Il 16 giugno scorso il tribunale di Torino si è pronunciato a favore della possibilità di far portare il pranzo o un panino da casa ai figli in alternativa alla refezione scolastica. La battaglia legale era nata due anni fa, quando un gruppo di genitori torinesi si erano rivolti al TAR per protestare contro il caro-mensa. La loro istanza, bocciata prima dai giudici amministrativi e poi dal tribunale di primo grado, è stata infine accolta in appello.
Mangiare in mensa o a casa? Ora spunta la terza scelta
In tema di mense scolastiche, la legislazione prevede la possibilità di scegliere se usufruire o meno del servizio di refezione. In caso di rinuncia, spetta alla famiglia organizzarsi per prelevare i figli da scuola durante il pranzo e riaccompagnarli in tempo per le lezioni pomeridiane. La sentenza di Torino sancisce ora il diritto ad una terza scelta: i genitori possono lasciare il figlio a scuola durante l’orario mensa per fargli consumare un panino o un pasto preparato a casa.
Dal caro-mensa a nessuna mensa
A ben vedere, i termini della vicenda sembrano essersi spostati durante il percorso: se inizialmente l’obiettivo era la riduzione delle rette mensa, ciò che si è ottenuto in Corte d’appello è il riconoscimento di un diritto. Ma cosa ne è stato della protesta contro il caro-mensa e siamo sicuri che questo nuovo diritto sia un bene? La strategia giudiziaria ha funzionato, ma se l’obiettivo era quello di ridurre le tariffe e di chiedere alle istituzioni di attivare azioni verso una mensa scolastica migliore, si può propriamente parlare di una vittoria?
I vantaggi di una alimentazione sana, variegata, condivisa
La ristorazione scolastica è stata individuata come strumento prioritario per promuovere salute e educare ad una corretta alimentazione. Ne fa riferimento il documento che il Ministero della Salute ha elaborato per indirizzare enti ed operatori verso una corretta gestione dei servizi di refezione all’interno delle scuole. L’accesso ad una sana e corretta alimentazione è stato definito un diritto da organizzazioni internazionali come l’OMS e l’ONU, e l’adozione di abitudini alimentari corrette già dalla prima infanzia è considerato unanimemente un fondamento per la prevenzione di patologie cronico-degenerative in età adulta.
Il menù delle mense scolastiche è predisposto da esperti nutrizionisti e costantemente controllato e migliorato al fine di offrire, in completa sicurezza, un arricchimento del modello alimentare casalingo del bambino, offrendogli la possibilità di assumere tutti i nutrienti di cui ha bisogno e sperimentare allo stesso tempo nuovi gusti e nuove pietanze, attraverso pasti equilibrati e spesso personalizzati in base ad esigenze specifiche (come nel caso di intolleranze alimentari o per motivi etici o religiosi), in un’atmosfera di condivisione con i compagni. In questa situazione, ottenere il diritto a portarsi il pranzo da casa non rischia di trasformarsi in una rinuncia al diritto a una mensa di alta qualità a prezzi accessibili per tutti?
La mensa è parte integrante del percorso formativo
Il rischio, infatti, è che sul banco degli imputati sia finito il concetto stesso di mensa scolastica, un servizio introdotto non solo per far fronte a nuove necessità lavorative di gran parte dei genitori, ma anche e soprattutto per garantire fin dalla prima infanzia un momento di condivisione ed educazione legato al cibo, che accompagni i bambini in un percorso di conoscenza e di cultura dell’alimentazione.
Sentenza di Torino: la reazione del MIUR e delle istituzioni locali
La decisione del tribunale di Torino ha catalizzato le frustrazioni di molti genitori, che da tempo si sentono ignorati dalle istituzioni e, dopo la sentenza torinese, le richieste per il pranzo da casa si sono moltiplicate. Al fine di arginare gli effetti della sentenza, il Ministero dell’Istruzione ha chiesto in ricorso che il diritto al “panino libero” venga applicato solo a coloro che hanno vinto la causa e ad eventuali altri ricorrenti, e sulle stesse posizioni si sono allineati anche Regione Piemonte e Comune di Torino.
I termini dell’azione legale e le reazioni del MIUR, del Comune e della Regione ci aiutano a capire quali implicazioni porti con sé la sentenza di Torino in termini non solo legati all’aspetto alimentare ma anche di tipo organizzativo a carico delle scuole.
Panino da casa e sicurezza nelle scuole
Entro l’inizio del nuovo anno scolastico, scuole materne, medie ed elementari dovranno adottare misure idonee ad accogliere in sicurezza e in modo adeguato i bambini provvisti del “panino da casa”. Si pongono dei problemi logistici e di sicurezza: dove andrà consumato il pranzo al sacco? Il momento della mensa è riconosciuto come parte integrante del percorso formativo e non sarebbe opportuno creare situazioni di segregazione. Meglio dunque utilizzare gli spazi adibiti a refettorio, ma la promiscuità del cibo portato da casa e del cibo servito in mensa potrebbe sollevare problemi di sicurezza alimentare. Nel caso in cui un bambino si senta male dopo aver mangiato, ad esempio, come si potrà stabilire da dove proveniva il cibo? Chi sarà ritenuto responsabile del cibo portato da casa, la famiglia o la scuola?
Continueremo ad interessarci alla vicenda del diritto del “panino da casa” nei prossimi mesi. Chi volesse nel frattempo approfondire il tema potrebbe trovare alcuni buoni spunti nei nostri articoli La qualità delle mense dipende solo dai controlli?, Chi decide il menù?, Convincere i bambini a mangiare frutta e verdura. Per una riflessione sulla mensa scolastica intesa come conquista sociale vi invito inoltre a leggere l’articolo di Giuliano Gallini Panino libero a scuola: Torino dice sì al pasto da casa.
Inoltre, per riassumere la questione, abbiamo voluto raccogliere le informazioni e analizzare i pro e contro del panino libero in un’infografica. Clicca sull’immagine per vederla.