Giornale del cibo

L’educazione alimentare nella ‘nuova scuola’: il modello di Reggio Emilia raccontato da Officina Educativa

 

La pandemia ha richiesto a tutta la società cambiamenti importanti in termini di comportamento e nuove abitudini. Come abbiamo visto in queste settimane occupandoci del progetto “Nutriamo la Scuola”, quest’ultima è uno degli ambiti che più ha sofferto, coinvolgendo, in particolare, i bambini, le bambine e le loro famiglie. La chiusura delle scuole, infatti, non ha rappresentato un danno soltanto dal punto di vista didattico tradizionale, ma ha comportato anche la chiusura delle mense scolastiche, uno spazio quotidiano di formazione e di accesso al cibo sano.

Come sottolineato in un’intervista da Antonella Inverno di Save the Children, la crisi causata dal Covid-19 sta facendo emergere un progressivo aumento delle famiglie in condizioni di difficoltà economico-sociale. E senza scuola per i bambini di queste famiglie viene a mancare quello che, talvolta, è l’unico pasto completo e bilanciato della giornata.

Immaginare, dunque, un rientro a scuola per settembre è fondamentale ed è uno degli obiettivi del progetto promosso da CIRFOOD insieme al servizio officina Educativa del Comune di Reggio Emilia e all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo che ha visto un primo appuntamento sperimentale nei centri estivi della città emiliana nel periodo tra il 7 e il 16 luglio scorso.

Conclusasi la “Settimana del Cibo”, abbiamo intervistato Sofia Acerbi e Grazia Crescenzo, di Officina Educativa, servizi educativi territoriali e diritto allo studio del Comune di Reggio Emilia, partner del progetto, per capire in che modo stanno operando per continuare a garantire l’educazione, anche alimentare, ai bambini delle scuole reggiane.

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Officina Educativa, vicini ai bambini anche durante il lockdown

Officina Educativa è un servizio del Comune di Reggio Emilia che si occupa di diritto all’educazione per i bambini e le bambine dai sei ai quattordici anni. Tra le attività che ha seguito in questa complessa fase c’è anche il progetto Nutriamo la Scuola e, in occasione della Settimana del Cibo, abbiamo avuto modo di incontrare Sofia Acerbi, che si occupa di progettazione educativa, e Grazia Crescenzo, che cura gli aspetti legati al diritto allo studio e alla ristorazione scolastica.

“Il periodo di lockdown”, ci raccontano, “non si è tradotto in una interruzione dei contatti e delle attività con bambini, famiglie e insegnanti, perché a distanza abbiamo investito nella relazione, proponendo momenti di incontro e di dialogo. Tra essi, anche l’iniziativa ‘A casa con gusto’, sei appuntamenti in streaming durante i quali abbiamo preparato alcuni piatti sani e bilanciati: quattro venivano dal menù della ristorazione scolastica messo a punto da CIRFOOD.” In questo modo, è stato possibile, nell’ottica del servizio officina Educativa del Comune di Reggio Emilia, non disperdere il lavoro svolto negli ultimi anni per inserire molti progetti di educazione alimentare direttamente all’interno della scuola.

“Dal nostro punto di vista”, continuano le intervistate, “il pranzo a scuola non è solo un momento di convivialità e condivisione, ma anche occasione per lavorare su temi legati al benessere e agli stili di vita sani in ottica multidisciplinare.” Alimentazione, diritti, spreco alimentare e sostenibilità sono argomenti che si possono trattare anche a tavola, con il supporto degli insegnanti e di chi si occupa della ristorazione collettiva scolastica, nel caso di Reggio Emilia la cooperativa CIRFOOD.

L’educazione alimentare a Reggio Emilia riparte dai campi gioco

Educazione alimentare nuova scuola

Proprio perché il momento del pasto e della merenda è così cruciale nel piano educativo immaginato da Officina Educativa è stato naturale prevedere, già durante l’estate, nei centri estivi, i primi spazi di sperimentazione per capire come bambini e bambine reagiscono alle nuove regole da seguire, anche durante il pranzo. Acerbi e Crescenzo ci raccontano che “gli educatori hanno coinvolto i bambini nel diventare più consapevoli del significato di queste norme, responsabilizzandoli. E ciò è stato fatto attraverso momenti di dialogo, confronto, attività e proposte di gioco.”

Rispetto al momento del pasto in particolare, le intervistate riportano che ai bambini è piaciuta l’idea di ricevere il pranzo completo in un unico vassoio, dove hanno trovato primo, secondo, contorno e pane. “Sono stati curiosi di sperimentare un ordine diverso degli alimenti, mentre sono rimasti sorpresi dall’assenza della porcellana”.

È possibile infatti che le nuove norme di somministrazione del pasto (come ci ha spiegato anche Rossella Soncini, direttrice area Emilia Ovest per CIRFOOD) prevedano l’impiego di materiali usa e getta, a cui i bambini a Reggio Emilia non sono più abituati. “In 11 delle 17 scuole a tempo pieno della città, infatti, sono attivi progetti di recupero alimentare e contro lo spreco per cui anche i bimbi sono sensibili all’argomento e hanno notato la differenza.”

Come ripartirà la scuola a Reggio Emilia?

A settembre comincerà, dunque, una “nuova scuola” che nell’ottica di Officina Educativa non deve perdere quanto di buono è stato sperimentato in questi anni. Lo sforzo è quello di conservare le buone pratiche, come gli incontri con famiglie, dietisti e biologi nutrizionisti per far assaggiare e spiegare ai genitori il cibo che i figli mangiano nella mensa scolastica. “Ci teniamo alla continuità sia perché troviamo sia importante, sia perché vuol dire anche dare un senso di ‘normalità’, seguendo alcune precauzioni e con un modo diverso di mangiare, ma proseguendo dal punto di vista di una didattica sperimentale e di ricerca, per  rendere i bambini sempre più partecipi e responsabili.”

Per raggiungere questo obiettivo, “c’è molto da costruire” commentano le intervistate, “e stiamo lavorando per trovare il modo migliore per far rientrare in serenità e sicurezza a scuola i bambini. Per quanto riguarda la ristorazione, tante cose sono state fatte, come i sopralluoghi nelle strutture scolastiche per decidere, insieme ai dirigenti, come riorganizzare gli spazi, e la sperimentazione di due modalità differenti suggeriti dalle prime linee guida ministeriali per il ritorno a scuola. Si tratta, noi crediamo, di novità che non saranno così destabilizzanti, i bambini, anzi, saranno felici di poter ritrovare il piacere di stare a tavola e ritrovare gli amici.”

Ripensare gli spazi significa anche immaginare l’impiego di luoghi inediti per la didattica: “pur riconoscendo tutte le difficoltà e le criticità del momento attuale, riteniamo che questa possa essere un’occasione per ripensare il momento della lezione in modo differente, per sperimentare delle prassi positive dello stare a scuola e del fare lezione. Un esempio è la possibilità di trasferire alcune classi in agriturismo, grazie alla disponibilità di piccole realtà vicine alle sedi scolastiche. Ma anche musei, biblioteche e altri spazi all’aperto.”

L’outdoor potrebbe, quindi, trasformarsi in una risorsa per la scuola non soltanto per i mesi estivi. “Immaginiamo che parchi e cortili possano diventare un’aula alternativa dove poter lavorare in piccoli gruppi, in sicurezza, e conducendo delle attività di esplorazione dove i bambini possano essere protagonisti dei loro apprendimenti. Un tema che si intreccia nuovamente con la centralità dell’educazione alimentare, del rafforzamento del rapporto con la natura e, più globalmente, del benessere dei bambini oggi e domani.”

 

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