Di oleoturismo si parla da poco, sulla scia del concetto di enoturismo, già affermato e conosciuto dagli appassionati a livello globale. In termini di promozione e valorizzazione, infatti, l’olivicoltura, e più in generale il settore dell’olio d’oliva, hanno sempre scontato un certo ritardo rispetto al mondo del vino. Ma quali sono le potenzialità oleoturistiche e come si posiziona l’Italia rispetto ad altri Paesi? E quali sono le peculiarità distintive dell’oleoturismo? Cercheremo di saperne di più, considerando dati e opportunità di sviluppo di questo recente e interessante spazio economico.
[elementor-template id='142071']Cos’è l’oleoturismo e come si sta diffondendo
Come da diversi anni avviene per le aziende vinicole, anche quelle che producono olio d’oliva sono sempre più propense a offrire una gamma di servizi legati all’ospitalità, alla divulgazione e al turismo. I frantoi, come le cantine, possono quindi diventare spazi aperti alle visite, alle degustazioni e all’acquisto diretto, utili anche per creare reddito a fronte della crisi che la produzione olearia sta affrontando. Per “oleoturismo”, infatti, si intendono tutte le attività che accompagnano alla conoscenza dell’olio d’oliva effettuate nel luogo di produzione: le visite nei siti di coltura, l’esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo, la degustazione e la commercializzazione dell’olio, anche in abbinamento ai piatti locali. Rientrano in questa lista anche le iniziative didattiche e ricreative che si svolgono dove si coltiva e si produce.
Pur essendo relativamente recente, l’oleoturismo si basa su uno dei cardini della dieta mediterranea, probabilmente il prodotto più rappresentativo. Oltre al valore salutistico, nutraceutico e gastronomico dell’olio d’oliva, i panorami e il fascino degli oliveti secolari, con la loro storia, costituiscono un importante attrattiva culturale, nonché una leva di promozione territoriale, di cui possono beneficiare anche aree interne e meno conosciute. Ecco perché l’eccellenza delle produzioni olivicole rientra a pieno titolo tra le attività turistiche locali. Per via della maggior diffusione del prodotto e di un mercato dai volumi molto superiori, finora era stato soprattutto il mondo del vino a creare un sistema di attrazione turistica basato sulle cantine: ma oggi anche i frantoi e gli oliveti stanno prendendo coscienza delle loro potenzialità.
Agevolato da recenti disposizioni normative introdotte per favorire la crescita del settore, chi opera nell’oleoturismo può proporre ai visitatori momenti di degustazione e formazione, che potranno immergersi nella cultura olivicola. Il turismo dell’olio, da alcuni anni, è entrato nel quadro legislativo nazionale, con l’approvazione della Legge di Bilancio 2020, che di fatto estende quanto previsto per l’enoturismo anche ai produttori di olio d’oliva. Inoltre, nel febbraio 2022 sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le “Linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività”.
Cosa comprende l’oleoturismo e dove si pratica
In sintesi, ecco quali attività possono essere incluse nelle proposte oleoturistiche.
- Visite guidate ai frantoi e agli uliveti, per osservare le diverse fasi di produzione dell’olio, dalla raccolta delle olive alla spremitura.
- Degustazioni di vari tipi di oli extravergine di oliva, da differenti varietà o appezzamenti di terreno, con spiegazioni sulle caratteristiche sensoriali e sui benefici per la salute.
- Corsi di cucina su come utilizzare al meglio l’olio d’oliva nella preparazione di piatti tipici della cucina locale.
- Passeggiate o trekking tra gli uliveti, accompagnate da descrizioni e racconti sulle fasi della coltivazione e della raccolta delle olive.
L’oleoturismo è diffuso nei Paesi mediterranei – Italia, Spagna e Grecia in particolare – dove la cultura dell’olio ha una lunga tradizione. In Toscana, Umbria, Puglia e Sicilia, ad esempio, molte aziende si sono attrezzate in questo senso. Anche in altri continenti questa attività è praticata, pensiamo alla California, all’Argentina e all’Australia, dove la produzione di olio d’oliva – spesso introdotta da immigrati di origine italiana – è diffusa e consolidata, grazie a condizioni ambientali favorevoli.
L’oleoturismo nel contesto economico italiano
Dal 2024 il turismo dell’olio d’oliva può avvalersi anche di un rapporto di settore dedicato e di un portale (turismodellolio.com), presentati in occasione del Concorso nazionale Ercole Olivario, tenutosi il 5 e 6 aprile a Perugia. L’obiettivo di queste iniziative è rafforzare l’oleoturismo in Italia, con la consapevolezza e le professionalità necessarie, ma anche costituire un centro studi per il controllo sul rispetto dei criteri fondamentali della buona accoglienza da parte delle aziende, condizione indispensabile per l’inserimento nella piattaforma web. Il sito, infatti, supporta e facilita la commercializzazione delle esperienze, per un pubblico sia nazionale che internazionale.
Il report 2024, curato dalla docente Roberta Garibaldi, evidenzia alcuni dati interessanti. Innanzitutto, l’Italia è seconda dopo la Spagna in termini di produzione ed esportazione di olio d’oliva, ma spicca al primo posto per consumo e importazione. Se ormai da anni la Spagna punta soprattutto sulle grandi coltivazioni intensive e offre prodotti a prezzi mediamente inferiori, l’Italia si distingue per la più importante biodiversità olivicola al mondo, con oltre 540 varietà, 42 marchi DOP e 8 marchi IGP, a fronte di 619.000 imprese olivicole e 4.319 frantoi attivi.
