Alcune recenti inchieste hanno puntato il dito contro l’uso di farmaci negli allevamenti intensivi, in particolare perché potrebbe favorire la resistenza agli antibiotici fra i consumatori. Si tratterebbe di un effetto collaterale pericoloso per la salute, oltretutto con risvolti etici non certo positivi. Una questione in più che indurrebbe a diffidare della carne, il cui consumo è già in calo. Ci siamo già occupati di questo tema in un altro articolo, stavolta lo approfondiremo riportando anche il parere della dottoressa Luisa Zoni, dietologa dell’Ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna.
Resistenza agli antibiotici: che cos’è?
La resistenza agli antibiotici, detta anche antibiotico-resistenza, si verifica quando uno o più batteri manifestano resistenza rispetto all’azione di un farmaco antibiotico. Il fenomeno si deve ad alcune peculiarità genetiche dei batteri, specialmente al brevissimo ciclo vitale e all’eccezionale capacità riproduttiva di queste forme di vita. I batteri possono mutare, talvolta con effetti positivi sull’evoluzione della loro specie, ma nefasti sugli organismi che li ospitano. La grande rapidità con la quale i batteri possono riprodursi, che abbiamo appena ricordato, risulta decisiva per rendere queste eventuali mutazioni particolarmente veloci.
I batteri si evolvono
Fra le possibili evoluzioni dei batteri c’è anche la resistenza agli antibiotici. L’abuso di farmaci antibiotici è fra le principali cause che contribuiscono a selezionare i batteri resistenti ai medicinali, che poi possono trasmettere rapidamente la mutazione ai loro simili. Da ciò consegue che gli antibiotici possono perdere efficacia nella lotta batterica, e quindi anche nel combattere le malattie. È chiaro, pertanto, quanto possa essere problematico e pericoloso uno scenario di questo tipo.
Resistenza agli antibiotici e allevamenti intensivi
La somministrazione di antibiotici negli allevamenti sarebbe comprensibile nel caso in cui ci si trovasse ad affrontare determinate infezioni o patologie contratte dagli animali. Questa pratica, tuttavia, è fraudolentemente adottata anche per accelerare la crescita degli animali, rendendo più economico l’allevamento.
Uso improprio dei farmaci
Alcuni antibiotici possono accrescere la capacità digestiva degli animali, rendendo quindi maggiore la razione alimentare somministrabile dall’allevatore, già dai primi mesi di vita dei capi. Questo metodo scorretto – che permette a chi alleva una maggiore economia d’esercizio, e a chi consuma un prezzo più basso delle carni – si è diffuso notevolmente, aprendo la strada al pericoloso problema della resistenza agli antibiotici. Un problema che potrebbe migrare dagli animali agli esseri umani.
L’impiego di questi farmaci, invece, può essere limitato riducendo il sovraffollamento tipico di molti allevamenti intensivi, che favorisce la diffusione di malattie e l’indebolimento delle difese immunitarie dei capi allevati, sostanzialmente peggiorandone le condizioni di vita.
Contro le frodi per prevenire la resistenza agli antibiotici
Dal 2006 i regolamenti della Comunità europea proibiscono l’uso di antibiotici in aggiunta ai mangimi. Sempre per arginare il pericolo di resistenza agli antibiotici, nel 2013 la Commissione europea ha lanciato un pacchetto di riforme per definire i controlli su alimenti e mangimi. In questa sfida per il rispetto delle regole e della salute, la ricerca biotecnologica gioca un ruolo di primo piano. È necessario formulare nuove metodologie scientifiche per rilevare l’uso illecito di antibiotici e altri farmaci.
Resistenza agli antibiotici e altri rischi per i consumatori
L’utilizzo improprio sopra descritto potrebbe favorire la resistenza agli antibiotici dei batteri, che a sua volta potrebbe essere più pericolosa per gli esseri umani che per gli animali. È bene precisare, tuttavia, che la causa principale di resistenza agli antibiotici resta la gestione scorretta di questi farmaci nel trattamento dei pazienti umani. Spesso, infatti, si tende ad abusare senza motivo di questi medicinali.
Inoltre, l’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti può lasciare residui di questi farmaci nei prodotti di origine animale derivati. I soggetti sensibili a determinati farmaci possono accusare allergie, anche se le sostanze sono presenti solo in tracce. Questa eventualità, comunque, per negatività non è paragonabile all’antibiotico-resistenza.
Il parere dell’esperto
Secondo la dottoressa Luisa Zoni “Il rischio di resistenza agli antibiotici causato dal consumo di carne di animali allevati con un abuso di questi farmaci dipende dal carico di sostanze somministrate ai capi, come dall’efficacia dei controlli effettuati negli allevamenti e sui prodotti. Comunque il rischio esiste, ma dipende da come e quanto viene consentito.”
La dottoressa aggiunge che “I controlli da parte dei servizi di igiene della nutrizione degli alimenti delle USL dovrebbero essere costanti ed efficienti, e questo deve valere sia per le produzioni animali che vegetali. Un tempo le campionature erano molto frequenti, mentre oggi a causa delle riduzioni di personale possono essere meno rigide e capillari. Tuttavia, esistono norme di campionatura e dosaggio sui prodotti, non a caso talvolta viene bloccata la vendita di alcuni alimenti. Spesso si tratta di cibi esteri che contengono sostanze tossiche in quantitativo superiore al massimo consentito. In Europa, comunque, negli allevamenti le quantità massime consentite di antibiotici e altri farmaci sono inferiori rispetto agli Stati Uniti. In ogni caso, quando si superano certe dosi vietate, si rientra a tutti gli effetti nel campo delle truffe.”
Nei prossimi anni cosa ci aspetta?
La dottoressa Zoni ricorda che “L’ipotesi di diffusione di resistenza agli antibiotici è al vaglio della letteratura scientifica, ma non è ancora verificata. Teniamo presente che una volta che l’antibiotico è introdotto all’interno di un sistema vivente, subisce delle trasformazioni. Quello che invece potrebbe esser veicolato è un batterio che mostra resistenza a determinati antibiotici, questo sarebbe il rischio principale. Ci sono studi in merito a queste possibilità, ma di sicuro ora è più facile che ci siano problematiche di resistenza antibiotica dei batteri in un ambiente ospedaliero dove si fa un uso sistematico e specifico di grossi quantitativi di antibiotici, anche di ultima generazione. Negli allevamenti zootecnici si impiegano antibiotici di vecchio tipo e di basso livello, con costi più bassi.”
Consigli per limitare i rischi da antibiotici
“Per limitare i rischi dovuti all’introduzione indiretta di antibiotici, può essere consigliabile preferire alimenti di origine animale prodotti in agricoltura biologica e carni di animali di piccola taglia allevati in modo naturale. Meglio limitare o evitare le produzioni intensive di animali di grossa taglia. Questo vale per le carni ma anche per il pesce. Nel pesce di grossa taglia è più facile che si verifichi un immagazzinamento di sostanze tossiche derivanti da scarichi.”
E voi cosa pensate dei pericoli dovuti ai farmaci negli allevamenti e alla resistenza agli antibiotici? Quando fate la spesa ne tenete conto?
Altre fonti:
Ministero della Salute, Direzione generale della Sanità animale e dei farmaci veterinari, Manuale di biosicurezza e uso corretto e razionale degli antibiotici in zootecnia.