Giornale del cibo

Prodotti ritirati dagli scaffali: chi avverte il consumatore?

L’ultima ribalta è toccata, suo malgrado, al pepe nero di una casa produttrice italiana. Microbiologicamente non conforme, dunque, per stessa ammissione dell’azienda, da ritirare dagli scaffali dei supermercati. E così hanno fatto alcune catene. Prima era toccato a dei croissant sospettati di contenere allergeni non dichiarati in etichetta, a confezioni di dessert al cioccolato con tracce di latte non altrimenti esplicitate, a salumi di un’azienda italiana, a biscotti in cui erano state riscontrate mandorle.

Le norme sulle etichette sono diventate più severe, e le liste nere, in tutti i Paesi europei, si allungano. Ogni settimana dunque almeno un prodotto è alla berlina, ma il percorso per arrivare sin qui, ossia all’informazione ai siti specializzati e dunque alla popolazione, è tortuoso e faticoso. L’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non è lineare: eccelle per controlli e segnalazioni, latita alla voce “informazioni ai consumatori”.

 

pepe nero supermercato

Fonte immagine: Niloo / Shutterstock.com

Sicurezza Alimentare: Prodotti ritirati dai Supermercati

Dove viene segnalato il ritiro del prodotto

Visto che a livello istituzionale non viene fatto, o la segnalazione arriva ai cittadini in ritardo, ci stanno pensando le stesse aziende e le catene di supermercati che ritirano il prodotto: per il pepe nero, per esempio, Auchan e Simply lo hanno evidenziato per prime sui rispettivi siti, seguite poi a ruota da altri marchi. Nei portali l’avviso bisogna cercarlo un po’, ma c’è. Difficile, certo, che il consumatore visiti tutti i siti dei market prima di andare a fare la spesa, l’informazione è affidata quindi alle organizzazioni di consumatori e ai giornali on line specializzati, alcuni dei quali attendibili.

Quant’è lontana la Gran Bretagna

Tutt’altra musica suona in Gran Bretagna. Qui l’agenzia per la sicurezza alimentare (Fsa, food standards agency) ha da poco cominciato a emettere un bollettino trimestrale con tutti i ritiri di prodotti: ci sono la marca, la tipologia, il difetto o la presenza estranea, gli eventuali focolai di infezioni di origine alimentare. Il primo rapporto, uscito di recente, ha segnalato quasi 40 casi di allerta. Il Ministero della Salute italiano, invece, non fa pubblicità di questi dati: c’è nel portale la sezione “Avvisi di sicurezza, ma del 2016, per esempio, riporta solo due casi, quello di presenze batteriche in alimenti a base di latte provenienti dalla Romania, e quello di un salume italiano contenente una sostanza proibita. Analogamente, in tutto il 2015 le segnalazioni erano state appena 6.

 

Eppure l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, ha sede proprio in Italia, a Parma. Da qualche mese un dossier informa le aziende sulle procedure da rispettare in caso di rischio: come e chi informare, come procede agli eventuali risarcimenti. Le aziende devono informare entro 48 ore l’assessorato regionale competente cui spetta il compito di controllare che le procedure di richiamo e ritiro siano rispettate. Analogamente, anche i supermercati e i negozianti hanno l’obbligo di esporre nei punti vendita cartelloni per avvisare i clienti.

Il Sistema di allerta europeo

In assenza di un organo ufficiale in grado di dare pubblicità a queste importanti informazioni, l’italiano interessato alla sicurezza alimentare può verificare quotidianamente le segnalazioni contenute nel portale del Rasff, il sistema di allerta rapido della Ue: le probabilità che i prodotti in questione, quando non respinti alla frontiera, siano banditi da qualche negozio o supermercato, sono piuttosto alte. Il Rasff (rapid alert system for food and feed) è stato sviluppato per informare senza ritardi le autorità dei Paesi europei quando prodotti non sicuri sono immessi sul mercato. Lo scambio di informazioni aiuta le autorità ad adottare rapidamente misure mirate per garantire la sicurezza dei consumatori. Vi aderiscono tutti gli Stati della Ue, più Islanda, Liechtenstein e Norvegia.

Come funziona? Le autorità nazionali interessate comunicano immediatamente un eventuale grave pericolo per la salute alla Commissione europea, che informa subito gli altri Stati membri affinché possano adottare provvedimenti. Le notifiche sono di quattro tipi: le comunicazioni di allerta (alerts), le comunicazioni informative (information notifications), i respingimenti ai confini (border rejections), e infine le notizie, cioè tutte le altre informazioni giudicate comunque di interesse. Il tutto finisce nel portale, che è attivo dal 2009 e aggiornato costantemente.

Italia prima per Segnalazioni

A stridere con la difficoltà italiana a far circolare le informazioni c’è il dato contenuto nel rapporto Rasff sull’attività dello scorso anno: anche nel 2015 l’Italia risulta essere prima per numero di segnalazioni inviate alla Commissione europea, a dimostrazione di un’intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 511 notifiche (il 17,2%), mentre nel 2014 le notifiche trasmesse dall’Italia erano state 506 (pari al 16.3%). In particolare, sono pervenute 137 segnalazioni da parte degli assessorati alla Sanità, ASL e carabinieri, e 374 da parte degli Uffici periferici del ministero della Salute.

E il 2016, per il momento, rispetta il trend: 142 allerta su quasi 900, a fine aprile, arrivano dalla penisola. Un esempio viene fornito dalla visione del portale Rasff il 26 aprile, settimana numero 17. L’Italia, nei soli giorni 25 e 26, ha segnalato 3 dei 30 casi di allerta: si tratta di pesce spada al mercurio proveniente dalla Spagna, di sardine sott’olio tunisine (sostanze sospette) e di eccessiva presenza di manganese in barbecue al gas di fabbricazione cinese. Respinti al mittente.

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