“Se si guarda all’ingiustizia sociale attraverso il discorso sul cibo essa appare ancora più insopportabile. Infatti, se si può accettare che non tutti possano permettersi un diadema di smeraldi o un abito costoso, che non tutti abbiano accesso a cibo di qualità è oggi inammissibile”, scriveva lo scorso 13 febbraio Giuliano Gallini su queste pagine.
La povertà alimentare in Italia è un fatto, che ci consegna una chiave di lettura amara della nostra società, soprattutto alla luce delle dimensioni del fenomeno, che oggi coinvolge oltre due milioni di italiani, in base ai dati 2017 del rapporto Coldiretti sulla povertà alimentare in Italia, presentato pochi giorni fa a Torino.
Il fenomeno della povertà in Italia: famiglie numerose e bambini i più colpiti
Considerando i circa 4 milioni e 742mila italiani che nel 2016, secondo l’Istat, si trovavano in condizioni di povertà assoluta, ovvero incapaci di soddisfare tutti bisogni primari, quindi necessari per la sopravvivenza, i dati Coldiretti del rapporto “La povertà alimentare e lo spreco in italia” mostrano come quasi la metà di queste persone nel 2017 non abbia avuto accesso al cibo, motivo per cui si è rivolta a strutture di sostegno, come le mense per i poveri.
Non a caso, la sociologa Chiara Saraceno parla di “emergenza sociale”, riferendosi soprattutto al fatto che la condizione di povertà, assoluta e, nello specifico, alimentare, nel nostro Paese riguarda in gran parte minori e famiglie con due o più figli, che hanno esigenze particolari, cui spesso i sussidi e gli aiuti governativi previsti, non tengono conto o non riescono a soddisfare pienamente.
Infatti, secondo le analisi della sociologa che si occupa di disuguaglianze dagli anni ‘80, il fenomeno della povertà in Italia ha caratteristiche riconoscibili, tra le quali:
- colpisce soprattutto famiglie monoreddito o con un adulto di riferimento in situazione di disoccupazione di lungo periodo, con 3 o più figli a carico
- è connotata territorialmente, concentrandosi soprattutto nel Centro-Sud Italia, anche se cresce la povertà assoluta al Nord, che si distingue per situazioni di estrema gravità.
All’interno di questo quadro generale, pesano, inoltre, i salari bassi, soprattutto nel lavoro operaio, la perdita del lavoro dopo i 55 anni, le difficoltà dei lavoratori autonomi e quelle delle donne, che hanno necessità di conciliare famiglia e impiego, in un mercato sempre più competitivo e ancora “stretto”, in termini di offerta, nonostante i passi avanti avvenuti dopo la crisi.
Si tratta di situazioni confermate anche dall’ultimo rapporto Coldiretti sulla povertà alimentare in Italia presentato nella giornata conclusiva del Villaggio allestito ai Giardini Reali di Torino, alla presenza del Sindaco della città, Chiara Appendino, del presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo e di numerose autorità, tra le quali anche Gian Carlo Caselli, presidente dell’Osservatorio di Coldiretti sulle agromafie, che abbiamo avuto occasione di ascoltare proprio a Torino durante il dibattito sull’anno del cibo italiano, all’ultimo Festival del Giornalismo alimentare.
[elementor-template id='142071']Rapporto Coldiretti sulla povertà alimentare in Italia: i nuovi poveri che non hanno accesso al cibo
Nel 2017 circa 2,7 milioni di persone hanno beneficiato degli aiuti alimentari, ha precisato Coldiretti: alcuni rivolgendosi direttamente alle mense per i poveri, molti altri accettando i pacchi alimentari, distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Infatti, la povertà assoluta è una condizione non solo di necessità pratica, ma comporta un risvolto psicologico non meno triste e grave, per cui molti cosiddetti “nuovi poveri” (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) provano imbarazzo a chiedere aiuto, perché la povertà intacca anche le risorse psicologiche e di capitale umano.
Tra gli indigenti in Italia si contano 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e circa 100mila senza fissa dimora, presi in carico dalle numerose organizzazioni e dagli enti presenti sul territorio come Banco Alimentare, Caritas Italiana e Croce Rossa.
Una situazione che fa appello alle coscienze di tutti, non solo di governo e politica, per cui Coldiretti e Campagna Amica hanno lanciato per la prima volta l’iniziativa della “spesa sospesa” a favore della Caritas: durante tutto lo scorso weekend nel villaggio allestito ai Giardini Reali di Torino, i visitatori dei banchi del maximercato degli agricoltori hanno potuto fare una donazione libera, per una spesa a favore dei più bisognosi. Il bilancio è stato più che positivo, con oltre una tonnellata di cibo raccolto, tra formaggi, frutta, verdura, salumi, olive e altri prodotti a Km0 proposti dai contadini della Coldiretti.
Come contrastare, dunque, un fenomeno in costante aumento?
Lavoro, casa, sostegno al reddito: possibili soluzioni oltre gli slogan
Se consideriamo che siamo tra i Paesi europei con la maggior percentuale di persone che non studiano, non lavorano e non sono impegnate nella formazione, il quadro sulla povertà in Italia assume tinte fosche, cui il nuovo Parlamento dovrà farsi carico con politiche adeguate, praticabili e prioritarie.
La sociologa Chiara Saraceno, ad esempio, sostiene da tempo che nel nostro Paese si assiste ad un fenomeno di povertà minorile troppo sottovalutato, ricordando che le soluzioni vanno trovate non solo nelle politiche di accesso al lavoro, ma anche in quelle della casa, nella formazione, nel sostegno economico, puntando sul rafforzamento delle capacità delle persone.
Certamente, la grande esperienza e la lunga tradizione della solidarietà sociale in Italia, è un punto fermo fondamentale, una risorsa unica, motivo di orgoglio a livello internazionale, come confermato anche dall’Onorevole Maria Chiara Gadda, nella nostra intervista sulla raccolta delle eccedenze alimentari. Ecco perché, come ha ricordato Roberto Moncalvo, durante la presentazione del rapporto Coldiretti sulla povertà alimentare in Italia, “in un’occasione di incontro tra campagne e città come è il Villaggio Coldiretti, non potevamo non pensare a chi in questo momento vive grandi sofferenze a causa della crisi economica che ha colpito duramente soprattutto le fasce più deboli della popolazione”, sottolineando che “è però necessario intervenire anche a livello strutturale per rompere questa spirale negativa aumentando il reddito disponibile di chi oggi vive sotto la soglia di povertà”.
Voi cosa ne pensate? Il reddito di cittadinanza, in sostituzione del già esistente reddito di inclusione, potrebbe aiutare nel contrasto alla povertà alimentare in Italia o si tratterebbe solamente di assistenzialismo? All’attualità l’ardua sentenza.
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