Panino libero? Sì. Adesso che le scuole sono iniziate, la sentenza di Torino di giugno scorso passa dall’aula del tribunale alla vita reale e ottiene il suo primo banco di prova. Rigettato il reclamo presentato dal MIUR, i giudici hanno deciso di non limitare l’ordinanza alle 58 famiglie coinvolte nella battaglia legale, ma di estendere a chiunque ne faccia richiesta la possibilità di consumare a scuola il pasto portato da casa. Dove e come? Ai Comuni e agli Istituti scolastici il compito di trovare la soluzione migliore, mentre anche i genitori sono divisi fra chi intende avvalersi dell’ordinanza e chi invece non la vede di buon occhio.
Perché parliamo di un diritto?
La sentenza di Torino poggia sul concetto di diritto. Il Ministero dell’Istruzione considera il momento della refezione non una semplice pausa, ma parte integrante della giornata scolastica. Ma la mensa non è obbligatoria. E non è gratuita. Vi si accede per domanda individuale. Per questi motivi, dicono i giudici, anche chi ha scelto il tempo pieno ma non vuole usufruire della mensa deve poter lasciare i figli a scuola fino alla ripresa delle lezioni. Via libera dunque alla ‘schiscetta’.
Pasto da casa sì o no. È davvero così importante?
Ma cosa sta succedendo ora che le scuole sono iniziate? Sembra proprio che la vicenda stia portando un po’ di scompiglio. Non è ancora chiaro se il diritto al pasto da casa sia un bene o un male. Ma è davvero così importante? Del resto si tratta solo di permettere ai bambini di mangiare altrove quello che di solito consumano a casa. Che sarà mai? Ma a ben vedere la questione è importante, eccome. E per vari motivi.
È importante perché riguarda l’alimentazione dei più piccoli
Secondo i dati Istat i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso hanno raggiunto nel biennio 2014/15 una quota del 24,9%. Nel 2015 le statistiche parlano di una popolazione sopra i 18 anni in sovrappeso per il 35,3% e obesa per il 9,8%. Sono dati lontani dalle medie americane ma comunque in preoccupante aumento. Se siamo d’accordo sul fatto che l’alimentazione è uno dei fattori principali del benessere e della salute di un individuo, allora saremo d’accordo anche che educare ad una corretta alimentazione fin dalla più tenera età è una questione di primaria importanza.
Una mensa di qualità è educativa
Mangiare in modo equilibrato e consapevole fin da bambini significa non solo avere molte probabilità di essere degli adulti più sani, ma significa anche imparare a rispettare le materie prime, l’ambiente e la natura. Abbiamo già parlato in un precedente articolo di come il menù delle mense scolastiche sia studiato per essere il più completo ed equilibrato possibile. I Comuni si avvalgono di nutrizionisti e di esperti dell’alimentazione per redigere i capitolati. Tutto ciò che arriva in mensa, dalle materie prime alle attrezzature utilizzate per la preparazione e la conservazione degli alimenti, è soggetto a controlli da parte dell’Asl e, in alcuni casi, da parte degli stessi genitori riuniti in commissioni mensa. Le indicazioni del Ministero della Salute raccomandano, inoltre, una sempre maggiore attenzione verso cibi a Km 0, biologici e della tradizione. Perché dunque molti genitori arrivano a rinunciare alla mensa?
La voce dei genitori pro-mensa
La mensa può essere un’occasione di formazione ed educazione alimentare, a patto che vengano mantenuti degli standard elevati di qualità. MensAperta, una recente petizione lanciata sulla piattaforma change.org e rivolta a Miur e Comune di Torino, dà voce ad un gruppo di genitori che non vuole rinunciare al servizio di refezione scolastica. Dopo la sentenza del “panino libero” c’è chi teme rischi per la sicurezza alimentare e, inoltre, non vorrebbe sostenere i costi delle famiglie che usufruiranno delle strutture e del personale addetto pur non contribuendo al servizio. Nelle premesse, i promotori dell’appello chiedono alle istituzioni di tutelare anche i “molti che scelgono di continuare a usufruire della mensa, momento educativo fondamentale e importante conquista sociale”.
È importante perché riguarda i costi
Anche sul fronte dei costi le posizioni dei genitori si dividono. Non sembra esistere un tariffario nazionale e ogni Comune decide i prezzi e le agevolazioni sociali da applicare in base alle fasce Isee. In media per ogni bimbo il costo può aggirarsi fra i 2 e i 6 euro al giorno. Una forbice molto ampia, e non c’è da stupirsi se le richieste del “panino da casa” non prendono piede nei Comuni in cui le tariffe sono contenute, pari o addirittura inferiori a quello che costerebbe un pranzo portato da casa. Come ad esempio a Sondrio, dove si va da un minimo di 53 centesimi fino ad un massimo di 4,91 euro. La battaglia legale per il “panino libero” era nata proprio come protesta contro il caro-mensa, sfociando poi in una presa di posizione di principio. Ma si moltiplicano anche i comitati di genitori che si spendono per una riduzione delle tariffe, pur continuando a sostenere il diritto ad una mensa di qualità per i propri figli.
È importante perché riguarda le responsabilità
I giudici di Torino hanno demandando gli aspetti organizzativi alle scuole, con l’unica clausola di non creare delle situazioni di segregazione. Il pasto preparato a casa, sostengono, deve essere consumato negli stessi luoghi della mensa. Ma nei refettori la responsabilità è delle aziende che erogano il servizio; tutto deve essere rintracciabile. Come andranno dunque gestiti gli ambienti comuni? Chi deve rispondere se un bambino si sente male dopo aver mangiato? L’azienda di ristorazione? Il preside? I genitori? La questione è spinosa, tanto che alcune scuole stanno già facendo firmare un modulo che solleva dirigenti e insegnanti da qualsiasi responsabilità.
La decisione dei giudici di Torino ha innescato interessanti riflessioni da più parti, e molto se ne sta parlando in questi giorni. Continueremo ad approfondire l’argomento nelle prossime settimane, cercando di dar voce a dirigenti scolastici, nutrizionisti e genitori. Fra gli articoli già pubblicati dal Giornale del Cibo sul tema mense scolastiche segnaliamo Mense: chi decide il menù?, Se i genitori non pagano la retta. Abbiamo inoltre già parlato del “panino libero” libero qui: Alcuni risvolti della sentenza di Torino, Panino da casa: Torino dice sì.
Inoltre, per tirare le somme della questione, abbiamo analizzato gli effetti del panino da casa riportando in un’infografica i pro e contro. Clicca sull’immagine per vederla.