Il Papavero fiorisce da aprile a luglio. I meno giovani, soprattutto se cresciuti in alcune zone d’Italia, ricorderanno le distese di papaveri, il rosso intenso che, con i riflessi del sole diventava quasi accecante e dava la certezza dell’arrivo dell’estate. Era anche divertente staccare un petalo, soffiare un po’, gonfiarlo come un piccolissimo pallone romperlo sulla mano o sul volto, lasciando tracce di colore… Il papavero è legato ai campi di cereali; purtroppo, oggi è meno presente a causa dei diserbanti e di una maggiore cura dei campi. Nasce spontaneo anche sui bordi delle strade di campagna, per rallegrare il cammino.
Il Papaver rhoeas, della famiglia delle Papaveracee, è una pianta annuale con un fusto alto dai 30 ai 60 cm; le foglie superiori hanno un contorno triangolare, quelle inferiori sono più grandi. I frutti hanno la forma di un calice e si caratterizzano per la presenza di piccole semi neri.
Il papavero ha una grande capacità di riproduzione dei fiori, delicati e di brevissima vita, tanto da produrne, in una estate, circa quattromila.
I Romani utilizzavano i semi di papavero insieme al miele per ottenere un blando calmante. Anche Ipnos, ll dio greco del sonno, veniva rappresentato con una corona di papaveri.
Il papavero ha virtù terapeutiche (emollienti, ottimo contro la tosse) ed è un efficace calmante.
Semi e petali sono le parti più facilmente utilizzabili.
I petali, dopo essere stati staccati con delicatezza, si lasciano asciugare all’ombra e si conservano in barattoli di vetro. Serviranno per colorare sciroppi, marmellate a tessuti!
I semi hanno la più giusta collocazione in cucina, per insaporire il pane, le patate ed alcuni dolci.
Peccato che, per quanto brillante, nel linguaggio dei fiori significhi “beltà effimera”…