È conosciuto come barbaforte, cren, rafano di Spagna oppure rafano orientale, tuttavia parliamo sempre di una pianta rizomatosa, di cui consumiamo la grossa radice bianca, di forma cilindrica, dal sapore forte e deciso. Sebbene non si tratti di un ingrediente molto noto, il rafano può essere utilizzato per preparare salse perfette come accompagnamento per il bollito, oppure grattugiato direttamente sui cibi, come nel caso del classico abbinamento della cucina triestina, insieme al prosciutto cotto.
Abbiamo chiesto, dunque, alla dottoressa Francesca Evangelisti, biologa nutrizionista, di raccontarci le caratteristiche del rafano, le sue proprietà e di darci qualche consiglio su come utilizzarlo in cucina.
[elementor-template id='142071']Rafano, proprietà e caratteristiche nutrizionali
La pianta del rafano, appartenente appunto alla famiglia delle crucifere, può essere alta fino a 80 cm, presenta foglie oblunghe a margine seghettato e fiori formati da 4 petali bianchi e riuniti in piccoli racemi. “La definizione di ‘pianta rizomatosa’ – specifica la biologa nutrizionista fa riferimento alla radice, che è la parte della pianta utilizzata in campo alimentare”.
Dal punto di vista dei valori nutrizionali, in 100 g di rafano troviamo:
- 95,3 g d’acqua
- 2,6 g di carboidrati
- 1,1 g di proteine
- 0,1 g di grassi
- 1,4 g di fibra.
Tra i minerali, troviamo sodio, calcio, fosforo, potassio e ferro, nonché la vitamina C. “L’apporto calorico di 100 grammi di rafano è di circa 14 kcal”, spiega la dottoressa.
Proprietà antibatteriche, antibiotiche e antinfiammatorie
Il rafano possiede diverse proprietà benefiche. “Innanzitutto – specifica l’intervistata – svolge un’azione antibatterica e antibiotica, grazie alla presenza di glicoli dell’olio di senape come la sinigrina che, unitamente agli oli essenziali presenti, sono responsabili del tipico sapore intenso e pungente del rafano.”
È utile in caso di inappetenza e aiuta la digestione, favorendo la produzione di bile e succhi gastrici, ma ha anche un rilevante potere antinfiammatorio, come ci spiega la dottoressa Evangelisti: “in particolare risulta molto utile come espettorante e purificante per le vie respiratorie, in caso di raffreddore, tosse e bronchite.”
La presenza della vitamina C, inoltre, fa sì che questo alimento contribuisca al rafforzamento delle difese immunitarie, ma non soltanto: “il rafano – aggiunge la dottoressa – è un ottimo analgesico, utile in caso di dolori di vario genere, specie quelli di origine muscolare e reumatismi.”
Un alimento depurativo e di supporto al cuore
Questa preziosa radice ha anche proprietà depurative poiché, come ci spiega l’intervistata, è in grado di stimolare la diuresi e contrastare la ritenzione idrica. “Ci tengo a ricordare, inoltre, che la sinigrina regola la pressione arteriosa, mentre il potassio potenzia la circolazione sanguigna. Effetti benefici sono quindi esercitati anche sull’apparato cardiovascolare.” Il rafano è anche un potente antiossidante, in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, e aiuta il processo di detossificazione epatica.
Favorisce il senso di sazietà
Buone notizie anche per chi desidera seguire un regime ipocalorico oppure perdere peso: “come tutti gli alimenti piccanti – spiega la dottoressa Evangelisti – il rafano è in grado di accelerare il metabolismo, con un bruciando i grassi e svolgendo un effetto dimagrante. È inoltre un alimento ipocalorico, dal buon contenuto di fibre le quali, oltre a favorire la funzionalità intestinale, favoriscono anche il senso di sazietà.” Infine, il calcio e il fosforo presenti contribuiscono alla salute di ossa e denti.
Quali controindicazioni per il rafano?
La biologa nutrizionista aggiunge che non ci sono particolari controindicazioni per il consumo del rafano, tuttavia, in eccesso può irritare le mucose gastriche e, in generale, è da evitare in caso di:
- ipercloridria,
- gastrite,
- ulcera,
- gastroenterocolite,
- malattie delle vie urinarie,
- gravidanza,
- allattamento.
Rafano, una radice piccante in cucina
La radice del rafano, dal sapore piccante, si consuma fresca oppure conservata sotto aceto o in agrodolce. Viene raccolta dopo il secondo anno di coltivazione e deve essere subito utilizzata perché perde rapidamente freschezza e turgore. “Deve essere soda al tatto, con buccia tesa e di colore brillante, senza ammaccature o parti molli e rovinate.”
È possibile conservare la radice in aceto di vino bianco oppure surgerarla grattugiata. Il rafano può essere grattugiato fresco oppure impiegato nella preparazione di una salsa piccante, la salsa cren, che si conserva in frigorifero. In entrambi i casi presta molto bene ad accompagnare bolliti, carni arrosto o affettati.
Conoscevate già questa radice e le sue proprietà?