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Orto sul balcone: la nuova frontiera oltre il km zero

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Sacco da terra con tre piantine

Chi progetta un orto domestico ha tutto l’interesse a sfruttare ogni centimetro utile di balconi e terrazze. In proporzione, con l’aumentare del numero di piante l’impegno cresce di poco. Curarne dieci o venti, più o meno, è la stessa cosa. Di contro, aumentano parecchio il raccolto, la varietà e la soddisfazione.

L’indice raccolto/spazio

Il primo modo per risparmiare spazio è scegliere piante con un indice raccolto/spazio il più possibile favorevole.

Questo parametro non è codificato, o magari esiste e non lo so, ma a mio parere è molto utile nella scelta delle coltivazioni convenienti. Specifico che per raccolto intendo la sua qualità, la quantità, il suo valore economico e il conseguente risparmio. Le aromatiche, per esempio, si accontentano di contenitori piccoli e sono generosissime di prodotti che, se acquistati, sono molto costosi. Provate a calcolare quanto costa un chilo di basilico o prezzemolo freschi, o di origano o maggiorana essiccati. Scoprirete cifre spaventose! Al contrario delle aromatiche, altre piante, come le melanzane, hanno bisogno di vasi grandi ma rimangono convenienti perché producono in abbondanza per un periodo lungo. In più, la melanzana ha anche il pregio di crescere verso l’alto senza espandersi troppo in orizzontale e occupando meno spazio. Così si comportano anche i peperoni, mentre i carciofi richiedono un vaso grande e spazio intorno perché si allargano parecchio. Il consiglio è di coltivarli solo se si dispone di un ambiente vasto a sufficienza.

Fagiolini, pomodori, piselli e cetrioli, invece, presentano il vantaggio di essere piante rampicanti e quindi di crescere «in verticale» su tutori di canne o graticci appoggiati al muro. Le fragole si accontentano di poca terra e sono pendenti, perciò possono essere piazzate su mensole, in vasi a muro o in contenitori appesi. Nell’indice raccolto/spazio rientra anche il prolungarsi della produzione. Per esempio, un cavolfiore porta a maturazione un solo «fiore» in tutto il suo ciclo vegetativo, mentre il broccolo, brassicacea affine dal punto di vista gastronomico, continua a produrre numerosi broccoletti dopo che è stato raccolto il primo: ovvia la scelta. Ripartono con nuovi esemplari dopo il primo taglio anche le cime di rapa, il cavolo portoghese da foglia, gli spinaci, le insalate da taglio, i radicchi da taglio e le bietole da taglio.

La superficie orizzontale

Il pavimento è uno spazio ovvio. Per sfruttarlo al massimo conviene preferire contenitori con le linee dritte: le fioriere rettangolari sono meno ingombranti dei vasi cilindrici o a tronco di cono. Poi converrà disporle in più file per ordine di altezza, le più grandi con le piante più alte dietro e le più piccole con le piante più basse davanti, in modo che tutti i vasi siano facilmente raggiungibili per l’annaffiatura, la pulizia e gli altri interventi necessari.

Le superfici verticali

Passando alle superfici verticali, vanno anzitutto sfruttate le eventuali ringhiere a cui potete attaccare fioriere per tutta la lunghezza. I muri diventano ottime superfici di coltivazione grazie a mensole, scaffali a scala e vasi a muro. Potete anche appoggiarci le vasche sormontate da graticci per la coltivazione dei rampicanti, i quali però possono anche essere addossati al muro in vasi provvisti di una gabbia costruita con le vostre mani. Per realizzarla infilzate quattro canne di bambù nel vaso, vicino al bordo e in punti equidistanti. Le canne devono essere alte 160 cm dal livello del terreno e vanno collegate tra loro con quattro giri di fil di ferro da giardinaggio posti ogni 40 cm, in modo da formare una gabbia con quattro livelli di appoggio orizzontali.

