La pandemia ha inasprito disuguaglianze e ingiustizie, tanto che l’ONU si è detta preoccupata rispetto al freno causato a molti degli importanti obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: ad esempio, se guardiamo al goal fame zero i numeri sono preoccupanti. Nel 2019, infatti, le persone denutrite erano 690 milioni, mentre nel 2020 il numero si stima essere aumentato di 132 milioni.
Se si considera che nel mondo, ogni secondo, 51 tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura o al macero, ovvero che ⅓ del cibo viene sprecato e che l’Europa è il secondo continente dove si spreca di più, si delinea in modo chiaro un’emergenza intollerabile, che chiama tutti all’azione.
A questo si aggiunge che lo spreco alimentare non ricade solo su povertà e fame, ma incide negativamente anche sull’ambiente, contribuendo al cambiamento climatico.
L’esigenza di un cambio di paradigma, che deve coinvolgere tutte le aree della società, con un approccio organico capace di comprendere la connessione tra spreco, povertà, alimentazione, agricoltura, ambiente e salute, è ormai un’evidenza indiscutibile, come abbiamo visto anche raccontandovi dell’Alleanza per l’Economia Circolare, composta da 17 imprese di settori diversi. Con lo stesso intento anche in Italia il nuovo governo Draghi ha istituito per la prima volta un ministero per la transizione ecologica: una proposta ambiziosa su cui sono puntati gli occhi di molti osservatori, soprattutto in un momento di crisi, in cui il nostro Paese si trova nella stretta della pandemia, ma anche di opportunità, con la presidenza del G20 e le risorse attese dal Recovery Fund.
Non si può agire a compartimenti stagni, quindi, poiché il cambiamento verso uno sviluppo sostenibile ha bisogno della collaborazione di tutti: ecco perché la famosa app anti spreco Too Good To Go ha recentemente lanciato un appello al mondo delle aziende della GDO e dell’agroalimentare italiano per promuovere un ‘‘Patto contro lo spreco alimentare”.
Per conoscere motivazioni, obiettivi e azioni dell’iniziativa, abbiamo intervistato la PR manager Italia Ilaria Ricotti, che ha contributo alla costruzione e comunicazione del Patto.
L’impatto ambientale dello spreco alimentare
Non c’è dubbio che oggi Too Good To Go sia una delle app anti spreco più popolari e apprezzate: presente in 40 città italiane, è utilizzata da circa 2 milioni e mezzo di connazionali, collaborando con più di 9.400 esercenti, tra bar, alimentari, GDO e ristoranti. Un impegno contro lo spreco alimentare che va oltre la sola app, ma si sviluppa attraverso iniziative ed azioni in 4 pilastri fondamentali: persone, aziende, scuole e politica, senza tralasciare l’attenzione alla pericolosa connessione tra spreco e riscaldamento globale. “Secondo i dati FAO, l’8% delle emissioni di gas serra deriva dallo spreco alimentare” sottolinea Ilaria Ricotti, ricordando come il cibo abbia un’impronta ambientale, legata sia alla produzione che, soprattutto, allo smaltimento, per cui lo spreco non ha solo ripercussioni sociali, ma ha anche un costo, in termini economici ed ecologici, motivo in più per ridurlo.
L’impegno nel diffondere queste interconnessioni non sempre ovvie, lavorando a campagne di sensibilizzazione e comunicazione, rappresenta uno degli aspetti caratterizzanti e, a mio avviso, più interessanti di Too Good To Go, che la distingue da altre realtà: più che una app, si pone, infatti, come un movimento, approcciando la tematica dello spreco alimentare in modo sistemico.
Un movimento di sensibilizzazione e azione basato su 4 pilastri
“L’app, infatti, è uno strumento, ma Too Good To Go è un Movimento, tanto che negli Stati Uniti e in tutti i 14 Paesi dove siamo presenti in Europa, abbiamo un dipartimento movement – conferma l’intervistata – proprio perché lavorare con aziende, supermercati e ristoranti è fondamentale, ma non sufficiente per arrivare all’obiettivo zero sprechi, se consideriamo che più della metà dello spreco alimentare si genera tra le mura domestiche (in Europa il 53% dello spreco si crea in casa). Per essere incisivi, quindi, all’interno del Movimento ci muoviamo con azioni a 360° contro lo spreco alimentare, a partire dai nostri 4 pilastri”. Come abbiamo ricordato, si tratta di:
- scuola, perché occorre sensibilizzare le nuove generazioni che sono i consumatori di domani
- persone, attraverso “la cucina degli avanzi” e le tips che Too Good To Go mette a disposizione sul proprio sito
- aziende, per portare il comparto dell’agroalimentare ad essere più consapevole del proprio impatto e di cosa può fare per ridurlo
- politica, con cui la start up danese collabora per collocare lo spreco alimentare al centro del dibattito pubblico.
Ilaria Ricotti ci spiega che la parte movement in Italia è solo all’inizio, poiché sono presenti da meno tempo, ma in alcuni Paesi dove Too Good To Go è nata da più anni, come Francia, Danimarca e Germania, si stanno facendo molti passi avanti. Ad esempio, per quanto riguarda l’istituzione di etichette alimentari consapevoli, che spieghino bene la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione, la prima delle 5 azioni del ‘‘Patto contro lo spreco alimentare’, che ci facciamo raccontare.
‘‘Patto contro lo spreco alimentare”: un’alleanza virtuosa
Nella lotta allo spreco alimentare Too Good To Go ha deciso di fare un ulteriore passo avanti per cambiare le cose, a partire dalla convinzione che sensibilizzare significa anche fare rete: così nasce il ‘‘Patto contro lo spreco alimentare’’, promosso in Italia da qualche settimana, “per dare vita a un’alleanza virtuosa con importanti stakeholders che vogliono contrastare lo spreco alimentare – spiega l’intervistata – sia attraverso azioni concrete, sia con campagne di informazione e comunicazione”.
