Giornale del cibo

OGM si o no? L’opinione della bioeticista Chiara Lalli

L’uso degli  Organismi Geneticamente Modificati (OGM) in agricoltura coinvolge scienza, politica, economia ed etica. È importante discuterne specialmente adesso che il nostro Paese sta ospitando l’Esposizione Universale Milano 2015 ‘Nutrire il Pianeta’. Lo abbiamo fatto coinvolgendo, come è giusto che sia, due personaggi di due pensieri contrapposti rispetto al mondo ogm: la giornalista e bioeticista Chiara Lalli, collaboratrice de ‘La Lettura’, ‘Internazionale’, ‘Wired’ e autrice di diversi libri tra cui l’ultimo in uscita All You Can Eat. Atlante alimentare illustrato, e il presidente di Slow Food Italia Gaetano Pascale, agronomo militante slowfoodiano dal 1997 e figlio di contadini.

In un mondo in cui purtroppo regnano sovrane ignoranza e indifferenza verso temi così importanti che ci riguardano e da cui dipendono le nostre vite, è forse il caso di prendere coscienza di cosa ci circonda e soprattutto di cosa spesso mangiamo. Anche solo leggendo criticamente un articolo, purché però ci si scrolli di dosso questa indifferenza che aleggia tra coloro che troppo spesso pensano “la cosa non mi riguarda”.

 

Chiara Lalli

 

 

 

Chiara Lalli cosa sono gli ogm?

CL: “Sono degli organismi geneticamente modificati, ovvero modificati con tecniche più precise di quelle di un tempo. L’agricoltura è una storia di manipolazione, di intervento dell’uomo sulla natura (espressioni come ‘agricoltura naturale’ non hanno alcun senso perché, appunto, l’agricoltura è stravolgimento della natura). Fanno paura, perlopiù, perché non si capisce cosa siano i geni e la parola ‘genetica’ evoca chissà quali fantasmi”.

 

Qual è il suo breve pensiero al riguardo?

CL: “Penso che le tecnologie e le biotecnologie non sono di per sé minacciose o dannose, dovrebbero essere valutate caso per caso e dovrebbero essere condannate e vietate solo in presenza di un danno e non di un sospetto irrazionale, nato dalla paura di quanto non conosciamo. Siamo diffidenti nei confronti degli OGM – cioè dalle biotecnologie agroalimentari – e siamo convinti che siano pericolosi per la salute, ma dimentichiamo che molti ‘naturalissimi’ frutti causano morte o altri effetti dannosi. L’essere naturale non è garanzia di sicurezza e l’essere OGM non è certezza di pericolosità. Dovremmo poi anche aggiungere che nelle coltivazioni ‘biologiche’ e ‘naturali’ non si può evitare del tutto l’uso di prodotti chimici”.

 

Qual è la percezione che la maggior parte della popolazione mondiale, e nello specifico italiana, ha degli ogm?

CL: “Oppressa dai pregiudizi: che diavolerie saranno e cose del genere. Nella maggior parte non sono opinioni vere e proprie, ma reazioni immediate e prive di fondamento. La conoscenza scientifica in generale, e quella genetica in particolare, è abbastanza mediocre e tutta l’iconografia contro gli OGM se ne approfitta: il cibo di Frankenstein e le fragole pesce evocano quelle paure irrazionali aggirando la condizione necessaria per parlare di qualsiasi argomento, cioè avere gli strumenti per capire di cosa stiamo discutendo”.

 

Sa darmi una stima di quanti e quali sono i prodotti gm in commercio nel nostro paese?

CL: “Gran parte dei mangimi è GM – stiamo parlando dei prodotti del comparto zootecnico – e di conseguenza molti ingredienti di quello che mangiamo sono OGM. Anche molte eccellenze Made in Italy sono ottenute usando animali nutriti con OGM. Perciò ci troviamo in una situazione surreale: non possiamo coltivarli, non possiamo produrli e non possiamo studiarli, ma li mangiamo. Spesso senza saperlo. Non è solo surreale, è anche il peggiore scenario possibile”.

 

 

 

Fanno male? Se si, a chi e a cosa?

