Dolce, mediterraneo e soprattutto… romantico! Se dovessimo incoronare il frutto dell’amore, lo scettro andrebbe all’arancia del Gargano IGP. In questo promontorio che spinge il Nord della Puglia verso i Balcani, storia, religione, leggende e agricoltura si intrecciano saldamente tra loro in una tradizione che, dal 1700, nel Comune di Vico del Gargano si rinnova ogni anno il 14 febbraio, il giorno dedicato agli innamorati. San Valentino, vescovo e martire cristiano, è infatti il Santo patrono del piccolo borgo garganico e da tre secoli offre la sua protezione non solo a cuori infranti, ma anche agli aranceti e al loro frutto dolce e colorato che, in occasione della ricorrenza, decora ogni angolo del paese.
Ma come nasce questo connubio tra l’amore e le arance? E che caratteristiche hanno quelle che maturano al sole del Promontorio? Scopriamolo insieme!
Bionda, Duretta e Melangolo: tipi e caratteristiche dell’arancia del Gargano IGP
Questa storia di sole, agrumi e devozione inizia nel tratto più a Nord del Gargano, lungo il lembo di costa che dai Comuni di Rodi e Ischitella si estende fino a Vico. Qui a inizio Novecento le specie di arance coltivate erano circa una decina, ma attualmente sono tre quelle prodotte e che hanno ottenuto il marchio di Indicazione Geografica Protetta “Arancia del Gargano”.
- Biondo Comune: nota anche come “Bionda del Gargano”, questa tipologia di arancia si caratterizza per un’intensa sfumatura giallo-dorata e per una buccia sottile; il frutto non supera i 60 mm di diametro. Matura tra aprile e agosto e prosegue fino a settembre inoltrato.
- Duretta del Gargano: è l’arancia di Natale, quella che arriva a maturazione tra dicembre e aprile. Per la sua inconfondibile polpa croccante viene chiamata anche “arancia tosta”. Molto liscia in superficie, la Duretta è di colore arancio chiaro e non ha semi.
- Melangolo: quest’arancia di dimensioni medio-piccole ha un succo particolarmente dolce, una buccia molto sottile ed è riconoscibile per il colore rosso intenso della polpa.
Il tesoro del Gargano: una storia antica
Che le arance garganiche avessero delle caratteristiche speciali, tali da renderle un dono pregiato, era noto già nel Medioevo. Non a caso intorno all’anno Mille la loro fama raggiunse il nord-ovest della Francia. Secondo quanto riportato dalle fonti storiche, infatti, Melo da Bari, il magnate-guerriero in lotta contro la dominazione bizantina, omaggiò i principi normanni con un carico di “pomi citrini”, antenati della varietà oggi nota con il nome di Melangolo.
Nel Seicento, poi, i Comuni impegnati nella coltivazione di questa tipologia di arance avviarono un intenso commercio con Venezia, una florida attività che si estese ben presto anche ad altre località più lontane in Europa e addirittura in America. Qui gli agrumi garganici arrivarono nell’Ottocento, soprattutto grazie alle loro incredibili proprietà di conservazione, mantenendo sapore e fragranza per oltre un mese.
Apprezzatissime in tutto il mondo, le arance del Gargano hanno conquistato anche personaggi illustri e poeti: è il caso di Gabriele D’Annunzio, che ha menzionato il gustoso frutto e la sua terra di origine in un’opera del 1912.
Ma come sono diventate “il frutto dell’amore”? Ora ve lo raccontiamo!
Febbraio, gli agrumi e il tocco di San Valentino
In origine Vico del Gargano era sotto la protezione di San Norberto, patrono scelto nel X secolo dai fondatori slavi. La decisione di legare il borgo a San Valentino matura agli inizi del 1600 e si concretizza nel 1618, quando la comunità vichese chiede e ottiene la possibilità di cambiare. L’esigenza è quella di legare il paese e i suoi agrumeti a una festività religiosa da celebrare a febbraio, mese in cui le piante di arancio sono nel pieno della maturazione e hanno più bisogno di un aiuto divino contro i freddi venti che spirano dai Balcani.
