Nuovi studi scientifici dimostrerebbero che i pomodori sotto stress producono più antiossidanti. L’industria plaude, gli scettici insorgono, la comunità scientifica si divide.
Di Andrea Lupo
Anche i pomodori nel loro piccolo si stressano. E quando succede, cresce la produzione di anti-ossidanti, le sostanze chimiche in grado di contrastare i radicali liberi responsabili del danneggiamento e dell’invecchiamento delle cellule. Secondo uno studio riportato dalJournal of Scientific Food Agriculture, in caso di stress ambientali i pomodori mostrerebbero un contenuto di fitonutrienti (vitamina C, antocianine, flavonoidi, licopene e betacarotene) più elevato e una più spiccata attività antiossidante.
In Italia, un gruppo di lavoro della Facoltà di Agraria di Pisa, ha recentemente dimostrato una correlazione tra esposizione dei pomodori ai raggi solari UV B e aumento della presenza di licopene nel pomodoro.
E proprio recentemente, uno studio condotto dall’Instituto de Biología Molecular y Celular de Plantas (IBMCP), dell’ Universidad Politécnica de Valencia (UPV),avrebbe identificato un nuovo potentissimo antiossidante: il trans N-feruloylnoradrenaline (FNA) che i pomodori sintetizzano se sottoposti all’attacco di specifici batteri. Il potere antiossidante di questa nuova sostanza sarebbe 4 volte maggiore della vitamina E, 10 volte maggiore della vitamina C e 14 volte superiore a quelle del resveratrolo. Secondo i ricercatori l’FNApotrebbe venire utilizzato, qualora la ricerca ne confermasse le proprietà, come conservante per alimenti, in creme di bellezza e in altri prodotti nutraceutici. Se gli effetti benefici degli antiossidanti per la salute umana non sono in discussione, è sull’utilizzo di alcuni di questi a scopo commerciale che infuria la polemica. In special modo in rete.
La più recente risale al luglio scorso, in occasione del lancio di una passata dipomodoro L+, tutta italiana, in grado di contrastare l’invecchiamento e le malattie cardiache grazie all’elevata quantità di licopene (50% in più). Ma il controverso licopene è veramente efficace o è la solita bufala sparata a fin di marketing, si chiedono blogger e portali. Se fosse veramente efficace, allora perché l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (EFSA), ha respinto tutte le diciture sia sulla funzione antiossidante del licopene naturale del pomodoro, sia come sostanza in grado di produrre effetti benefici sulla normale funzione cardiaca? Come sempre, la realtà è un po’ più complessa. È del tutto lecito e fisiologico che un’azienda cerchi di sfruttare commercialmente per prima una nuova scoperta scientifica: è un vantaggio competitivo. Nel caso del licopene, poi, l’interesse dell’industria alimentare è altissimo, dal momento che questo nutriente non si degrada con il calore, ma anzi la cottura ne aumenta notevolmente la concentrazione e ne facilita l’assimilazione. A titolo di esempio si calcola che la biodisponibilità del licopene contenuto in passate, succhi e salse sia quattro volte quella del pomodoro fresco: un richiamo irresistibile per i dipartimenti marketing e pubblicità delle aziende interessate. Spetta invece agli organismi di vigilanza come l’Efsa stabilire se vi siano solide basi scientifiche per considerare lecito un claim pubblicitario aziendale. Sul licopene esistono numerosissimi studi tanto a sostegno del suo potere antiossidante, quanto a sfavore. La sentenza definitiva dovrebbe arrivare dalprogetto Lycocard, uno studio multicentrico avviato nel 2006 e finanziato dall’Unione Europea. Lo studio, che coinvolge istituti di ricerca di sei Paesi europei tra cui l’Italia, mira a determinare esattamente i benefici del licopene e di altri nutrienti presenti nei pomodori sulla prevenzione e sulla cura delle malattie cardiovascolari. I risultati sono ancora parziali, e l’Efsa non ritiene visiano al momento le condizioni per avallare claim sul licopene. Dello stesso parere è la Food and Drug Administration americana, che però ammette, pur con toni molto cautelativi, un claim secondo cui limitati studi scientifici preliminari sembrano dimostrare che un adeguato consumo di pomodori o salsa di pomodoro possa ridurre il rischio di cancro alla prostata. Ma, come ricorda l’FDA, la prosecuzione della ricerca scientifica potrebbe in futuro modificare tali pareri in un senso o nell’altro. Per dirimere la questione, un’amica interpellata sul tema ha ricordato come in realtà una notissima e seguitissima rivista femminile abbia SEMPRE considerato il sesso l’unico e veroanti-age. Difficile darle torto!