CL: “Non ha senso rispondere in generale. Dipende. Vanno valutati caso per caso, così come facciamo con altri prodotti. In generale possiamo dire che non ci sono stati studi o ricerche in grado di dimostrare il danno della tecnica e alcuni presunti studi che dimostravano la pericolosità di un qualche prodotto GM sono stati smentiti. Anzi, essendo più controllati tendono a essere più sicuri. La ricerca, soprattutto pubblica, servirebbe anche per chiarire e rispondere in modo soddisfacente a tutte queste domande”.

 

Ogm = Multinazionali?

CL: “Questo è un altro luogo comune e non certo un argomento per condannare gli OGM: intanto pure la Coop o Slow Food sono tali. Vogliamo dire che intrinsecamente sia demoniaco essere una multinazionale? E poi la risposta giusta non è il divieto, ma – di nuovo – la ricerca pubblica e la costruzione di alternative ai monopoli”.

 

La ricerca e le biotecnologie sono importanti ma fino a che punto è giusto spingersi? E in Italia come funziona la ricerca? A che punto siamo?

CL: “La ricerca pubblica è ferma da anni perché la politica ha deciso di seguire gli umori più primitivi e meno illuminati, senza informarsi e senza alcuna volontà di innovare – nonostante gli annunci e i proclami. Fino a che punto? Il limite deve essere il danno, la pericolosità. Ma se non si ricerca come si fa a stabilirlo? Ci siamo infilati in un perfetto cul de sac: si urla che qualcosa fa male senza averne le prove e non si vuole cercarle, forse per il timore di venire definitivamente smentiti”.

 

Dal 2002 il ministero italiano dell’agricoltura ha vietato la sperimentazione in campo aperto. Cosa pensa al riguardo?

CL: “Trovo che sia una scelta irrazionale, economicamente perdente, insensata e pericolosa nel caso specifico e in generale (come modo di ragionare e di prendere decisioni). La ricerca in campo aperto sarebbe fondamentale per lo sviluppo e per la valutazione degli OGM. Non ci si può limitare agli studi in serra, perché non offrono risultati realistici”.

 

 

La loro commercializzazione risale ormai a più di 15 anni fa, da allora la promessa che gli ogm avrebbero salvato il mondo dalla fame è stata disattesa? Cosa pensa al riguardo?

CL: “La questione della scarsità del cibo è una delle questioni che gli OGM potrebbero contribuire ad affrontare, ma mica sono supereroi o divinità. Inoltre, non è che se non risolvono tutti i problemi del mondo dobbiamo vietarli, no? La povertà e la fame sono problemi enormemente complessi: ha forse senso rinunciare ad alcuni strumenti perché non sono in grado, da soli, di offrire una risposta? Credo che sarebbe utile usare tutti i mezzi, evitando di condannarne alcuni apriori e senza ragione. La promessa, poi, è stata fatta dagli avversari. Gli OGM possono contribuire, tradurre questo contributo in ‘salveremo il mondo’ non è corretto. È un classico straw man, ovvero un mezzo per deformare il tuo avversario per poi sottolinearne i difetti e il ridicolo (entrambi frutto della deformazione)”.

 

Cosa pensa delle battaglie di Slow Food contro gli ogm?

CL: “Penso che facciano i proprio interessi, e in questo non c’è niente di male. Quello che non va è che dimenticano che gli OGM stanno ovunque (dai mangimi, come dicevo, arrivano ovunque) perciò fare le campagne ‘OGM free’ è un po’ disonesto e spesso si danno informazioni sbagliate. Si potrebbe più correttamente affermare ‘preferiamo altro’ senza dire sciocchezze e fare terrorismo alimentare”.

 

Lei consuma prodotti geneticamente modificati?

CL: “Sì. Come chiunque viaggia negli Stati Uniti. E indirettamente anche qui. In qualche manifestazione a favore delle biotecnologie è stata, per esempio, offerta polenta GM. Nessuno è stato male, nessuno è morto”.


Voi cosa pensate riguardo le risposte della giornalista Chiara Lalli? Siete in linea con il suo pensiero? Vi ritenete pro o contro gli organismi geneticamente modificati (OGM)?

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