Giornale del cibo

Ogm sì o no? L’opinione di Gateano Pascale, presidente di Slow Food Italia

Oggi, dopo la pubblicazione dell’articolo pro OGM con l’intervista alla giornalista e bioeticista Chiara Lalli, cediamo la parola all’agronomo militante slowfoodiano dal 1997 e figlio di contadini Gaetano Pascale, Presidente Slow Food Italia: una delle più importanti associazioni internazionali no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, a chi lo produce, lavorando sulla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi grazie ai saperi custoditi dalle tradizioni di genti e territori diversi. Slow Food attraverso attività mirate, progetti e campagne di comunicazione promuove e difende una cultura libera da Ogm.

 

Gaetano Pascale, Slow Food

 

 

Gaetano Pascale Cosa sono gli ogm?

Gaetano Pascale: “Organismi Geneticamente Modificati. Nella maggior parte dei casi si tratta di specie vegetali ottenute grazie al trasferimento di geni da altre specie o dalla stessa specie, per conferire alle piante particolari caratteristiche (resistenza a parassiti, tolleranza a un particolare diserbante, adattabilità a condizioni ambientali eccetera). Nel caso di trasferimento di geni da una pianta di una specie vegetale a un’altra pianta della stessa specie si parla di organismi cisgenici (es.: da una varietà di frumento a un’altra varietà di frumento). Nel caso in cui invece parliamo di trasferimento di geni da pianta di una specie a un’altra specie si parla di organismi transgenici”.

 

Qual è il suo breve pensiero al riguardo?

GP: “Il miglioramento genetico è sicuramente utile in agricoltura, l’uomo da sempre si è preoccupato di migliorare i caratteri delle piante che coltivava o degli animali che allevava. Gli OGM costituiscono una forma estrema di miglioramento genetico, perché forzano dei processi che in natura non potrebbero mai avvenire. Dal mio punto di vista i benefici di questi organismi, in riferimento alla sicurezza alimentare, alle opportunità per gli agricoltori e alla salvaguardia degli ecosistemi, sono nettamente inferiori ai danni che essi provocano”.

 

Qual è la percezione che la maggior parte della popolazione mondiale, e nello specifico italiana, ha degli ogm?

GP: Buona parte della popolazione mondiale non è abbastanza informata sugli OGM (cosa sono, perché vengono prodotti, sono utili, a chi sono utili). In Italia la sensazione è che abbiamo un livello di informazione sensibilmente più elevato rispetto al resto dal mondo. Tuttavia anche in Italia la maggior parte delle persone, a mio parere, non è sufficientemente documentata. In ogni caso gran parte delle persone è contraria alla loro introduzione e ancora più contraria al consumo.

 

Sa darmi una stima di quanti e quali sono i prodotti gm in commercio nel nostro paese?

GP: “Difficile fare una stima del genere, perché purtroppo l’etichettatura non è abbastanza chiara in proposito. Per esempio di alcuni prodotti gm presenti in commercio come ingredienti, noi sappiamo nulla perché non c’è l’obbligo di indicarli in etichetta se contenuti sotto una certa soglia. Sicuramente c’è tanta soia e tanto mais transgenico in commercio”.

 

Fanno male? Se si, a chi e/o a cosa?

GP: “Sulla salubrità o meno di questi prodotti non ci sono evidenze scientifiche, anche perché l’intervallo di tempo osservato, da quando vengono commercializzati, è tale che non consente di vedere effetti a lungo termine sulla salute. Sicuramente non fanno bene alla biodiversità (e quindi agli equilibri degli ecosistemi), perché la loro diffusione va a soppiantare tante specie vegetali autoctone che vengono progressivamente abbandonate. E fanno male anche alle tasche dei contadini che devono tirar fuori tanti quattrini per averli, senza che ciò si traduca in una migliore remunerazione del proprio lavoro”.

 

Ogm = Multinazionali?

GP: “Se parliamo di ricerca no, ci sono tanti ricercatori che lavorano per istituti di ricerca pubblica. Se parliamo di commercializzazione sì, gli ogm attualmente sono controllati totalmente dalle multinazionali”.

 

La ricerca e le biotecnologie sono importanti ma fino a che punto è giusto spingersi? E in Italia come funziona la ricerca? A che punto siamo?

GP: “La ricerca è fondamentale, anche quella sulle biotecnologie. Però è importante che questo tipo di ricerca sia nelle mani di istituti pubblici e venga messa a disposizione di tutti. Oggi spesso non è così, perché alcune ricerche sono costose e possono essere finanziate solo da grosse realtà private. Quello che auspico per il futuro è un maggiore dialogo fra chi fa ricerca e il mondo della produzione agricola, la ricerca dovrebbe essere fatta un po’ più su ‘commissione’ delle aziende agricole, che invece spesso si trovano ad adottare pratiche innovative loro malgrado (si pensi alle farine animali)”.

 

Dal 2002 il Ministero Italiano dell’Agricoltura ha vietato la sperimentazione in campo aperto. Cosa pensa al riguardo?

GP: “Penso che fino a quando non si trova un meccanismo in grado di evitare la contaminazione tra piante gm e quelle tradizionali, non c’è alternativa, la ricerca su ogm va eseguita in laboratorio”.

 

La loro commercializzazione risale ormai a più di 15 anni fa, da allora la promessa che gli ogm avrebbero salvato il mondo dalla fame è stata disattesa? Cosa pensa al riguardo?

GP: “Che quella promessa sia stata disattesa lo dice la FAO: oggi ci sono oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame cronica e dall’altra parta c’è un’enorme quantità di cibo che viene sprecata. Quindi non è un problema di quantità prodotta, bensì di diffusione della produzione e di distribuzione”.

 

Quali sono state le principali battaglie di Slow Food contro gli ogm?

GP: “Non vogliamo fare crociate contro gli ogm, vogliamo difendere il lavoro degli agricoltori, la qualità del cibo di chi deve mangiare e tutelare l’ambiente. Perciò la nostra battaglia principale sta nel fare educazione e informazione, anche attraverso alleanze con altre organizzazioni e con il mondo scientifico”.

 

Cosa può fare il consumatore contrario agli ogm per contrastarli?

GP: Informarsi e, se non lo convincono, non acquistarli. Il problema, come dicevo sopra, è che in taluni casi queste informazioni non sono accessibili ai consumatori e allora diventa più complicato contrastarli”.

 

Come vede il nostro pianeta tra 50 anni?

GP: “Chi si impegna nel sociale non può essere pessimista su questo fronte, altrimenti arriverebbe alla conclusione che non ne vale la pena. Pertanto credo che, pur tra mille difficoltà e con tante battaglie perse, dovremmo avere un pianeta finalmente abitato da persone consapevoli che il patrimonio ambientale è quanto di più prezioso ci viene consegnato alla nascita”.

 

Ora che avete a disposizione i pensieri di due esperti, nettamente contrastanti riguardo il mondo degli OGM, riuscite ad avere anche voi una posizione più chiara e netta rispetto a questo delicato e importantissimo tema? O avete cambiato il vostro pensiero? Insomma, cosa pensate degli OGM e degli alimenti che ne derivano? Siete pro o contro gli organismi geneticamente modificati?

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