L’iniziativa sta già attirando molte attenzioni positive, anche grazie a un testimonial d’eccezione, Neri Marcorè, e l’adesione di importanti brand, che sottoscrivendo il Patto, decidono a quali delle 5 attività aderire, assumendo un impegno concreto.
Le 5 azioni proposte da Too Good To Go per un pianeta senza sprechi sono:
- ETICHETTA CONSAPEVOLE, per spiegare in modo più chiaro e sensibilizzare il consumatore sulla corretta interpretazione dell’etichetta dei prodotti;
- AZIENDA CONSAPEVOLE, per comunicare efficacemente ai propri dipendenti l’impegno contro lo spreco alimentare dell’azienda e, allo stesso tempo, responsabilizzarli in materia;
- CONSUMATORE CONSAPEVOLE, per informare e sensibilizzare il consumatore finale sul tema dello spreco alimentare;
- SUPERMERCATO CONTRO LO SPRECO, per supportare la grande distribuzione nella lotta allo spreco alimentare all’interno del punto vendita;
- FABBRICA CONTRO LO SPRECO, per diminuire sempre più efficacemente gli sprechi alimentari dei prodotti rimasti a magazzino e altrimenti destinati ad essere smaltiti.
Etichetta consapevole
L’importanza della prima azione è più strategica di quanto si possa pensare. Già nel 2016, infatti, con l’entrata in vigore della legge Gadda si era voluto fare chiarezza non solo rispetto alla differenza tra spreco ed eccedenze, ma anche tra data di scadenza e termine minimo di conservazione (TMC): “il TMC, infatti indica che da quella data in poi il prodotto potrebbe perdere le sue proprietà organolettiche, ma non è pericoloso per la salute, per cui può essere ancora consumato”, sottolinea l’intervistata, evidenziando come, secondo l’indagine AltroConsumo del 2020, il 37% degli italiani ancora non sia informato sull’etichettatura e non conosca questa fondamentale distinzione. Ecco perché, ad esempio, Fruttagel ha deciso di adottare l’“Etichetta Consapevole” per i prodotti a marchio Almaverde Bio o La Marca del Consumatore ha aderito con “La passata di Pomodoro dei Consumatori”, su cui saranno presenti una frase distintiva, “Spesso buono oltre”, e una serie di pittogrammi che consiglieranno di “osservare, annusare, assaggiare” (prima di buttare!).
Azienda e consumatore consapevoli
Le azioni 2 e 3 si rivolgono soprattutto al consumatore e ai dipendenti delle aziende, per sensibilizzarli sulla tematica dello spreco alimentare: “in questo caso – spiega la PR manager Italia – realizzeremo dei webinar per i dipendenti delle aziende agroalimentari aderenti e forniremo dati, materiali e know how per informarli sulla tematica e per realizzare campagne di sensibilizzazione anche rivolte ai consumatori, con attività in store e azioni social”. È il caso di CIRFOOD, prima azienda della ristorazione collettiva ad aderire al Patto, che ha scelto le azioni “Azienda Consapevole” e “Consumatore Consapevole”: “per noi la lotta allo spreco alimentare è colonna portante e fondamentale per concretizzare la nostra visione di business […] ed è importante fare la nostra parte come impresa e, parallelamente, educare soci, dipendenti, clienti e studenti a una corretta educazione ambientale e a corretti stili di vita”, ha commentato a proposito Maria Elena Manzini, CSR Manager di CIRFOOD in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare.
Supermercato e Fabbrica contro lo spreco
L’azione “Supermercato contro lo spreco”, invece, “riguarda i brand della GDO, per mettere in atto best practice anti-spreco all’interno dei punti vendita” e ha già ottenuto l’adesione di importanti gruppi. Invece, “Fabbrica contro lo spreco” rappresenta la grande novità di questo “Patto di filiera”, poiché per la prima volta Too Good To Go coinvolge direttamente le fabbriche. “In questo modo vogliamo recuperare quei prodotti vicini alla data di scadenza che si trovano nei magazzini e non avrebbero i tempi tecnici per entrare nel circuito della GDO (ad esempio, yogurt in scadenza). In questi casi le aziende potranno inviare i prodotti direttamente a degli hub preposti, dove predisporremo delle ‘Magic Box XL’ da distribuire ai consumatori tramite il modello dell’app o da donare, attraverso la partnership con Croce Rossa Italiana”, spiega Ilaria Ricotti.
Con i partner che hanno già aderito le azioni previste verranno realizzate nell’arco del 2021, ma la call rimane aperta e le attività proseguiranno anche successivamente, senza dimenticare un altro aspetto molto importante del Patto, ovvero la misurazione dell’impatto delle iniziative messe in campo. “Porteremo avanti delle survey verso i consumatori per capire, ad esempio, se dopo l’introduzione della campagna ‘Etichetta consapevole’, sia migliorata la percezione delle differenti date di scadenza. In Danimarca, ad esempio, questa azione è stata promossa circa quattro anni fa con grande successo, infatti la survey lanciata dopo il primo anno ha rivelato come il 70% dei cittadini avesse compreso meglio il significato dell’etichettatura, iniziando a sprecare meno cibo”, conclude Ilaria Ricotti.
Il Giornale del Cibo continuerà con interesse a seguire l’iniziativa e a raccontarvi il suo sviluppo, che speriamo contribuisca a un vero cambio di paradigma.
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