Giornale del cibo

Riparte la scuola: qual è la situazione delle mense scolastiche?

Tra il 5 e il 15 settembre tutti gli alunni italiani saranno tornati in aula dopo le vacanze estive. Le novità che li aspettano non riguardano solo nuove materie, professori andati in pensione o compagni di banco che hanno cambiato sezione. Qual è, infatti, la situazione mense scolastiche che troveranno? Tra panino da casa, mense certificate e genitori morosi, si prevede un “autunno caldo” per la ristorazione scolastica e, purtroppo, la confusione regna ancora sovrana. Cerchiamo, allora, di capire qual è lo stato dell’arte nelle mense italiane alla ripresa della campanella.

Situazione mense scolastiche: come riparte la scuola

Nella ristorazione collettiva italiana si stimano circa 87.000 tonnellate di spreco alimentare all’anno, in parte dovute alla refezione scolastica dove il menù non sempre viene gradito dagli alunni. Ecco il primo grande tema che riguarda la situazione mense scolastiche e che con la riapertura dell’anno dovrà trovare soluzione. Infatti, la qualità del cibo è spesso al centro di un acceso dibattito che contrappone genitori, società erogatrici del servizio, scuole e Comuni.

Le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica sottolineano la necessità di promuovere abitudini alimentari corrette, motivo per cui il menù viene deciso, di concerto con varie figure, da un dietologo o da una nutrizionista. Tuttavia, anche a causa di numerose disavventure, come nel caso del ritrovamento di insetti e oggetti metallici nei piatti, alcuni genitori hanno deciso di fare da se’, organizzandosi con il pasto da casa.

spreco mensa scolastica

Panino da casa: come andrà a finire?

A onor del vero, nella battaglia per il panino portato da casa si inseriscono anche i prezzi delle mense, considerati in alcuni casi troppo alti per le famiglie, come testimonia il recente caso di Grosseto dove si pagano 7 euro a pasto. Del resto, il massimo ribasso negli appalti, che potrebbe in parte far calare i costi, non può essere la soluzione, perché rischia solo di peggiorare la qualità del servizio, a svantaggio degli alunni. Insomma, anche su questo aspetto la situazione mense scolastiche si complica e non è detto che, nonostante la nuova normativa, il criterio del massimo ribasso non tornerà ad apparire sotto nuove forme.

Nel frattempo, come vi abbiamo documentato dallo scorso anno, in seguito alla sentenza di Torino che ha spianato la strada al panino a scuola come diritto, alcune famiglie si sono organizzate e hanno deciso di rinunciare al servizio mensa, battendosi per la possibilità del pasto da casa. Con buona pace delle diete studiate dagli esperti e della mensa come momento collettivo ed educativo, che tutti riguarda e tutti include.

E infatti anche su questo aspetto le reazioni sono state le più disparate: ogni scuola si è organizzata come poteva per far fronte alla nuova esigenza in mancanza di regole condivise, alcuni bambini con il pasto portato da casa sono stati allontanati dalla mensa, altri hanno pranzato soli senza nessun controllo e la polemica emersa non ha fatto che danneggiare gli studenti. E ora?

La necessità di chiarezza sulle competenze ha portato all’emanazione di una circolare del MIUR inviata alle scuole dove si promettevano linee guida, chiedendo nel frattempo agli istituti scolastici di lasciare mangiare insieme agli altri alunni anche i bambini con pranzo da casa, considerandolo come un pasto speciale.

La proposta di legge valorizza la mensa

Intanto in Senato si sta discutendo il disegno di legge che disciplina i servizi di ristorazione collettiva e non mancano le sorprese. Infatti, quest’estate alla Rete Commissioni Mensa Nazionale non è sfuggito l’emendamento all’articolo 5 della proposta di legge dove si dice che: “I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche”.
Significa che la mensa sarà obbligatoria per legge, come un servizio pubblico essenziale? È la fine del panino da casa? Ad oggi, questa è la partita aperta più importante e le squadre sono già in campo: da un lato chi sottolinea il valore educativo e sociale della mensa, come conquista di civiltà, dall’altro le commissioni mensa che accusano i legislatori di voler cancellare le battaglie fatte, insinuando che si stia lavorando ad una normativa che vuole favorire le società di ristorazione e non la tutela dei bambini e la qualità del servizio.

Mense biologiche certificate: quali parametri?

Rispetto alla situazione mense scolastiche, a giugno ci eravamo lasciati parlando di mense biologiche certificate, per il quale il Governo ha stanziato 44 milioni di euro. L’obiettivo sottolineato dal Ministro Martina è un’alimentazione più sana, anche nelle scuole, per cui è previsto che le scuole interessate ad attivare questo servizio inseriscano percentuali minime di prodotti biologici e rispondano a determinati requisiti tecnici. Ma ancora si aspetta la definizione dei parametri che permetteranno alle mense di certificarsi come biologiche. Possiamo allora dire che anche su questa materia si sente la necessità di fare ordine.

Una mensa di qualità, accessibile a tutti

Si prospetta un periodo di grandi cambiamenti e novità, senza dimenticare che l’anno scolastico riparte nel bel mezzo del caso vaccini obbligatori e delle uova contaminate al Fipronil, per cui alcune Commissioni Mensa hanno già chiesto di essere rassicurate.
Nel corso dell’estate, inoltre, si è parlato molto anche di genitori che non pagano la retta della mensa per cui i Comuni, col conto in rosso, stanno prendendo provvedimenti, ma è giusto far pagare ai bambini “le colpe dei padri”? Secondo il rapporto 2017 del monitoraggio “(Non) tutti a mensa” sul servizio di refezione scolastica, curato da quattro anni da Save the Children, “9 Comuni su 44 analizzati non permettono l’accesso alla mensa ai bambini i cui genitori sono in ritardo con il pagamento delle rette”; anche in questo caso il tema è tutt’altro che banale.

E non è l’unica criticità sulla situazione mense scolastiche messa in luce dal rapporto. Infatti, “su 44 comuni monitorati, ancora 11 non prevedono l’esenzione totale dal pagamento della retta delle mense scolastiche né per reddito, né per composizione familiare o motivi di carattere sociale”. L’associazione che si batte per i diritti dell’infanzia, sottolinea come possibilità di accesso alla mensa e, quindi, al tempo pieno, siano strumenti efficaci di contrasto alla dispersione scolastica, evidenziando che “investire sulla mensa in un paese in cui la povertà minorile aumenta di anno in anno in misura preoccupante può rappresentare un forte segnale di cambiamento non solo politico, ma anche molto concreto: garantire almeno un pasto proteico e salutare al giorno ai bambini può migliorare la condizione di quel 5,7% di minori che non consuma né carne, pollo, pesce o l’equivalente vegetariano neppure una volta al giorno e combattere la malnutrizione del 10% dei bambini obesi e del 20% dei bambini in sovrappeso che oggi crescono in Italia”.

Non c’è che dire, la situazione delle mense scolastiche richiede risposte complesse e, quanto più possibile condivise, per offrire un servizio educativo, di qualità, economicamente sostenibile e apprezzato dagli interlocutori più importanti: i bambini.
E a proposito di ristorazione obbligatoria per legge, avete letto la news che riguarda l’opzione vegetariana nelle mense portoghesi? Cosa ne pensate?

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