Se questo è l’antefatto, la vicenda che fa da sfondo alla decisione di affidarsi a San Valentino intreccia provvidenza e devozione. Si racconta, infatti, che la richiesta di potersi votare a un nuovo protettore fu avanzata a Papa Paolo V da un gruppo di notabili del paese durante un viaggio a Roma. A giocare un ruolo chiave fu una visita alle catacombe, dove erano custoditi i busti dei martiri cristiani: qui uno dei delegati arrivati da Vico urtò accidentalmente il braccio della statua che raffigurava proprio San Valentino.
L’episodio, ritenuto un segnale inviato dall’alto, sancì definitivamente il legame tra il borgo pugliese e il Santo celebrato dalla cristianità proprio il 14 febbraio.
La Festa di San Vico del Gargano per San Valentino
Suggellata la devozione al protettore degli innamorati, i vichesi furono ben presto pronti a scrivere una nuova pagina di storia e tradizione religiosa. E così, a partire dal 1700, a San Valentino furono dedicati la festa patronale del 14 febbraio e una serie di riti che sono andati via via consolandosi nei secoli. Primo tra tutti la processione che, al termine della solenne messa del mattino, ancora oggi si snoda dalla Chiesa Madre dell’Assunta – che contiene il busto e le reliquie del patrono – fino alla Chiesa del Purgatorio, dove hanno luogo i tradizionali fuochi d’artificio. Il corteo con in testa la statua sacra viene aperto dalle cinque confraternite religiose e attraversa i vicoli del paese facendo tappa a Poggio del Carmine, dove avviene la benedizione degli agrumeti e dei ramoscelli di alloro, che verranno fissati agli alberi di arancio come auspicio di protezione dalle intemperie.
Oggi la festa di San Valentino a Vico del Gargano rappresenta un evento molto atteso, non solo dalla comunità locale, ma anche dai tanti visitatori che giungono nel pittoresco borgo pugliese per partecipare ai numerosi appuntamenti culturali legati alla manifestazione religiosa. Per chi arriva in paese il 14 febbraio è d’obbligo una tappa al minuscolo Vicolo del Bacio, decorato con arance, cuori, alloro e fiori di mimosa: proprio qui, secondo la tradizione, gli innamorati si danno appuntamento per scambiarsi un bacio carico di promesse. Un momento di innegabile romanticismo, ma se non si è in coppia ci si può sempre godere lo spettacolo offerto dal centro storico addobbato a festa: balconi, finestre e palazzi pubblici sono un tripudio di decorazioni che diffondono l’inconfondibile aroma delle arance, mentre l’aria pungente dell’inverno si prepara a cedere il passo alla primavera e ai suoi risvegli.
Tutto il sapore delle arance del Gargano
Oltre a essere protagoniste della festa del paese il 14 febbraio, invadendo le strade, come possono essere consumate queste eccellenze? Ottime a fine pasto o come spuntino, le arance del Gargano esprimono tutto il loro potenziale aromatico non solo affettate in insalate sfiziose, ma anche spremute. Il loro succo, infatti, aggiunge dolcezza ad alcune preparazioni tradizionali pugliesi, tra cui i calzoncelli, i fagottini ripieni di castagne, miele e cioccolato tipici della tavola natalizia, o il poperato. Questo dolce si presenta come una ciambella del diametro di circa 20 centimetri, caratterizzata da una crosta croccante e da un cuore a pasta compatta. Anticamente legato alle festività pasquali o ai matrimoni, il poperato deve il suo sapore particolarmente intenso proprio al legame tra il succo d’arancia e altri ingredienti come miele, cannella, alloro e chiodi di garofano.
Dolci e marmellate a parte – che nelle botteghe del Gargano non mancano mai – le arance impreziosiscono un altro grande classico della cucina povera: l’acquasale. Il classico piatto a base di pane raffermo – rigorosamente di Monte Sant’Angelo – bagnato con acqua salata e condito con pomodorini, aglio, olio e origano viene spesso arricchito dalla nota fresca e dolce dei pezzetti di arancia, che aggiungono gusto e carattere a una delle pietanze più famose della tradizione gastronomica pugliese.
E voi sapevate che sul Gargano l’amore ha il profumo delle arance?
Fonti:
galgargano.it
qualigeo.eu/
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