Con il termine “friggitelli” si indicano dei peperoncini verdi tipicamente fritti in un filo d’olio. Li avrete sicuramente visti, gustati o almeno sarete stati raggiunti dalla nomea di questa gustosissima ricetta frutto della tradizione popolare… ma qual è la differenza tra friggitelli, friarelli, friarielli e“peperunciello e ciumm”?
Friggitelli o friarelli
Chiariamo subito: i friggitelli sono piccoli peperoni dolci allungati. Il nome stesso deriva da “friarello”, espressione dialettale traducibile letteralmente come “che si frigge”. Si cucinano tipicamente nell’Italia Meridionale ed in particolare in Abruzzo, Campania e Puglia. La varietà di peperoncini utilizzata è quella a sigaretta verde, chiamati anche Friarelli Meridionali. E’ evidente che entrambi i termini indicano ormai non solo il metodo di cottura ma anche l’ortaggio stesso.
Dove sta quindi il problema? Sta nell’ambiguità del nome e delle definizioni regionali e soprattutto in una “i“. Già, perché tra Friarelli e Friarielli c’è una bella differenza, soprattutto in Campania. Ma noi lettori del Giornale del Cibo non ci faremo cogliere impreparati…
La “i” che fa la differenza a napoli: friarielli
Parlando di Friarielli a Napoli ci si riferisce alle infiorescenze appena sviluppate della Cima di Rapa, tipiche campane e soprattutto dell’isola d’Ischia. Per intenderci, sono l’ingrediente fondamentale della famosissima ricetta Friarielli e Salsicce. Attenzione quindi a non confonderli con i quasi omonimi peperoncini fritti: la differenza è sostanziale e qualunque napoletano verace potrebbe non gradire la leggerezza. Le piante di questo raro ortaggio si riconoscono per lo stelo sottile simile ad una asparago. Rigorosamente seminati a spaglio e mai trapiantati, i Friarielli vengono raccolti non appena l’infiorescenza è pronta a sbocciare.
Come si cucinano?
Vanno fritti in olio con aglio, sale e peperoncino e non richiedono di essere lessati prima. Sono da cucinare senza coperchio per evitare il sapore amarognolo a fine cottura. Vengono consumati, sotto altri nomi (rapini, broccoletti, broccoli di rape, cime di rapa) anche in altre zone d’Italia. Ci può dare un buon indizio sull’origine storica di questa pianta l’origine del suo nome: friariello, deriva dal castigliano frio-grelos ovvero“broccoletti invernali”. Come suggerisce l’etimologia, non si cucinano solo in Italia ma anche in Galizia, in Portogallo ed addirittura in Cina.
Fuori da napoli: friariello o peperunciello e’ ciumm!
Ma non è finita. Sempre in Campania, ma non a Napoli, con il termine Friariello o “Peperunciello e’ ciumm”si indicano i peperoni verdi o di fiume, di 5-6 cm di lunghezza e di colore verde scuro. Si producono nella provincia di Napoli e Salerno. Vengono comunemente utilizzati in diverse ricette della tradizione napoletana, oppure fritti e preparati in salsa di pomodorini, aglio e basilico. Nel capoluogo campano sono chiamati Puparulilli o “Puparulilli d’o Sciummo (del fiume)” per distinguerli dalle omonime cime di rapa! Perché “di fiume”? Poiché il loro territorio di elezione sono le campagne acquitrinose che contornano i canali d’irrigazione delle parule (appezzamenti di terreno coltivati) napoletane. Insomma… dovunque vi troviate a scanso di equivoci vi consiglio il sempre gradito assaggio. In ogni caso la bontà è assicurata! Per iniziare provate la ricetta Puparulilli Fritti o, la gustosa variante, Friggitelli e Patate.
di Mara Briganti