Nei garden center sono disponibili molti tipi di «orti verticali » modulari, un sistema di contenitori di medie dimensioni disposti uno sull’altro con un certo gusto estetico, in cui coltivare le aromatiche, insalatine da taglio, radicchi, ravanelli, valeriana e tutte le piante che si accontentano di quantità modeste di terra. Sono di terracotta, di acciaio galvanizzato o di polipropilene. Se ne avete voglia, potete costruire un originale orto verticale a costo quasi zero utilizzando le comuni bottiglie di plastica di acqua minerale da 2 litri. Scegliete quelle prismatiche senza restringimenti nel mezzo, tappatele e ritagliate su una delle facce una finestra rettangolare lunga circa 20 cm e larga quanto tutta la bottiglia. Sulla superficie opposta, con la punta arroventata di un chiodo, fate tre o quattro buchetti che serviranno per lo scolo dell’acqua. Mettete le bottiglie in posizione orizzontale, riempitele di terriccio e collegatele con staffe di fil di ferro zincato. Potete disporle come volete, ma se avrete l’accortezza di metterle una sopra l’altra vi avvantaggerete nell’annaffiatura, perché quando bagnerete la bottiglia in alto l’acqua scolerà su quella sotto. Anche per la coltivazione in bottiglia orizzontale sono consigliate le aromatiche e le verdure che necessitano di poca terra. Per coltivare piante sempre piccole ma che hanno bisogno di maggiore profondità, per esempio le carote, i ravanelli lunghi, il sedano, potete riciclare gli shopper di plastica grandi e resistenti che si comprano nei supermercati. Fate due cuciture longitudinali equidistanti dai bordi e tra loro, usando un ago grosso e spago da cucina: otterrete tre scomparti abbastanza capienti. Poi praticate qualche forellino alla base per lo scolo dell’acqua, riempite di terriccio e mettete a dimora le piantine. Infine appendete lo shopper al muro per i manici. Sullo stesso principio, si possono riconvertire in miniorto verticale le scarpiere «a tasca» e i portaoggetti in tessuto non tessuto. In questo caso non occorre praticare forellini di scolo perché il TNT è permeabile all’acqua. Interessante è anche l’orto verticale per erbe aromatiche realizzato con il pallet di legno, soprattutto perché è ampio ma poco profondo. Il procedimento è lunghetto, ma non difficile.

L’orto nel pallet

Lavate bene il pallet e scartavetratelo. Potete lasciarlo grezzo, ricoprirlo con una vernice trasparente o dipingerlo del colore che vi piace. Quando è pronto, grezzo o dipinto che sia, stendetelo sul pavimento del  terrazzo e coprite tutta la superficie superiore e tre lati con un foglio di tessuto non tessuto che fisserete al legno con una pistola sparapunti. Lasciate libero solo il lato che resterà in alto quando sarà messo in posizione verticale. Coprite ancora la parte superiore, quella che verrà a contatto con il muro, con un foglio di plastica pesante che fisserete sempre con la pistola sparapunti. Questo per evitare che la struttura trasmetta umidità alla parete. Gli altri tre lati dovranno rimanere ricoperti con il solo TNT per permettere lo scolo dell’acqua e l’aerazione delle radici. Capovolgete il pallet in modo che la parte ricoperta rimanga a contatto con il pavimento e cominciate a sistemare le piantine aromatiche nell’apertura libera dal TNT. Le piantine dovranno essere addossate una all’altra. Continuate infilandone altre negli spazi tra le assi e badando sempre che siano addossate una all’altra. Poi inserite del terriccio negli spazi tra le piante, premetelo e annaffiatelo per favorirne la compattazione. Aggiungete altro terriccio e bagnate di nuovo. Tenete il pallet in posizione orizzontale per almeno quindici giorni continuando ad annaffiare e ad aggiungere terriccio negli spazi che eventualmente si fossero formati. Durante questo periodo le piantine radicheranno trattenendo il terriccio. Infine mettete il pallet in posizione verticale e ancoratelo al muro. Su Internet si trovano facilmente video e foto che mostrano passo per passo la realizzazione dell’orto nel pallet.

La coltivazione a testa in giù

È lo sfruttamento estremo dello spazio. L’idea è Made in Usa ma anche in Italia cominciano a circolare i contenitori per la coltivazione upside-down, da appendere al soffitto o su una parete e nei quali coltivare piante che crescono a testa in giù e da irrigare dall’alto. In teoria si possono coltivare molte piante a testa in giù, ma c’è il vincolo della ridotta quantità di terra. Io ho provato con vari tipi e ho concluso che i più adatti sono i pomodori piccoli, ciliegini o datterini. Se avrete l’accortezza di concimarli, esporli al sole ed eseguire tutte le cure consigliate nella scheda del pomodoro, avrete un raccolto abbondante e prolungato. Comunque, ho avuto buoni risultati anche con i peperoncini e, incredibilmente, con una pianta di cappero. Per costruire in casa un contenitore upside-down usate una bottiglia di plastica di acqua minerale da 2 litri.

