Ricomincio da 46942. Sarà il mantra del 2016 del bio italiano, e parte da questo numero. Viaggiano ormai verso i 50 mila, e sono gli operatori del settore iscritti a Databio, il database sul quale si può verificare l’attendibilità delle aziende e tracciarne i prodotti. Difficile trovare tracce di truffa su questo inflessibile strumento informatico, inaugurato un anno fa e nato dalla collaborazione tra Federbio e Accredia, l’ente italiano di accreditamento, ma anche l’anno appena concluso è stato prodigo di frodi che hanno minato la credibilità del settore dei prodotti biologici. Dall’olio con pesticidi al falso bio importato dall’est Europa al riso piemontese spacciato per immune da prodotti chimici, il 2015 in attesa delle statistiche ufficiali va in archivio con la consueta scia di insicurezza.
Truffe sui Prodotti Biologici: i numeri del falso bio in Italia
Ci si deve accontentare, per il momento, dei dati relativi al 2014, nell’attesa che il Mipaaf diffonda i nuovi, ma visto il costante crescere del trend gli operatori del settore non si aspettano buone notizie. L’Icqrf, l’ispettorato ministeriale che si occupa di controllo della qualità e repressione frodi, I controlli sui prodotti da agricoltura biologica, aveva fatto nel 2014 ben 2.257 controlli nel settore dell’agricoltura biologica (poco meno del 7% delle 36.359 ispezioni totali), verificando 1.815 operatori e 2.877 prodotti, tra i quali ortofrutta e olio d’oliva in misura maggiore rispetto agli altri: ebbene, l’8,6% dei controllati era risultato irregolare, con 16 diffide, 58 sequestri, 178 multe e 18 milioni di euro di merce e prodotti sotto sequestro.
Un valore nettamente superiore all’anno precedente, quando il falso bio requisito dall’autorità non superava i 3 milioni di euro: nel 2013 era stata inferiore anche la percentuale (8,1%) di operatori riscontrati come irregolari dall’Icqrf, così come il totale delle sanzioni amministrative. Notevole anche il lavoro di carabinieri e guardia di finanza: i primi nel 2014 hanno sequestrato oltre 200mila etichette irregolari, tra le quali una fetta importante riguardava proprio i prodotti da agricoltura biologica, e riscontrato almeno un milione di euro in finanziamenti illegittimamente ricevuti dalla Ue da alcune imprese.
Le truffe del 2015
A chiudere l’anno ci ha pensato l’ennesimo sequestro di fertilizzanti certificato come biologico ma in realtà nocivo. Sulla scorta di Matrina, il finto prodotto bio trovato dalla Guardia di Finanza a fine 2014 e oggetto dell’operazione Mela stregata e di indagini e sequestri in tutta Italia, ecco in autunno la nuova truffa: 366 esercizi commerciali italiani avrebbero acquistato fertilizzante destinato all’agricoltura biologica per lo più proveniente dalla Cina e dall’India. Spacciato per naturale e adatto all’agricoltura biologica e biodinamica, è risultato invece dalle analisi pericoloso per la salute e non conforme alle leggi.
I falsi fertilizzanti bio, acquistati da un’azienda romagnola, sono stati sequestrati in notevoli quantità (8,5 tonnellate) in varie province da nord a sud. Il 2015 si era aperto invece con Vertical bio, l’operazione che aveva stanato un grosso giro di false certificazioni di prodotti. Due gruppi criminali, uno addetto all’importazione di granaglie dall’est Europa e l’altro all’aspetto burocratico, erano stati individuati da Finanza e ispettori ministeriali: il sistema aveva consentito alle aziende coinvolte di importare, dal 2007 al 2013, circa 350.000 tonnellate di granaglie, in particolare mais, soia, grano, colza, semi di girasole, da Moldavia, Ucraina e Kazakistan, per un fatturato di oltre 120 milioni di euro e un guadagno illecito di 32 milioni. L’inchiesta era sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio per 33 persone, di cui 31 italiane.
Le eccellenze tricolori
Spacciati come prodotti italiani, con etichetta apparentemente regolare e col valore in più costituito dall’essere delle peculiarità di un distinto territorio e il fiore all’occhiello della produzione italiana. Olio e riso sono finiti nel mirino, e il primo sta diventando un habitué. L’oro verde, nella bufera a fine anno dopo l’inchiesta della procura di Torino, aveva visto in primavera il sequestro nel Viterbese di grandi quantità di prodotto presentato come biologico e contenente invece una sostanza considerata altamente nociva. Il Nucleo agroalimentare forestale aveva infatti riscontrato nell’olio venduto nel negozio annesso al frantoio in questione tracce di “Clorpirifos etile”, un prodotto fitosanitario vietato in olivicoltura e in agricoltura biologica.
E poi il riso: 3.800 tonnellate di falso riso biologico trovato e sequestrato in sei aziende agricole del Vercellese, segnalate per frode in commercio. I titolari, secondo l’inchiesta conclusa verso la fine del 2015, usavano diserbanti non nocivi ma vietati in agricoltura bio per aumentare la resa per ettaro. Il guadagno era triplo rispetto a quello che avrebbero dovuto conseguire.
La crescita del settore
I numeri, quelli delle frodi sui prodotti biologici, stridono però con quelli del settore, che vista la crescita autorizzano ottimismo. Al 31 dicembre 2014 al Mipaaf risultavano, sulla base delle elaborazioni del Sinab – Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica -, 55.433 operatori certificati: 42.546 produttori esclusivi, 6.524 preparatori esclusivi, 6.104 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione, 259 operatori che effettuano attività di importazione, con un aumento di oltre il 5% rispetto al 2013. Importante anche il dato sulla superficie coltivata con metodo biologico, quasi un milione 400mila ettari. I numeri delle imprese fa dell’Italia il primo Paese in Europa.