Giornale del cibo

Pasto da casa. A San Donà nessuna richiesta

A un più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico cominciano ad emergere i primi dati sugli effetti della sentenza di Torino riguardo al pasto da casa da consumare nelle scuole. Nel capoluogo piemontese, ad esempio, il comune fa sapere che sono oltre 3.000 i bambini che non usufruiranno più del servizio di refezione nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, circa il 10% del totale. Caso diverso nella vicina Ivrea, dove assessori e presidi si sono schierati contro il panino da casa ribadendo il valore educativo e nutrizionale del servizio di refezione scolastica. Valore evidentemente condiviso dalla maggior parte dei genitori, tanto che le richieste assommano a poche unità.

Ad una partenza dell’anno scolastico con le cattedre in larga misura ancora da riempire, si aggiunge quindi il problema della gestione del servizio di refezione misto. Ma ci sono anche scuole che non hanno ricevuto alcuna richiesta. Come ad esempio l’Istituto comprensivo “Ippolito Nievo” di San Donà di Piave, che riunisce 4 scuole elementari di cui 3 provviste di mensa. Ne abbiamo parlato con Daniela Ribon, collaboratrice del dirigente scolastico e responsabile per molti anni di un plesso scolastico.

bimbi dieta

Che effetti ha avuto la sentenza di Torino all’interno dei vostri istituti scolastici?

Non tutti i genitori usufruiscono della mensa. Già prima della sentenza c’era la possibilità di rinunciare al servizio venendo a prendere i figli a scuola e riportandoli alla ripresa delle lezioni pomeridiane. Ma per quanto riguarda il pasto da casa, al momento non abbiamo avuto alcuna richiesta.

I giudici hanno sancito il diritto di far consumare a scuola un pasto preparato a casa e ogni scuola sta decidendo per sé come gestire il servizio misto. Lei cosa ne pensa?

Sono contraria al pasto portato da casa. La mensa fa parte del percorso scolastico, è un momento di convivialità in cui bambini imparano a mangiare un po’ di tutto. L’ho potuto constatare anche con i miei figli. A casa ci sono cose che non mangerebbero mai e poi, magicamente, a scuola le assaggiano perché lo vedono fare ai compagni. Come principio educativo noi diciamo sempre ai bambini di provare, prima di dire “non mi piace”. I menù, inoltre, sono predisposti e controllati da nutrizionisti e quindi c’è un’attenzione verso una dieta completa ed equilibrata oltre ad una certa sicurezza garantita. Se un bambino comincia a portarsi il cibo da casa va a finire che mangia sempre e solo quello.

Qualcuno ha sollevato anche il problema della conservazione del pasto portato da casa e delle eventuali responsabilità…

L’azienda che eroga il servizio ha piena responsabilità sul cibo in mensa e deve rispettare severe regole per la conservazione delle pietanze. Un pasto portato da casa, invece, dove viene conservato fino al momento del consumo? Diventa un problema per la scuola, che dovrebbe provvedere a dei forni o dei frighi, cose che attualmente non ci sono. Diventerebbe un’ulteriore difficoltà e un ulteriore costo a carico di tutti. Ma anche se si risolvesse questo problema, rimane il fatto che i pasti da casa, secondo le indicazioni dell’Asl, non possono essere consumati degli spazi mensa perché ci sarebbero pericoli di contaminazione fra il cibo domestico e il cibo preparato in mensa. I bambini con il pasto da casa dovrebbero perciò mangiare in un’altra stanza creando una segregazione. Il principio sul quale è costruito il tempo pieno in questo modo viene a cadere.

In che senso la mensa fa parte del percorso scolastico?

La mensa è un momento integrato nel tempo pieno, non è avulsa dal contesto didattico ed educa a un’alimentazione e a uno stile di vita corretti. Allo stesso tempo i bambini sanno che il cibo che gli viene servito sul piatto va consumato e quindi imparano a non sprecarlo, chiedendo ad esempio che gli venga servita una dose più piccola.

Come viene gestito il servizio mensa? 

Come tutte le scuole, seguiamo le Linee guida nazionali. I menù sono personalizzabili per motivi etici o di salute. Facendo richiesta si possono avere dei pasti differenti per chi soffre di allergie, ad esempio. Il costo si aggira attorno ai 3.50 euro, ma sono previsti sconti per il secondo figlio e altre riduzioni in base al reddito, tanto che alcuni bambini non pagano.

Come viene garantita la sicurezza alimentare?

Gli addetti dell’ASL conducono delle indagini durante l’anno facendo dei prelievi e accertandosi che il servizio corrisponda a precise norme igienico-sanitarie. Inoltre noi incoraggiamo sempre i genitori a partecipare alle Commissioni mensa in modo che possano controllare di persona. Il nostro comitato genitori gira in tutte le mense del complesso, non solo nella scuola di appartenenza del figlio. Possono assaggiare il cibo, valutarne la qualità e la quantità per proporre eventualmente dei cambiamenti nel menù.

La sentenza di Torino riflette un malcontento. Secondo lei è una questione di costi?

Per i genitori delle nostre scuole il problema non è tanto quello di pagare la retta. Si tratta più che altro di avere una qualità del cibo ottima, puntare a prodotti bio e a km zero. Mense di questo tipo, attente al territorio e alle materie prime, sono ben accolte. Il costo alla fine il genitore lo paga se il cibo è di qualità.

Quali iniziative può attivare la Scuola per sostenere l’educazione alimentare?

Nelle nostre scuole è attivo da tempo un progetto che si chiama OrtInVista. I bambini seguiti da alcuni docenti si avvicinano alla cultura dell’orto sperimentando le varie fasi della produzione, dalla semina alla raccolta, fino all’esposizione al pubblico dei prodotti locali durante giornate dedicate. Hanno modo di assaggiare e apprezzare quello che loro stessi hanno contribuito a far crescere. Molto si può fare anche per collegare maggiormente la mensa al territorio, dando la possibilità ai bambini di visitare le aziende che forniscono ad esempio il formaggio o la pasta che poi mangeranno a scuola. L’educazione alimentare è molto importante ed è compito nostro fornire gli strumenti giusti per educare i bambini a mangiare bene.

A pochi giorni dalla presa di posizione contraria al pasto da casa del Sindaco di Torino Chiara Appendino (Mense scolastiche: la posizione di Chiara Appendino), il Ministro dell’Istruzione Giannini ha fatto sapere che presto si riunirà con il Ministro Lorenzin e con il neo-presidente Anci Antonio Decaro, Sindaco di Bari, per deliberare le linee guida da consegnare a scuole e Comuni. Nel frattempo la sentenza di Torino continua a dividere le voci pro e contro. Per qualche approfondimento in più sui dettagli della sentenza: La sentenza di Torino arriva nelle scuoleTorino dice sìPanino da casa: alcuni risvolti.

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