Costine di levistico, foglie di bardana e rametti di larice… No, non vi stiamo dando gli ingredienti per qualche pozione magica! Vogliamo portarvi per boschi e parlarvi di cibi spontanei.
Si può sfuggire ad un quotidiano ipertecnologizzato e allo stress di un contesto metropolitano anche attraverso il cibo! Esistono numerose piante selvatiche commestibili, alimurgiche, offerte spontaneamente dalla natura, e anche in Italia sta esplodendo la pratica di andar per montagne, argini dei fiumi, spiagge, boschi per cercarle e raccoglierle.
Quali sono le piante selvatiche commestibili?
In realtà molte piante alimurgiche sono ampiamente conosciute e utilizzate, come ortiche, cicoria, tarassaco, finocchio selvatico, malva, camomilla. Se non vogliamo accontentarci dei soliti gusti, dobbiamo spingerci oltre e scoprire piantaggine, borragine, bardana, larice, levistico, sambuco, alliaria, silene, parietaria, acacia, equiseto, consolida, rovo, porcellana, pratolina.
Sostenibilità e divertimento
L’alimentazione a base di piante spontanee sarà un’ottima scusa per immergerci nella natura e imparare a conoscere l’ecosistema di cui facciamo parte. Per partire bisogna dotarsi di una buona e necessaria base di etnobotanica.
Raccogliere piante spontanee è un divertimento, ma deve essere fatto con estrema attenzione. Esistono importanti regole sia di sicurezza per chi vuole consumare le erbe selvatiche che per la preservazione delle piante stesse. Per cui bisogna saperle identificare correttamente, per non rischiare avvelenamenti e malesseri, e bisogna cogliere solo la quantità che serve e mai piante rare.
Il luogo che si decide di esplorare è fondamentale non solo per l’appagamento di tutti i nostri sensi, ma anche per rispettare la natura. Deve essere quindi incontaminato e non un’area protetta.
Diversi i consigli poi su quale sia il momento giusto per raccogliere i cibi spontanei, così da poterli assaporare quando il loro gusto e profumo sono alla massima intensità. Ogni pianta ha il suo più giusto momento, per cui le erbe selvatiche andrebbero raccolte prima della fioritura per godere appieno dei contenuti nutrizionali. Fiori, come la camomilla, andrebbero raccolti quando raggiungono la loro massima dimensione. Per le radici, come la bardana e la cicoria, il momento ideale è in autunno, dopo la caduta delle foglie.
Ma i consigli sono anche di sostenibilità. Per preservare le piante bisognerebbe iniziare la raccolta quando la pianta ha abbastanza foglie per mantenere la crescita e prima della fioritura.
Cibi spontanei e gastronomia
Se le piante selvatiche un tempo si utilizzavano in epoca di carestia o di scarsa disponibilità alimentare, oggi sono un’ulteriore sperimentazione per palati esigenti e curiosi. Si ritorna ad un alimentazione ancestrale, delle origini, per reinventare le tradizioni gastronomiche. Cresce così il loro utilizzo in cucina e come abbiamo visto, in questa intervista, anche nel settore brassicolo c’è chi ha scelto mix di erbe e piante per creare nuovi gusti.
Valeria Margherita Mosca, diffonde la cultura della raccolta in Italia, nel rispetto della sicurezza personale e tutelando il territorio. Il suo progetto Wood*ing offre anche corsi di cucina e servizi di catering. Tutto rigorosamente a base di questi ingredienti spontanei.
E’ la stessa Valeria Margherita Mosca in un’intervista a Repubblica, a confermare che già diversi chef italiani che propongono cibo selvatico nei loro menu: Pier Giorgio Parini, Fabio Moriconi, Minnena Stangoni, Giancarlo Morelli e Alessandro Gilmozzi.
Un cibo selvatico ed originale per riconnettersi alla natura in maniera sostenibile. Un ulteriore segnale del ritorno alle tradizioni, che l’uomo contemporaneo sta vivendo, come già visto per grani e varietà antiche.
Il divertimento di cacciare bacche ed erbe, imparando l’origine dei nostri alimenti e scoprendo nuovi sapori. La bellezza di ricevere dalla natura, nel rispetto dei suoi cicli di vita, un cibo gustoso, nutriente, a km 0 e gratuito. Cosa aspettiamo allora?!