Se vi imbattete nel vasto mondo del web cercando “Sine Milano”, leggerete di un ristorante gastrocratico. Gastro che? “Sine”, cioè “senza” in latino, “vuole allargare i confini della cucina gourmet, della gastronomia di qualità, parlando a tutti non solo a una ristretta élite, eliminando tutto ciò che può rappresentare un peso inutile sul piatto e sul conto del cliente”, spiega l’autorevole cuoco Roberto Di Pinto, creatore del concept e chef che guida questo bel locale milanese lavorando in cucina, è lì che lo troverete, sempre. Tra i tantissimi, il ristorante Sine di Milano è di certo uno di quelli che vale la pena scoprire e vivere. Ecco perché.
Il ristorante Sine di Milano: mangiare sotto la stella giusta
Quando si dice avere la strada segnata. Sine apre l’8 dicembre dello scorso anno, una data particolarmente speciale per le stelle perché proprio quel giorno, nel 1943, nacque Jim Morrison; puro caso, forse, ma Sine inevitabilmente è nel segno della stella rock e sotto le sue influenze. Per quanto liberi di non credere negli astri, vi renderete conto di quanto poderosa sia l’esperienza in questo ristorante, sempre nel segno della semplicità e della qualità, mantenendo però un’anima rock in grado di andare “oltre” (Break on through to the other side, come cantava il leader dei Doors).
[elementor-template id='142071']Mangiare al ristorante Sine
Al Sine mangerete in una spaziosa sala frutto della ristrutturazione di una vecchia officina di moto, un locale pensato con il buon gusto, informale ma con le giuste traiettorie per essere qualcosa di un unico, in una città dove trovare la propria identità è diventata cosa ardua. Nel ristorante compaiono anche una stanza per appuntamenti riservati e un ingresso con angolo bar, dove sorseggiare un cocktail o vivere l’aperitivo siciliano (a rotazione con altri) a 15 euro, con drink pensato ad hoc per accompagnare il cannolo con caponata di melanzana, l’arancina alla palermitana, le panelle con gel di limone e crumble di pane, il panino al vapore con salsa al prezzemolo e milza. Insomma, un aperitivo niente male!
Il cuoco Roberto Di Pinto
Di Pinto è napoletano e ha alle spalle una lunga gavetta iniziata all’età di 16 anni. I primi passi li ha mossi nella pasticceria Scaturchio di Napoli, prendendo dimestichezza con i grandi classici partenopei come sfogliatelle, babà e pastiere. Ha sperimentato poi la realtà Starwood, una rinomata catena alberghiera con la quale fa esperienze attorno al mondo, lavora a Firenze al Grand Hotel, Diana Majestic e da Nobu a Milano; a Parigi nello stellato di Vittorio Beltramelli, poi si sposta per uno stage, che definisce iper formativo, da Gennaro Esposito alla Torre del Saracino.
Oggi Roberto Di Pinto è sia le braccia che la mente del suo Sine, dove ha portato la sostanza di una cucina di sapore e la creatività mista a tecnica, che gli permettono di elevare la semplicità al suo più alto stato qualitativo.
La cucina di Roberto Di Pinto
I piatti iconici sono il risotto Milano/Napoli o il Babà tra sacro e profano, un grande classico abbinato a un gelato al pop corn, ma sono diverse e divertenti le idee che convivono in un menù molto stagionale che si rinnova con costanza. Ovviamente non poteva non comparire il “Menù Gastrocratico”: 5 piatti a 45,00 €, proposta rara nella dimensione gourmet. Ma Di Pinto tiene parecchio alla cultura gastronomica e con la sua “gastrocrazia” vuole avvicinare, soprattutto i giovani, al vasto e ricco mondo del cibo; e lo fa con un’offerta accessibile, mettendo per esempio a disposizione degli under 25 anche un tavolo (ogni martedì) con menù fisso a 35 euro. “Oggi la cucina italiana è diventata gourmet – afferma Di Pinto – ma è fondamentale che ai giovani sia data la possibilità di approcciarsi ad una tavola di qualità, attraverso prezzi accessibili e un linguaggio diretto e comprensibile che parli di passato, presente e futuro della cucina”: come dar torto allo chef partenopeo.
Compare poi il menù Sine Confini: nove paragrafi di una narrazione dal gusto aromatico con cui chef Di Pinto si racconta e sfama chi non si accontenta delle solite tavole. Tra tutti, colpiscono l’ostrica al pisco sour che omaggia il virtuoso cuoco peruviano Virgilio Martinez (Central a Lima) e i tagliolini al nero, bottarga di tonno e limone. Dalla carta, infine, scegliete i ravioli di dentice, crescione e brodo dashi e il diaframma.
Lo staff di Sine Milano
A rendere l’esperienza ancora più gradevole ci pensa l’attenta squadra di sala, un gruppo di giovani gestito finalmente da Martina Ventura (responsabile eventi all’Hotel Bulgari e da Ceresio 7, entrambi a Milano), con cui Roberto ha creato il nuovo Sine.
Il ristorante Sine vale la visita, e anche il bis: ci siete già stati? Quali sono state le vostre impressioni?
Credits immagine in evidenza: Modestino Tozzi.