Quando le galline erano grosse, piumose e altere

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Martino nel suo pollaio

di Daniela Dellera

Mia nonna allevava le galline, ogni giorno depositavano un uovo ed ognuna di loro aveva un nome. Le chiamava alla sera e loro correvano dagli angoli del cortile in cui si erano rifugiate. Svelte svelte, si aggiudicavano i chicchi di mais che mia nonna spargeva ad ampie manciate con quell’elegante apertura del braccio mutuato dalla danza.

cesto di uovaI gusci delle loro uova avevano colori diversi che andavano dal bianco candido, al rosa pastello e dal rosso Pompei, al nocciola maculato. Si poteva riconoscere la gallina dal colore delle sue uova: Meringa amava l’angolo del cortile accanto al deposito di marmo di Carrara e il colore delle sue uova era bianco assoluto; Rosalba rubava il pastone delle oche, quello preparato dalla nonna con le scaglie di triglia e il colore delle sue uova sembrava l’alba fresca del mattino; Bàccarastava sempre a beccare sui blocchi di marmo rosso Verona e i suoi gusci sembravano fatti con i petali rossi delle rose Baccarat; galline altereRivetta stava spesso con me, lungo l’argine dell’Adige e, mentre io giocavo nell’acqua, lei raccoglieva da riva i sassolini colorati che il fiume abbandonava durante la corsa.

Erano grosse, piumose, altere; il gioco preferito di noi bambini era sorprenderle per far loro paura, ma la maggior parte delle volte eravamo noi a correre via, impauriti dall’assalto dei loro becchi e dei loro speroni.
La sera rientravano chiocciando nel pollaio che le difendeva dagli attacchi notturni delle faine. Penso fossero felici, perlomeno spensierate… lontane anni luce dallo stress dalle galline degliallevamenti moderni.

tagliatelle fatte in casaLa nonna impastava con le loro uova una pasta elastica che poi appiattiva col mattarello fino a trasformarla in un foglio trasparente che esaminava in controluce per controllarne l’uniformità di spessore.

Lasagne, tagliatelle, capelli d’angelo, malfatti, quadrotti, ravioli, tortellini e cappelletti: mia nonna era cintura nera di pasta all’uovo. Le sue amiche, nei pranzi consacrati, comperavano di tutto da lei e poi se ne attribuivano il merito! Mia nonna manteneva il segreto ma aumentava i prezzi.

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