Minimalismo, anche a tavola, o meglio nei menù dei ristoranti perché, si sa, un piatto vuoto non sazia nemmeno la vista. Questo è uno dei trend che, dopo essere partito da New York ormai qualche anno fa, sta raggiungendo anche l’Italia. Si chiamano “one dish restaurant” oppure “lone dish restaurant”, si tratta di ristoranti e locali specializzati in un unico piatto dalla pasta alla carne, dalle uova fino all’avocado. I menù sono, dunque, particolarmente corti e offrono al cliente poche opzioni, ma preparate con cura e studiate nei dettagli. Il one dish restaurant è una tendenza che può essere vantaggiosa sia per i clienti che per i ristoratori. Vediamo perché e scopriamo quali sono alcuni degli esempi più riusciti!
One dish restaurant: come funzionano?
Secondo una ricerca del 2012 delle università di Stanford e della Columbia negli States, più opzioni il consumatore ha di fronte, più è per lui difficile sceglierne una ed esserne soddisfatto. Un menù meno ricco, dunque, studiato nei pochi piccoli dettagli può aumentare le chance di lasciarci soddisfatti. Ma come si è passati dalla psicologia ai ristoranti così specializzati?
Prima ancora dei menù dei cibi, sono state le liste dei vini ad accorciarsi progressivamente fino a ridursi a poche proposte, ben scelte e spesso abbinate con cura alle proposte culinarie. Inizialmente, a New York soprattutto, si è passati anche a presentare menù sempre più ridotti: da un lato, per esempio, interi locali dedicati a un comfort food come le patatine fritte ma non soltanto, dall’altro sono emersi ristoranti che proponevano abbinamenti stravaganti tra due cibi come hamburger e aragosta.
Dall’abbinamento al one dish restaurant il passo è stato breve, ma non pensiamo che si tratti di un’idea interamente mutuata dall’estero. Il mondo dello street food italiano, infatti, è costellato da esempi di locali, spesso baracchini, monotematici e di gran successo, dalle rosticcerie dove mangiare gli arancini in Sicilia alle piadine della Riviera romagnola.
Avocado, porridge, cereali e… pasta!
In giro per il mondo ormai esistono diversi esempi di one dish restaurant diventati molto famosi anche grazie al passaparola sui social. È il caso di Cereal Killer Cafè, una vera istituzione ormai lungo Brick Lane a Londra. Un locale interamente dedicato ai cereali per la colazione: ce ne sono di tutti i tipi e si possono mixare a piacimento. Un po’ quello che tanti bambini degli anni Novanta hanno provato a fare con le loro colazioni, ma che in questo caso viene proposto da mattina a sera.
Avocaderia è, invece, la scommessa di tre italiani a Brooklyn. A metà tra la trama di un film e il guizzo imprenditoriale, Francesco Brachetti, Alberto Gramigni e Alessandro Biggi hanno aperto nel 2017 questo locale in cui tutti i piatti del menù hanno l’avocado come ingrediente. Un piccolo locale take away già molto noto che nasce dall’esigenza di proporre un’alternativa salutare alla tipica pausa pranzo all’americana: perché dunque non puntare sull’avocado, trend in ascesa e ora diffuso e amato anche in Italia?
In Danimarca c’è Grod, mentre nel Regno Unito Brochan. Si tratta di due catene di ristoranti che hanno fatto fortuna puntando tutto sul porridge. Dolce oppure salato, da colazione o no, laddove questo piatto è parte della tradizione questo tipo di locali ha trovato una entusiasta risposta del pubblico.
La risposta italiana non poteva che essere dedicata alla pasta. L’hanno intuito Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese, due giovani imprenditori che sempre nel 2017 hanno aperto, a Milano, Miscusi, one dish restaurant dedicato proprio alla pasta in tutte le salse. La loro start up ha fatto passi da gigante, arrivando in pochi anni ad aprire ben otto ristoranti con la prospettiva già concreta di approdare anche all’estero nel 2020.
One dish restaurant: perché piacciono a tutti?
I vantaggi dei one dish restaurant non sono soltanto legati alla capacità, sottolineata dai ricercatori, di facilitare la scelta al cliente. Scegliere per pranzo o per cena un locale che propone pochissimi piatti porta a considerare quello uno spazio molto specializzato, capace di selezionare materia prima di qualità e di valorizzarla al massimo. Si va, dunque, a ricercare un’esperienza di livello, partendo con aspettative molto alte, ma limitate ad un filone di proposte estremamente verticalizzato.
D’altro canto, questa è una grande sfida per il ristoratore, perché proporre un menù a partire da una tipologia di prodotto è una scelta che paga, se lo chef è effettivamente capace di dare il meglio di sé, con tecnica e creatività, in quello specifico settore. Se un cliente va a pranzo da Miscusi, si aspetta di mangiare un ottimo piatto di pasta. Una porzione semplicemente buona, che magari altrove sarebbe sufficiente, qui non lo è.
Si tratta di una criticità, certo, ma lo one dish restaurant ha anche altri vantaggi per il ristoratore. Da un lato, infatti, dedicarsi ad un menù corto e con pochi ingredienti permette di scegliere locali più piccoli risparmiando, soprattutto nelle grandi città, sul canone di locazione che può fare la differenza. Dall’altro lato, piatti ben studiati e mono ingrediente si possono prestare a diventare protagonisti di fotografie e post su Instagram che, oggi soprattutto, possono trainare la popolarità di un locale attirando clienti e curiosi.
Inoltre, un menù più corto e meno ricco di ingredienti consente di ridurre anche gli sprechi delle cucine. È positivo, dunque, anche per l’ambiente, una priorità sempre più sentita anche dal consumatore che potrebbe premiare il ristorante che si impegna in questo senso.
È presto per capire se questo trend continuerà a crescere, oppure se si tratta di un’altra bolla che presto esploderà. Nel frattempo, però, la curiosità è tanta. Voi sarete curiosi di provarli oppure preferite un classico ristorante con un menù più vario?