di Giuditta Lagonigro.
Pignolo -vino di lusso- lo definisce l’enologo Claudio Fabbro, riportando una citazione ritrovata su una scheda di degustazione del 1930. Dell’esistenza di tale vitigno vi sono tracce in documenti del 1300-1400.
Zona di coltivazione ed allevamento è quella vicina all’Abbazia di Rosazzo, i vigneti sono stati probabilmente selezionati dai monaci benedettini. Nel 1939 del pignolo non vi era più traccia. Soltanto nel 1978, ad opera di Walter Filipputi che ne avviò il recupero, si scoprì che del pignolo erano rimaste solo due viti, appoggiate ad un muro… Da lì ripartì Filipputi, a cui va il merito di aver riportato in terra ed in bottiglia il pignolo. Da allora, alcuni produttori, con fortune alterne, hanno impiantato viti di pignolo.
Il pignolo,ai massimi livelli di qualità è veramente un vino di lusso, un grande vino friulano che non ha nulla da invidiare ai più famosi rossi d’Italia. Il colore del pignolo va dal rosso rubino al granato, quando è invecchiato. Di grande struttura ha profumi di frutta rossa matura; è asciutto, elegante. Se ben conservato conserva intatte le sue caratteristiche anche per 10 anni.
Gli abbinamenti ideali sono con i piatti della tradizione friulana, formaggi stagionati, cacciagione.