Plantvoice: il microchip che legge i segnali vitali delle piante

Agricoltura tecnologica
PlantVoice ascolta la voce delle piante con un biosensore smart, aiutando agricoltori e scienziati a coltivare in modo più sostenibile e intelligente.

In un’epoca in cui l’agricoltura deve fare i conti con eventi climatici estremi, scarsità d’acqua e necessità di aumentare la produttività senza compromettere il suolo, Plantvoice propone una rivoluzione silenziosa, innovativa e di grande impatto ascoltando la voce delle piante. Un biosensore grande quanto uno stuzzicadenti, una tecnologia non invasiva e un software in cloud: così la start-up altoatesina accompagna agricoltori e scienziati verso un futuro più sostenibile, intelligente e resiliente.

Fondata nel 2023 da Matteo Beccatelli, chimico con esperienze in Italia e negli Stati Uniti, e da suo fratello Tommaso, imprenditore agricolo ed esperto in manifattura additiva, Plantvoice nasce nel cuore della campagna parmense. “Siamo cresciuti circondati dalla terra, eppure vedevamo che le tecnologie in uso erano sempre le stesse: analisi del suolo, centraline meteo, analisi dati esterni. Ci siamo chiesti, anche in virtù delle nostre esperienze: perché non provare a capire cosa succede dentro una pianta?” – racconta Matteo.

PlantVoice, il “chip sottopelle” che dà voce alle piante

PH PlantVoice

È da questa intuizione che nasce il biosensore Plantvoice, un piccolo dispositivo fitocompatibile capace di leggere in tempo reale i segnali vitali delle piante. “Lo chiamiamo innesto intelligente, perché è come se la pianta lo accogliesse come parte del suo organismo. È inserito nel fusto e misura la composizione della linfa – il ‘sangue vegetale’ – traducendo le variazioni chimiche in segnali elettrici, che poi si trasformano in indicatori visivi: come un semaforo che ci dice se la pianta è in equilibrio o sotto stress”.

Lo stato idrico, la presenza di sali minerali, eventuali sintomi di malattie o carenze: tutto può emergere da quella lettura. Il biosensore rappresenta, quindi, uno strumento molto interessante per l’agricoltore che può imparare a conoscere meglio le sue piante e ciò che accade nel campo. Il tutto senza la necessità di innestarlo in ogni fusto, come spiega Beccatelli, bastano quelli giusti. “Lavoriamo con il concetto di pianta sentinella ovvero un piccolo gruppo di esemplari rappresentativi dell’appezzamento. L’agricoltore riceve il kit e può iniziare subito a leggere i dati sul suo smartphone o tablet”.

Meno acqua, meno energia, meno sprechi

Ma cosa cambia davvero sul campo? La risposta di Plantvoice è concreta e misurabile: “Abbiamo osservato una riduzione fino al 40% dell’uso di acqua, e cali significativi anche nei fertilizzanti (-20%) e nei fitofarmaci (-10%). La differenza sta nella precisione: se sai dove e quando serve intervenire, puoi farlo in modo mirato, solo quando necessario” – ribadisce il fondatore. Il beneficio non è solo sulla coltivazione in sé: l’irrigazione, per esempio, ha un forte impatto energetico, perché richiede pompe, pozzi, elettricità. E anche la produzione dei fertilizzanti è altamente energivora. “In più – aggiunge Beccatelli – riducendo l’uso di input chimici, evitiamo l’impoverimento del suolo e tuteliamo la biodiversità. È un modo per difendere il reddito agricolo senza compromettere la salute del pianeta”.

La capacità di prevenire è uno degli aspetti più innovativi della tecnologia: “Intervenire quando un problema è appena insorto significa usare meno prodotto, evitare che si diffonda e, in alcuni casi, riuscire ad azzerarlo sul nascere”. In questo modo, dunque, si sviluppa e applica una tecnologia che permette di combattere lo spreco alimentare fin dal campo.

Una pianta sana produce frutta migliore

agricoltura del futuro con PlantVoice
PH PlantVoice

C’è però un altro effetto legato all’applicazione di Plantvoice che riguarda direttamente ciò che mangiamo: curare le coltivazioni con strumenti tecnologici e ascoltare la voce delle piante consente di preservare la qualità del cibo. “Una pianta in salute riesce a respirare meglio, cioè a funzionare al massimo delle sue possibilità durante tutta la giornata – racconta Beccatelli – e questo si traduce in una maggiore produzione di vitamine, zuccheri e principi attivi. La frutta è più ricca dal punto di vista organolettico”.

Anche il delicato tema dei residui chimici viene affrontato a monte: “Se riesci a dosare correttamente i fitofarmaci, riduci il rischio che finiscano nel prodotto. In Italia gli agricoltori sono già molto attenti, da questo punto di vista, e la normativa su pesticidi e altri principi attivi sono molto stringenti, diciamo che lavoriamo sulle finezze”. 

Plantvoice, infine, aiuta anche a ridurre lo spreco, sia in campo sia nella filiera. “Una coltivazione che rende meglio, evita che frutta esteticamente imperfetta venga scartata, o che venga destinata alla trasformazione industriale, con un valore economico minore. Meno scarti, di fatto, significa meno perdita di valore e meno pressione sull’ambiente”.

Coltivatori di dati (e di futuro)

Il percorso di Plantvoice è appena iniziato, ma la visione è ambiziosa: espansione in Europa, più varietà, nuovi sensori, sempre più intelligenti. “Stiamo raccogliendo grandi quantità di dati da più colture. L’obiettivo è passare dalla semplice segnalazione di anomalie a vere e proprie previsioni e riuscire a dire all’agricoltore come evolverà la stagione in termini di resa, qualità, rischio di stress”. Il sogno? Sensori che un domani non solo leggano, ma anche agiscano. “Un giorno potremmo avere un dispositivo che rilascia microdosi di principio attivo esattamente dove serve, quando serve. La tecnologia è al servizio della natura, non in sua sostituzione”.

Quando pensiamo al cibo che portiamo in tavola, raramente immaginiamo i dati, i sensori o l’intelligenza artificiale. Eppure, sono proprio queste tecnologie che ci stanno aiutando a rendere il nostro sistema agricolo più sano, più giusto, meno sprecone. Conoscevate già Plantvoice?

 

Immagine in evidenza di: PeopleImages.com – Yuri A/shutterstock

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