Che il nostro Paese sia uno degli ambasciatori del mangiar bene è risaputo e la presenza di numerose eccellenze enogastronomiche conferma questa sua vocazione. Negli ultimi 20 anni il numero di Indicazioni Geografiche (IG) per prodotti Food&Wine è più che triplicato: si è passati infatti da 267 certificazioni di qualità a 818. Ma nello specifico cosa significa che un prodotto è DOP o IGP? Cosa garantiscono questi marchi e qual è l’iter per poter ottenere queste denominazioni? In questo articolo approfondiremo l’argomento, facendo il punto sulle caratteristiche di tali prodotti.
Prodotti DOP E IGP: la normativa europea
Gli acronimi DOP e IGP indicano prodotti a Indicazione Geografica Protetta e prodotti a Denominazione di Origine Protetta e rappresentano l’eccellenza della produzione agroalimentare europea. La loro regolamentazione avviene a livello comunitario: l’UE ha infatti stabilito delle indicazioni precise per tutelare i prodotti dalle pratiche sleali (come l’italian sounding), offrire al consumatore le informazioni adeguate sulla qualità e garantire un giusto compenso ai produttori. Queste necessità sono state legiferate sin dal 1992, quando il Consiglio Europeo ha deciso di adottare un quadro giuridico per la protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari con uno specifico regolamento ( attualmente quello in vigore è il n. 1151/2012, che ha aggiornato e reso più snelle alcune norme del precedente, n. 509/2006).
[elementor-template id='142071']Marchi DOP e IGP: che cosa garantiscono al consumatore?
Le definizioni di DOP e IGP sono contenute nell’articolo 5 del Regolamento n. 1151/2012, che definisce quali siano i requisiti che un prodotto deve dimostrare di possedere per entrare nel registro europeo: gli elementi principali riguardano la tradizione, il legame con il territorio e gli elevati standard qualitativi. Vediamo ora nello specifico le caratteristiche dei prodotti e individuiamo quali sono le differenze sostanziali tra i due marchi.
Il marchio DOP
“Denominazione di Origine Protetta” è un marchio di tutela giuridica che viene attribuito a tutti quegli alimenti originari di un determinato luogo, le cui caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono prodotti. Cosa significa? Che i fattori naturali, come il clima e le caratteristiche ambientali, insieme ai fattori umani – sempre legati al territorio, come le tecniche di lavorazione tramandate – permettono di ottenere un prodotto unico, impossibile da realizzare in un altro luogo. È il caso, per esempio, di alcuni salumi italiani d’eccellenza, come il Prosciutto di Parma DOP, il Prosciutto San Daniele DOP, oppure di alcuni formaggi, come il Gorgonzola DOP, il Taleggio DOP, ma anche l’Aglio di Voghiera Dop, o il Pane di Altamura DOP.
Il marchio IGP
“Indicazione Geografica Protetta” è invece un marchio di tutela giuridica dell’indicazione geografica che viene attribuito a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un’altra caratteristica dipendono dall’origine geografica, ma la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione, non deve necessariamente avvenire in una determinata area in tutte le sue fasi. È il caso, per esempio, del Pane di Matera IGP, delle Amarene Brusche di Modena IGP, o del Carciofo Tondo di Paestum IGP.
La differenza tra le due denominazioni sta, quindi, nel fatto che la tutta produzione sia vincolata geograficamente (DOP) o che lo sia soltanto in alcuni momenti (IGP). In entrambi i casi, però, le indicazioni sulle modalità produttive sono contenute nei disciplinari e il loro rispetto è controllato da organismi come i Consorzi di Tutela.
DOP e IGP in Italia: i numeri di un mercato in crescita
In un paese come l’Italia, dove il mangiar bene è uno dei principali valori nazionali, il sistema DOP-IGP non è solo una celebrazione dell’eccellenza, ma una vera e propria risorsa economica: si tratta dell’11% nell’industria alimentare e del 22% nell’export agroalimentare. Il settore food con 83.695 operatori (+5% sul 2015), vale 6,6 miliardi di euro alla produzione e 13,6 miliardi al consumo (+3%), mentre l’export continua a crescere (+4,4%) così come quello della Grande Distribuzione che supera il 5,6%.
Mentre, se vogliamo entrare nello specifico e scoprire qual è la regione vincitrice di questo gioco di eccellenze enogastronomiche dobbiamo rivolgere lo sguardo verso il nord-est della penisola. La regione italiana che rimane in testa a guidare la classifica è senza dubbio l’Emilia-Romagna, prima sul podio per numero di certificazioni (45 in totale per il comparto Food) e valore della produzione (2,7 miliardi di euro). Di questi quasi la metà (1,27 miliardi) sono generati nella provincia di Parma, con netto distacco dalla seconda sul podio, Modena, con 623 milioni di euro. Completa la classifica un’altra città emiliana, Reggio Emilia, con 534 milioni di euro legati a prodotti di qualità.
Invece, analizzando le categorie, vediamo che l’ortofrutta è la categoria numericamente più rappresentata – con 110 certificazioni e volumi produttivi che girano intorno alle 658 mila tonnellate. Ma il maggiore contributo al giro d’affari viene dai formaggi e dai prodotti a base di carne. Caso eccezionale è quello dell’aceto: con appena 3 prodotti certificati, l’Aceto Balsamico è in grado di raggiungere quota 385 milioni di euro generati, piazzandosi al terzo posto al giro d’affari (5,8% del totale). Una vera e propria eccellenza, soprattutto per quanto riguarda il trend delle esportazioni: infatti, l’Aceto Balsamico di Modena IGP vende fuori dal nostro paese il 92% della produzione, rappresentando da solo un quarto del valore totale dell’export del comparto Food IGP e DOP.
Qual è l’iter per ottenere i marchi DOP e IGP?
Il processo per ottenere queste denominazioni è lungo e richiede la presentazione della domanda al Ministero delle politiche agricole e forestali da parte di un’organizzazione associativa che riunisce tutti i produttori. Tra i documenti necessari c’è il Disciplinare di produzione, nel quale sono indicati i seguenti elementi:
- il nome
- la descrizione del prodotto
- caratteristiche geografiche
- il metodo di produzione
- gli elementi che li riconoscono adatti per il riconoscimento
- ente di verifica
- etichettatura
Ottenere il marchio non significa, però, che la strada è terminata, perché i prodotti da quel momento in poi saranno soggetti a una serie di periodici controlli per accertarne la rispondenza al disciplinare di produzione.
Conoscevate le caratteristiche dei prodotti DOP e IGP e quanto vale questo mercato in Italia? Quali prodotti con queste denominazioni acquistate abitualmente? Raccontatecelo nei commenti.