Nelle ultime settimane forse vi sarà capitato di fare una corsa al supermercato a fine giornata, dopo il lavoro, e trovare gli scaffali delle uova vuoti. Non è un caso, né un singolo episodio, infatti il problema sta interessando tutte le principali catene alimentari in Italia (e nel resto d’Europa): Coop, Lidl, Carrefour, Esselunga, Simply, Conad… dove sono comparsi anche cartelli di scuse rivolti alla clientela, che nella maggior parte dei casi fanno genericamente riferimento a “problematiche di approvvigionamento”.
Ma cosa sta succedendo? La situazione è strettamente legata con quanto vi abbiamo raccontato quest’estate rispetto alle uova contaminate al Fipronil. Inoltre, è tornata l’influenza aviaria.
Vediamo insieme come stanno le cose.
Scaffali uova vuoti: Fipronil e aviaria minacciano l’approvvigionamento
Nessuno sciopero delle galline, quindi. Anzi, alcuni commentatori hanno messo in luce come le difficoltà di approvvigionamento siano aggravate dal fatto che (per fortuna!) l’aumentato interesse dei consumatori verso il benessere animale, anche nel settore avicolo, è riuscito a influenzare molte aziende che hanno deciso di rinnovarsi. Oggi, infatti, sempre più produttori stanno passando da un allevamento intensivo dei polli e delle galline in gabbia, a modalità più rispettose, che permettono all’animale di vivere a terra al chiuso o all’aperto.
Questi metodi avicoli aumentano sensibilmente il benessere animale, ma allo stesso tempo comportano dei cambiamenti anche significativi nel settore, sia a livello organizzativo, per i tempi di conversione dei capannoni, sia perché l’allevamento a terra e all’aperto (così come quello biologico) implicano un minor numero di esemplari e, di conseguenza, meno uova. Senza considerare l’impatto sul prezzo finale di un pollo a crescita lenta, rispetto a un broiler da batteria.
Tuttavia, questo sembra interessare solo in parte la questione degli scaffali delle uova vuoti nell’ultimo periodo. La questione è più seria e riguarda sia la disinfestazione dei capannoni contaminati da Fipronil, sia il ritorno dell’aviaria.
Centinaia di allevamenti contaminati dall’insetticida tossico
In Italia e nel resto d’Europa centinaia di allevamenti sono vuoti perché in attesa dei trattamenti necessari per la decontaminazione da Fipronil. Come vi abbiamo raccontato, infatti, questo parassitario, unito ad un detergente, viene usato in maniera diffusa per pulire gli allevamenti ed è anche presenti in molti prodotti veterinari per animali non destinati all’alimentazione umana, tuttavia alcune aziende dei Paesi Bassi sono sospettate di averlo utilizzato in modo fraudolento come pesticida dei polli.
Fatto sta che molti allevamenti europei sono stati contaminati e ora le operazioni di pulizia richiedono anche due mesi per ciascun capannone, poiché il Fipronil ha una forte persistenza.
Fortunatamente, la sostanza può portare gravi problemi di salute all’uomo, solo se assunto in grandi quantità (parliamo di almeno 7 uova contaminate al giorno), ciò non toglie che questa situazione diffusa ha fatto sì che gli scaffali delle uova siano vuoti (e lo saranno ancora per molto).
È di nuovo allarme aviaria
Ad aggravare la situazione dell’approvvigionamento di uova c’è il grande ritorno in Europa dell’influenza aviaria, un virus che colpisce i volatili selvatici.
Dopo aver interessato altri Paesi europei, da qualche settimana è arrivata anche in Italia con focolai ad alta patogenicità soprattutto nell’astigiano e nelle zone della bassa bergamasca, ma il problema riguarda tutta la Pianura Padana, dove sono stati già chiusi 34 allevamenti. I tacchini e, in minor misura, le galline infettati, verranno abbattuti e già si stimano i danni economici nella misura di milioni di euro. Infatti, oltre allo stop alla produzione, le zone interessate vengono perimetrate e anche le aree circostanti sono sottoposte a restrizioni che complicano l’approvvigionamento e la ripresa dell’attività, contribuendo alla situazione degli scaffali delle uova vuoti.
Come avviene il contagio?
Esistono diversi tipi di virus che causano l’influenza aviaria, non tutti pericolosi. Alcuni ceppi, come il noto A/H5N1 o il più recente H7N9, sono particolarmente aggressivi e risultano una minaccia per la salute umana. Il contagio per l’uomo può avvenire o in forma diretta, attraverso un contatto con animali infetti, vivi o morti, o con le loro feci e secrezioni di naso e bocca, oppure con il contagio da un altro essere umano, già infettato (sono rarissimi i casi di questo tipo di contagio).
È utile specificare, invece, che come dichiarato dalla Food and Drug Administration, il virus dell’influenza aviaria teme le alte temperature e, quindi, non si trasmette mangiando uova o carne di pollame infetti, se adeguatamente cotti. Ciò significa il raggiungimento di una temperatura di almeno 74°C, mentre le uova devono sempre essere ben rapprese.
Scaffali delle uova vuoti ancora per alcuni mesi
La crisi dell’approvvigionamento di uova non sembra destinata a risolversi velocemente. Assoavi – importante associazione di categoria – ha dichiarato che mancano il 10% delle uova e che la situazione non muterà fino all’inizio del nuovo anno. Questo è dovuto anche ai tempi necessari per ricostruire nuovi allevamenti e per disinfestare quelli contaminati e rivolgerci all’estero non ci salva. Infatti, i problemi riscontrati nel settore hanno colpito, pur in misure diverse, tutta Europa, anche se la vicenda ha favorito le importazioni, con conseguenze sui prezzi che potremo constatare dal nuovo anno.
Intanto, in molte città italiane gli scaffali delle uova rimangono vuoti o semivuoti e la maggior preoccupazione riguarda l’imminente periodo natalizio, dove cresce fortemente la domanda.
In attesa di capire come evolverà la situazione, vi suggeriamo di dare un’occhiata al nostro articolo sulla tracciabilità delle uova. Sapete leggere correttamente i codici sulle confezioni?