Ritagliate il fondo e approntate la struttura necessaria per appenderla a testa in giù. Potete inventare il vostro personale sistema, io ho praticato due fori, uno di fronte all’altro a due terzi dell’altezza della bottiglia, usando il solito chiodo con la punta arroventata. Attraverso i fori ho fatto passare un fil di ferro del quale ho poi unito le estremità oltre il fondo della bottiglia: in pratica ho creato un manico. Tenete la bottiglia a testa in giù con l’aiuto di un cestello portabottiglie in un posto dove l’acqua possa scorrere senza creare danni. Riempitela di terriccio ben concimato e bagnate. Aspettate che l’acqua scorra e che il terriccio si abbassi. Aggiungete altro terriccio,

bagnatelo e compattatelo ancora. Mettete la bottiglia in posizione orizzontale, chiudete il fondo con un foglietto di tessuto non tessuto fissato con il nastro adesivo e giratela a testa in su. Attraverso l’imboccatura inserite del terriccio e compattatelo spingendolo con un dito, poi praticatevi un foro con una matita e inserite nel foro una piantina a radice nuda, senza panetto di terra. Aggiungete altro terriccio per ricoprire lo spazio tra radice e bottiglia, poi bagnate. Disponete la bottiglia in posizione orizzontale e lasciatela così per una settimana. Quando dovrete bagnarla mettetela momentaneamente a testa in giù e irrigatela dall’alto attraverso lo schermo di TNT, poi aspettate che l’acqua venga assorbita e rimettetela in orizzontale. Trascorsa la settimana, rimuovete il TNT e appendete la vostra bottiglia dove volete, al soffitto o su una parete. La pianta crescerà a testa in giù e voi la annaffierete dall’alto. Se coltivate pomodori, potete anche piantare sul fondo della bottiglia (posto in alto) una piantina di basilico che si consocia perfettamente con i pomodori favorendone la crescita e migliorandone il sapore.

Le consociazioni tra piante

Coltivare più piante nello stesso vaso è la mossa più furba che potete fare per risparmiare spazio, avendo però ben chiaro che le piante interagiscono tra loro positivamente o negativamente. Ecco i possibili risultati di una buona consociazione:

Protezione. Alcune piante allontanano i parassiti dalla pianta protetta. Il porro, l’aglio e la cipolla allontanano la mosca della carota, la menta protegge i cavoli dalla cavolaia, il tagete protegge le fave dal tonchio e via proteggendo, attraverso molte combinazioni. Interessante anche l’uso delle piante esca o sacrificali. Per esempio, i nasturzi attirano irresistibilmente gli afidi che, attaccando loro, risparmiano zucchine, zucca e fagiolini. Funzionano anche da repellenti per formiche, lumache, topi e molti bruchi nocivi. Oltretutto sono fiori bellissimi e anche eduli, da aggiungere alle insalate per quel tocco di raffinatezza in più. Non resta che seminarne in quantità.

Collaborazione tra le radici. Le radici di molte piante producono sostanze capaci di influenzare in positivo lo sviluppo, la qualità e il sapore di altre piante, sia direttamente, con il passaggio della sostanza benefica da una radice all’altra, sia indirettamente tramite il miglioramento del terreno. Esempi di questo tipo di consociazione sono il sedano e il pomodoro, o lo spinacio e la patata. Nelle schede troverete le interazioni positive tra gli apparati radicali delle singole piante.

Miglioramento del terreno. Le leguminose come fava, fagiolo, pisello e cece hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico, cioè di prenderlo dall’aria e trasferirlo nel terreno. Sono quindi dei concimatori naturali dalla cui vicinanza traggono grande beneficio le piante avide di azoto.

 

Tratto dal libro di Martino Ragusa Orto e Mangiato Sperling & Kupfer, 2012

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