Secondo l’autrice, la fruizione delle esperienze di oleoturismo è ancora al di sotto rispetto ad altre offerte più affermate come quelle a tema vinicolo. Ad ogni modo, le proposte del turismo dell’olio si stanno evolvendo e diversificando, seguendo il percorso già intrapreso dalle cantine. Il settore, al momento, presenta ancora potenzialità inespresse il cui sviluppo richiede sostegno. Spesso le esperienze di degustazione sono abbinate alla visita dei luoghi e dei territori di produzione, come alla conoscenza della cultura, delle tradizioni e delle persone che li vivono. L’interesse verso l’oleoturismo, inoltre, contribuisce a diffondere la sensibilità per la tutela del paesaggio olivicolo e a far riscoprire il patrimonio di identità e tradizioni legato alla produzione olearia.
Nell’analisi effettuata da Compare the Market nel luglio 2024 risalta la crescita italiana dell’oleoturismo, che sarebbe più sviluppato rispetto agli altri Paesi competitor nel mondo, come la Spagna e la Grecia. Oltre alle iniziative private all’interno delle aziende, può contare anche su diversi eventi pubblici nazionali e locali dedicati all’olio d’oliva. In 18 delle 20 regioni italiane si produce olio, quindi quasi ovunque i turisti possono cercare e trovare esperienze di oleoturismo.
L’oleoturismo nelle regioni italiane
Ecco quali sono, da Nord a Sud, le principali regioni italiane per l’oleoturismo e cosa offrono.
- In Veneto l’oleoturismo è una realtà più di nicchia rispetto ad altre regioni italiane, ma è in crescita e offre esperienze interessanti, soprattutto nelle aree collinari, prealpine e nei pressi del Lago di Garda, dove la coltivazione dell’olivo è più diffusa. Anche qui la produzione di olio extravergine di oliva sta guadagnando sempre più attenzione, in particolare per la sua qualità e le varietà autoctone.
- Nota per l’olio delicato della cultivar Taggiasca, la Liguria può annoverare zone d’eccellenza come quelle di Imperia e Ventimiglia, mete privilegiate per gli amanti dell’olio, con possibilità di degustazioni, passeggiate tra gli uliveti e visite a frantoi storici.
- In Emilia-Romagna l’oleoturismo è un settore in corso di sviluppo, anche se meno conosciuto rispetto ad altre forme di turismo enogastronomico locale. Nonostante la regione sia più famosa per altri prodotti alimentari, l’olio extravergine di oliva ha una tradizione antica, specialmente nelle aree collinari appenniniche e nei territori che si affacciano sull’Adriatico. La varietà Nostrana di Brisighella (Ravenna), da cui si ottiene l’Olio di Brisighella DOP, è la più rappresentativa della zona: qui viene organizzata ogni anno la Sagra dell’Ulivo e dell’Olio e si offrono varie esperienze di oleoturismo: tour in frantoio, escursioni tra gli ulivi e degustazioni abbinate a prodotti locali.
- Rinomata per il suo olio extravergine di alta qualità, la Toscana può vantare zone come il Chianti e la Val d’Orcia, che offrono molte opportunità per conoscere frantoi, fare degustazioni e partecipare a corsi di cucina con l’olio d’oliva come protagonista. La combinazione di olio e vini locali attira numerosi turisti appassionati, anche dall’estero, attratti dal brand Toscana.
- Pur essendo più piccola in termini di estensione territoriale, l’Umbria è un’altra regione di pregio per la produzione di olio extravergine. Aree come Trevi (Terni), Spoleto e Assisi (Perugia) offrono esperienze di oleoturismo, con possibilità di visitare uliveti secolari e partecipare a degustazioni in frantoi artigianali. La Strada dell’Olio DOP Umbria è uno degli itinerari più famosi.
- Il Lazio, soprattutto nelle zone di Viterbo e Sabina (Rieti), è famoso per la qualità del suo olio. Queste terre di antica tradizione etrusca si sono aperte all’oleoturismo, offrendo la visita di frantoi moderni e tradizionali.
- L’Abruzzo è un’altra regione in cui l’oleoturismo sta crescendo, specialmente nelle province di Chieti e Pescara, dove è possibile accedere ai luoghi di produzione e assistere ad eventi dedicati all’olio e ai suoi usi nella cucina regionale.
- La Puglia primeggia in Italia per la produzione di olio extravergine e l’oleoturismo è spesso combinato con esperienze legate alla cultura locale e alla gastronomia mediterranea. La zona barese, il Salento e il Gargano ospitano uliveti millenari e frantoi storici, mentre le masserie sono perfette per soggiorni immersivi.
- In Calabria, la zona del Reggino e altre aree meridionali sono famose per la produzione di olio extravergine di qualità. I turisti possono partecipare a degustazioni e conoscere il processo di produzione dell’olio in contesti di antiche tradizioni contadine.
- In Sicilia la tradizione della coltivazione dell’olivo è molto antica e in diversi territori, come le province di Trapani, Siracusa e Agrigento, è possibile visitare uliveti e frantoi. I produttori siciliani puntano sempre di più sull’alta qualità e sulle varietà locali, come la Nocellara del Belice.
Conoscevate tutte le potenzialità dell’oleoturismo e le tante iniziative già avviate in questo settore?
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