Giornale del cibo

Cibi contaminati: a quali dobbiamo stare più attenti?

Cosa sappiamo delle sostanze nocive contenute nei cibi che mangiamo? L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) monitora annualmente i livelli di sostanze chimiche negli alimenti che consumiamo e pubblica un report per informarci sui risultati e sugli eventuali pericoli.

Esistono infatti dei limiti stabiliti per legge per le varie sostanze contenute negli alimenti, entro i quali la loro presenza non risulta dannosa per l’organismo umano. Gli Stati della Comunità Europea sono annualmente tenuti a effettuare controlli per verificare la conformità con i livelli massimi di residui (LMR).

Il report documenta quindi la presenza dei pesticidi e medicinali ad uso veterinario (ormoni, beta-antagonisti, sostanze proibite, antibiotici, altri farmaci veterinari e sostanze contaminanti ambientali), segnalando se questi livelli vengono o meno rispettati dai vari Paesi.

 

Cibi nocivi

 

Sostanze chimiche negli alimenti: i prodotti a cui dobbiamo stare atttenti

 

Risultati positivi per il 2015

I risultati del report 2015 sono sostanzialmente positivi: il 97,4% degli 80mila campioni testati risulta contenere sostanze chimiche entro i limiti di legge, mentre il 54,6% non presenta alcun residuo rilevabile.
Più in particolare, il 57,6% dei campioni provenienti da Paesi UE / SEE era privo di residui misurabili, e l’1,4% conteneva residui che superavano limiti di legge.
La percentuale di campioni provenienti dai Paesi Terzi, invece,  è risultata priva di residui rilevabili per un 46,2%, mentre per un 5,7% superava i limiti di legge.

 

Quali prodotti sono da tenere sotto controllo?

Tra i prodotti in cui non veniva riscontrato alcun residuo, mais, carote, piselli, mele, pere e patate. Sotto i limiti di legge prodotti come nocciole, arachidi, angurie e una buona parte di alimenti di origine animale, come pollame e maiale.
Tra i campioni che presentavano almeno un valore oltre il limite invece basilico, prezzemolo, spinaci, rape, ortaggi a foglia, piselli, peperoni, pomodori.
Tè, pepe e fagioli contenevano addirittura, contemporaneamente, più sostanze contaminanti con valori che superavano i limiti consentiti.

 

Le contaminazioni nel biologico

Sebbene sostanzialmente entro i limiti di legge, anche i prodotti biologici non risultano assolti dall’indagine scientifica. A proposito di biologico e sicurezza, le analisi hanno evidenziato infatti residui di antiparassitari nel 15,5% dei prodotti biologici, ma solo nello 0,8% venivano superati i livelli consentiti dalla legge.
I residui rilevati sono comunque correlati ai pesticidi consentiti per l’agricoltura biologica, cioè inquinanti ambientali o residui di sostanze che non sono necessariamente connessi con l’uso di pesticidi, ma che può essere dovuta a fonti naturali.

 

Arsenico negli alimenti: “vince” il riso

Per la prima volta l’Efsa ha monitorato anche le presenze di arsenico ed etilcarbammato. L’arsenico è un inquinante ambientale, spesso residuo di attività umane, che diventa più pericoloso col ridursi del peso corporeo, quindi nei bambini.
La principale fonte di esposizione alimentare sono risultati prodotti trasformati a base di cereali, latte e acqua potabile, mentre per neonati e bambini sono i latticini.
Il riso, soprattutto quello integrale, considerato spesso come il più salutare, risulta contenere i livelli più alti di arsenico. Per questo motivo nel report viene consigliato di risciacquarlo accuratamente e di farlo bollire in molta acqua.

 

Etilcarbammato

Il carbammato di etile, o uretano, si può trovare in vino, birra e alcolici, come distillati a base di frutta a nocciolo. L’80% circa dei campioni sono risultati rimanere sotto i limiti, con una diminuzione rispetto al 2012.
Il dato generale comunque è che le sostanze nocive individuate nei diversi prodotti, in base alle conoscenze scientifiche attuali, non sembrano rappresentare un rischio cronico per la nostra salute.

Dopo aver letto le nostre buone notizie sulle sostanze chimiche negli alimenti dateci il vostro parere: pensate che l’attuale interesse e la maggiore informazione sul cibo stiano effettivamente avendo un ruolo chiave nel controllo dei processi di produzione e trasformazione?

 

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