Il cibo come comunità, come esperienza e come fattore di sviluppo umano e sociale. Tutto questo (e molto altro) è la cucina per Jessica Rosval, giovane e apprezzata chef di Casa Maria Luigia, la residenza di Massimo Bottura nella campagna modenese. Una carriera di successo la sua a cui, dal 2019, ha affiancato l’attività di direttrice culinaria dell’Associazione per l’Integrazione delle donne, una realtà che favorisce l’inserimento delle donne migranti nel mondo della ristorazione. Come funziona? L’abbiamo chiesto direttamente a lei!
Jessica Rosval, la chef di cucina che impara insieme alle donne migranti
Tutto nasce dagli incontri. Quello tra Jessica Rosval e Caroline Caporossi, entrambe dipendenti dell’Osteria Francescana di Massimo Bottura, sebbene con ruoli differenti. Ma anche quello di Caroline con Ella, una giovane di origine nigeriana che aveva un sogno: essere la prima donna della sua famiglia a lavorare. Le tre donne iniziano, spontaneamente, a collaborare per trovare un’occupazione a Ella proprio nel settore della ristorazione che offre tante opportunità di crescita e lamenta una carenza di personale qualificato.
Così muove i primi passi, nel 2019, l’Association for the Integration of Women che organizza corsi di formazione retribuiti con tirocinio per permettere a donne migranti provenienti da tutto il mondo di trovare, a Modena, uno spazio sicuro dove apprendere le tecniche della cucina e costruirsi un futuro.
Nonostante la pandemia, il progetto prende il volo e nel marzo 2022 apre Roots. Co-working di giorno, ristorante di sera, è il cuore del progetto di Jessica e Caroline. Il luogo dove le donne si incontrano, si conoscono attraverso il cibo e imparano tecniche da chef di altissimo livello. Rosval, poi, assaggia e ascolta per mettere a punto il menù del ristorante, che permette di raccontare alla comunità le storie delle donne che ne preparano i piatti.
[elementor-template id='142071']
Il sogno? Formare sempre più donne pronte a lavorare nel settore della ristorazione in ogni ambito. Non solo la cucina, ma anche la sala o il bar, in modo da rispondere alle esigenze del settore, oltre che delle persone. Intanto per assaggiare il gusto dell’integrazione bisogna fare una tappa a Modena, in futuro chissà, sorride la chef!