economica arriva nel 2017, quando per la prima volta questo indicatore dà i primi timidi segnali di inversione di rotta delineando un consumatore che contempla qualche sporadico strappo alla regola del risparmio.
La spesa degli italiani è più buona…
Se pensate che la propensione alla spesa degli italiani sia riscontrabile in tutti i livelli vi sbagliate. l vero e proprio segnale per i clienti, ma soprattutto per la grande distribuzione, è quello che interessa il mercato dei prodotti di alta qualità.
Il nostro Paese infatti detiene il primato in Europa per quanto riguarda l’attenzione all’acquisto, modificando sensibilmente anche le dinamiche della grande distribuzione favorendo una spesa a filiera corta, e i dati della ricerca Coop-Nomisma lo dimostrano:
- il 70% è disponibile a sostenere un costo addizionale per un prodotto con maggiore contenuto qualitativo
- Per 3 italiani su 10 la qualità percepita è più importante del prezzo
- Per 5 italiani su 10 la qualità ha lo stesso valore del prezzo
- Il 54% legge le etichette in modo approfondito
- il 71,4% è sensibile al tema delle etichette alimentari
- il 40% si informa sul cibo perchè teme le frodi
- il 24% si informa per essere certo che i prodotti siano controllati
- il 54% ha un’attenzione costante alla salute nella spesa quotidiana
A confermare questa tesi anche i dati che ci arrivano da un’altra ricerca, quella del Censis illustrata dalle infografiche di Federalimentare, che stima al 54% gli italiani che hanno un’attenzione costante alla salute nella spesa quotidiana.
…più salutare
Quindi una maggiore propensione alla spesa, ma per un buon motivo. A crescere in misura più alta è il “carrello del lusso” (+ 8%) ovvero tutti i prodotti a maggiore valore unitario come caffè in capsule, vini e spumanti. In particolare le preferenze si orientano verso quelli che si possono inserire sotto le ormai ben note categorie di made in Italy, e a quelli a marchio certificato Dop, Doc e Igp. Tra i nostri primati nel continente abbiamo anche quello per la preferenza di prodotti biologici e di origine locale con una incidenza tra il 40% e il 70% dei consumatori. In termini di valore sul mercato il giro d’affari di questo tipo di consumi è cresciuto fino ad arrivare quasi al miliardo e mezzo di euro registrando una forte crescita con un + 16%.
Ma la bilancia del mercato non perde mai il suo equilibrio. L’esame dei microdati restituitoci dalla ricerca ci dà la possibilità di cogliere uno spostamento verso le varianti più salutari dei prodotti della tradizione, rendendo sempre più reale il trend del mercato che si sposta sui binari di una spesa healthy e green. Gli esempi sono molti, e forse riscontrabili anche nelle vostre abitudini quotidiane: la pasta di grano duro lascia il posto a quelle a base di farro o cereali, il classico pane perde terreno nei confronti dei suoi sostitutivi tra cui gallette e cracker, il latte ad alta digeribilità è preferito a quello fresco e le uova di galline allevate a batteria rimangono sugli scaffali venendo sorpassate da quelle allevate a terra.
Pasto simbolo di questi trend emergenti è la colazione. In poco più di 4 anni i prodotti considerati classici come latte, biscotti e merendine hanno subìto un ridimensionamento del fatturato del 10% a favore invece di bevande vegetali ed alta digeribilità, yogurt magro e greco, fette biscottate e biscotti arricchiti di vitamine.
La qualità delle materie prime, la tracciabilità e la filiera corta sono sono i soli elementi presi in considerazione dal consumatore. l’Attenzione alla linea è sicuramente allineabile alla categoria dei trend topic, infatti si è passati da aumento da 6,9% a 7,4% dei fatturati facendo crescere il consumo di prodotti come frutta secca e legumi rispetto allo scorso anno.
… e più social!
La facilità con cui si reperiscono informazioni, le infinite fonti con cui ci si trova a confrontarsi e il magnetismo dei video e delle foto che fanno delle ricette vere e proprie star, fanno di internet il luogo ideale dove parlare di cibo.
Il social per eccellenza quando si parla di food è sicuramente Instagram che soltanto per la parola in sè restituisce 227 milioni di risultati indicizzati. Questo social prettamente visivo è anche il vero luogo di nascita di un hashatag ormai entrato nei modi di dire di molti di noi “foodporn”. Questo sta semplicemente ad indicare che “l’immagine del piatto a tavola è diventata la fotografia di rito da condividere in tempo reale con amici e conoscenti, con quella maniacalità di dettagli ed inquadrature da ricordare lo stile pornografico” si legge ancora nella ricerca Coop-Nomisma.
Le mode, esattamente come gli hashtag, sono virali sul web e sui social. Uno dei trend topic più conosciuti su internet è sicuramente quello dei superfoods, gli alimenti conosciuti per le loro peculiari caratteristiche salutari, che noi avevamo già iscritto nei food trend del 2018. Partendo dalle bacche di Goji, passando per i semi di Chia per finire all’alga spirulina le ricerche su Google per questi super cibi è salito dal 2010 al 2017 del 635%.
Accanto a tutti questi nuovi approcci digitali al cibo ne esiste uno che ancora non tiene il passo con quello Europeo, anche se migliora di anno in anno: è il caso dell’e-commerce. “l’Italia continua a pagare un gap importante nei confronti degli altri Paesi europei: il valore del mercato ecommerce in Europa è stimato in circa 510 miliardi di euro e risulta concentrato per oltre il 60% in tre Paesi (Regno Unito, Germania e Francia) – descrive la ricerca Coop-Nomisma – si calcola che in Europa un individuo su due faccia acquisti online, mentre solo il 16% delle piccole e medie imprese del nostro Paese ha organizzato un servizio di ecommerce e di queste meno della metà è in grado di aggredire i mercati extra nazionali”. Ma questo divario con i nostri vicini europei sembra diminuire sempre più velocemente, soprattutto quando si parla di spesa a domicilio “è arrivata a superare ampiamente il mezzo miliardo di euro: un fenomeno che sembra intercettare crescente consenso tra i consumatori grazie alla comodità dell’atto di acquisto, alla consegna puntuale della spesa ed all’ampia scelta dei prodotti in assortimento.”
Ora sta a voi confermarci il trend positivo della spesa degli italiani. Raccontateci di quali cibi non potete fare a meno, se i prodotti a marchio certificato non mancano mai nei vostri carrelli e se tra gli scaffali del supermercato siete sempre alla ricerca del nuovo #instamoment!