Il pane è uno dei prodotti più comuni e diffusi in tutto il mondo, capace di unire popoli e raccontare culture. Alimento povero e dalle mille varianti, è simbolo di convivialità e condivisione. In Italia, ogni regione ha le sue panificazioni tradizionali e le sue ricette codificate nei secoli. Alcuni tipi, poi, sono talmente caratteristici da essere diventati celebri: tutti conosciamo il pane di Altamura o di Monte Sant’Angelo, o la baguette francese.
Oggi usciamo però dai confini italiani e parliamo di una varietà di pane, forse un po’ meno nota ma altrettanto speciale: il pane di Samarcanda, un prodotto tradizionale della cultura uzbeka. La sua particolarità? La capacità di rimanere morbido per un lungo periodo di tempo. Scopriamo insieme la sua affascinante storia e cosa lo contraddistingue!
La leggenda del pane di Samarcanda: la storia del Bukhara Khan
Pronti per questo viaggio a Samarcanda? Per chi non la conoscesse, è una delle tappe principali della Via della Seta, diventata celebre in tutto il mondo per la sua bellezza mozzafiato. Si tratta di una delle più antiche città del mondo, che dal 2001 è patrimonio UNESCO. E se state canticchiando l’omonima canzone di Vecchioni, beh… come darvi torto! È però il momento di scoprire come è nato il tradizionale pane!
La leggenda narra che il Khan (ovvero il sovrano) di Bukhara, città dell’Uzbekistan e capoluogo dell’omonima regione, amasse moltissimo quel pane così speciale, tanto da ordinare a tutti i suoi fornai di riprodurlo anche alla sua corte. Sebbene tentassero in ogni modo, però, il risultato non era mai delizioso quanto l’originale: c’era sempre qualcosa che mancava.
Allora, il Khan fece chiamare uno dei più celebri panettieri di Samarcanda a Bukhara affinché potesse impastare il pane con le proprie mani, ma anche questo esperimento risultò vano. Il monarca, persuaso che il segreto risiedesse nelle materie prime locali e tradizionali, comandò di far arrivare tutti gli ingredienti necessari da Samarcanda. Tuttavia, anche questo terzo tentativo non diede i risultati sperati: sebbene avesse fatto portare l’acqua e la farina direttamente dalla sua città natale, nessuno era in grado di eguagliare il sapore di quel pane unico nel suo genere.
Il Khan chiese quindi al fornaio di Samarcanda quale potesse essere l’intoppo, e la risposta fu: “L’aria. Non è la stessa”.
Da quel momento in poi, il Khan rinunciò all’idea e il pane di Samarcanda venne sempre prodotto nella sua città d’origine e distribuito nel resto del Paese.
Le caratteristiche del pane di Samarcanda
Il pane di Samarcanda si presenta come una piccola focaccia rotonda. L’impasto, chiamato non, è spesso sui bordi e molto più basso al centro.
Per cuocerlo si utilizza il tandyr, un forno d’argilla tipico delle zone dell’Uzbekistan sin dall’antichità. Molto diverso rispetto ai forni a cui siamo abituati, il tandyr è posizionato a terra, ha la forma di un’urna ed è alimentato a carbone. Grazie alla combustione, le pareti immagazzinano il calore, per poi distribuirlo in modo lento e controllato. Il non viene quindi cotto “attaccandolo” alle pareti laterali del tandyr e rimosso con un lungo bastone una volta pronto.
Questa procedura rende la pasta lucida e liscia in superficie e, a seconda del quartiere di Samarcanda in cui questo pane viene prodotto, è possibile trovarne diverse varietà, sia nella grandezza (le pagnotte sono di diverso diametro), che nella decorazione, prevedendo semi di sesamo o perfino glasse colorate e rendendolo un prodotto prezioso, perfetto come regalo.
[elementor-template id='142071']Pochi ingredienti per un pane longevo
Gli ingredienti sono piuttosto classici: farina, acqua, sale, lievito. Dopo averli impastati per trenta minuti, il panetto andrà coperto con un canovaccio e lasciato lievitare un paio d’ore.
Ma cosa rende il pane di Samarcanda così speciale? Sicuramente la consistenza molto compatta e la crosta piuttosto spessa, che pare possano rimanere inalterati per moltissimo tempo. Per questo, la tradizione vuole che il primo boccone vada immerso brevemente nell’acqua prima di mangiarlo. La sua ricetta è tramandata da secoli, e preparata con rigore e attenzione di generazione in generazione.
Questo pane ha così tanta storia e tradizione alle sue spalle che va provato per forza, almeno una volta nella vita. Vi abbiamo incuriositi? Speriamo di sì!
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